MONTORFANO
|
||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Sono rimasto lontano dal "pc" per qualche giorno... per cui ho accumulato parecchio ritardo...E' pur vero, che alla relazione della breve escursione, non richiede aggiungere particolari aneddoti.... personali....
Piuttosto se avete pazienza e voglia di leggere..... ho allegato una lunga notizia storica (scannerizzata) tratta da una pubblicazione sulla Linea Cadorna nel Verbano Cusio Ossola... che riguarda questa modestissima e solitaria montagna, dal quale è tratto il toponimo
Per onore della verità, la meta odierna era un altra, sostituita in corso "d'opera" con questa, a causa dell' abbondante innevamento ancora presente sul tracciato dell'escursione prevista.... Inoltre non era mia intenzione tornare a casa , oltre le prime ore del pomeriggio... avendo in ballo gli ultimi preparativi, per la vacanza di quattro giorni a Firenze... Giancarla oggi non mi fa compagnia, non è disposta a perdere la "piega"... preparatale sabato dalla "coiffeur" e la preparazione del bagaglio è....compito suo (detto da Lei)...
L' escursione, l'ho effettuata ad anello.. Il tracciato è ben segnalato ... non si sbaglia nulla. a questo proposito, il percorso così effettuato termina a ridosso del punto dove si è posteggiato a Pratomichelaccio.
.
P.S. Dopo aver parcheggiato a Pratomichelaccio, si percorre qualche centinaio di metri a "ritroso", cioè verso Gravellona Toce, dove, sulla sinistra un cartello indicatore segnala l'inizio del sentiero.... Per il ritorno . dalla cima si torna sui propri passi fino ad un evidente bivio ben segnalato dai cartelli indicatori ........
A mio parere la "difficoltà T2", riguarda il tratto di salita fino al piazzale della polveriera, per tutto il resto la ritengo T1,......Di questo si tenga conto nel caso del percorso in senso contrario rispetto al mio.... ........Vista la quota bassa e l' ottima esposizione al sole.....la stessa, si può effettuare in tutte le stagioni ed in entrambi i sensi.....
Alcune delle foto che allego, mostrano quello che rimane delle infrastrutture , mai utilizzate...
Eugenio
Il Forte incompiuto del Montorfano
da due a quattro chilometri fra di loro e ad una distan-
za pressoché simile dal corpo centrale... ed in cui ...
i forti staccati sorgevano nei punti di maggior importan-
za tattica ... "43 era considerata valida.
I progressi dell'artiglieria, con il miglioramento delle qit-
tate, delle possibilità del tiro curvo, l'impiego delle inno-
vative "granate torpedini", spinsero i vertici militari a
realizzare opere difensive di tipo diverso, con sempre
più largo impiego di calcestruzzo, e collocate su alture,
dunque meno vulnerabili, secondo la tipologia della
"batteria corazzata" come appunto doveva essere quel-
la del Montorfano.
Dall'estate del 1911 la Sottodirezione del Genio Militare di
Novara, dipendente dalla Direzione di Torino, cominciò ad
inoltrare varie richieste di informazioni al Comune di
Mergozzo sulle risorse esistenti, effettuando poi a novem-
bre una ricognizione sul posto.
La comunicazione riservata al Comune di Mergozzo del
formale avvio dei lavori militari, con contestuale occupazio-
ne dei terreni interessati, da parte della Direzione del Genio
di Torino porta la data 1 ° maggio 1912 e infatti iniziarono a
lavorare militari del Genio ed un "Distaccamento lavoratori
Alpini" del 3° Reggimento Alpini.
I lavori in corso avevano intanto creato malumori,
aprendo una annosa controversia fra i proprietari di ter- Foto aerea del forte del Montorfano
reni al Montorfano e la Direzione del Genio militare, fatta di lettere e carte bollate e durata per un paio di decenni, riguardante
l'esproprio delle aree destinate alle costruende opere, nonché le indennità spettanti al Comune ed ai cittadini interessati.
Ancora nel dicembre 1923 il Sindaco di Mergozzo scriveva alla Sezione staccata di Novara della Direzione del Genio Militare
per sollecitare il pagamento, ma la parola fine all'annosa controversia relativa alla liquidazione delle indennità dovute
L'opera prevista sulla sommità del Montorfano, in articoli apparsi sulla stampa locale nell'autunno del 1912 veniva descritta
come <I •• .forte di terzo ordine con massicciata e batterie coperte. Questo forte domina la linea (ferroviaria) elettrica che si dipar-
te da quella del Sempione a Fondotoce e fa campo a Pallanza. Colla costruzione della linea Fondotoce-Locarno il forte domi-
nerà anche questa linea internazionale per un buon tratto di percorso. Di più l'imbocco della valle del Toce che si getta a
Fondotoce nel lago, sarà sotto il tiro delle batterie del forte .... dal monte Orfano si domiìta il corso del Toce e il ponte della nazio-
nale per Pallanza gettato sul Toce a pochi metri da Gravellona, dove passa la ferrovia Novara-Domodossola".
Mentre a Ornavasso venivano realizzati appostamenti coperti come quello detto del Castello, oppure con batteria in barbetta
come al Bara, l'opera del Montorfano si caratterizzava invece quale vero e proprio forte, che doveva essere dotato di 4 o 6
pezzi da 149A in cupole girevoli, rinforzato da una batteria esterna da 75A.
Questa fortificazione era del tipo "Rocchi", dal nome del generale Enrico Rocchi che progettò diverse di queste opere e si inse-
riva nella scelta del periodo di realizzare i c.d. "forti corazzati ridotti a difesa indipendente", di cui rimane come esempio signi-
ficativo quello di Colico, oggi divenuto museo e che costituisce l'unica opera dell'epoca ancora dotata dell'armamento origina-
le, con pezzi da 149A in cupola simili a quelli che dovevano essere montati sul forte del Montorfano.
Si trattava di batterie corazzate isolate, realizzate sfruttando il più possibile i punti ottimali di difesa che forniva l'orografia del-
l'arco alpino e delle prealpi, anche nell'intento di economizzare le risorse a disposizione per la difesa del Regno.
Seguendo le linee comuni di realizzazione di questo tipo di opere, il forte di Montorfano avrebbe dovuto essere su due piani,
largo una decina di metri e assai defilato, con copertura in calcestruzzo a prova di bomba da cui emergevano le cupole metal-
liche con le bocche da fuoco da 149A in installazioni a pozzo tipo Arrnstronq«, realizzate da questa ditta nel proprio stabilimen-
to di Pozzuoli."
Lo spessore delle cupole metalliche era di 15 centimetri e ciascun pezzo poteva ruotare di 360°, garantendo una copertura
totale dell'installazione, mentre il settore verticale di tiro per il 149A era compreso tra - 8° e + 42°.
La bocca da fuoco che doveva essere impiegata al Montorfano e denominata appunto 149A era la versione per casamatta del
149/35, rigata in acciaio al nichel lunga quasi cinque metri e mezzo e del peso di poco più di quattro tonnellate, con una gitta-
ta massima di circa 17 chilometri.
In sostanza il forte di Montorfano - se completato - avrebbe potuto battere obiettivi sino a Megolo e Vogogna verso l'Ossola e
fra Ghiffa e Oggebbio lungo la litoranea che porta al confine ticinese e a questo si sarebbe aggiunto il dispositivo delle già cita-
te batterie campali poste a supporto dell'opera principale e da schierare all'evenienza.
All'inizio della prima guerra mondiale i lavori di costruzione dell'opera del Montorfano proseguivano da circa tre anni ed era già stata
completata la camionabile di accesso, della lunghezza di 4 km e larga circa quattro metri, con una pendenza del 10%, la mulattie-
ra nel canalone al riparo da eventuale fuoco nemico nonché la casermetta situata sui primi tornanti della strada stessa.
operanti sul territorio ed esperti del servizio fotografico dell'Esercito che si avvalevano per le ricognizioni dell'allora nascente
aviazione svizzera.
Anche nei decenni successivi il Montorfano e specificata mente l'area del forte incompiuto vide la presenza di piccoli reparti mili-
tari, solitamente un distaccamento del Battaglione Alpini "Intra", che dovevano forse curare anche la manutenzione delle opere.
Dell'utilizzo effettivo da parte dei militari di tali opere anche durante il secondo conflitto mondiale se ne ha una riprova in una
testimonianza del comandante partigiano Pippo Copp045, il quale ricordava come "Contemporaneamente però, o prima ancora
dell'8 settembre, avevamo preso tutte le armi che c'erano a Montorfano in un deposito degli alpini, un vecchio {artifizio encote .
della guerra '15-18".
Conclusa la seconda guerra mondiale, senza più la presenza di reparti militari stabilmente distaccati in zona, le opere del
Montorfano sono state dismesse dal Demanio militare, andando incontro ad un progressivo degrado ed al saccheggio delle
parti asportabili.
Piuttosto se avete pazienza e voglia di leggere..... ho allegato una lunga notizia storica (scannerizzata) tratta da una pubblicazione sulla Linea Cadorna nel Verbano Cusio Ossola... che riguarda questa modestissima e solitaria montagna, dal quale è tratto il toponimo
Per onore della verità, la meta odierna era un altra, sostituita in corso "d'opera" con questa, a causa dell' abbondante innevamento ancora presente sul tracciato dell'escursione prevista.... Inoltre non era mia intenzione tornare a casa , oltre le prime ore del pomeriggio... avendo in ballo gli ultimi preparativi, per la vacanza di quattro giorni a Firenze... Giancarla oggi non mi fa compagnia, non è disposta a perdere la "piega"... preparatale sabato dalla "coiffeur" e la preparazione del bagaglio è....compito suo (detto da Lei)...
L' escursione, l'ho effettuata ad anello.. Il tracciato è ben segnalato ... non si sbaglia nulla. a questo proposito, il percorso così effettuato termina a ridosso del punto dove si è posteggiato a Pratomichelaccio.
.
P.S. Dopo aver parcheggiato a Pratomichelaccio, si percorre qualche centinaio di metri a "ritroso", cioè verso Gravellona Toce, dove, sulla sinistra un cartello indicatore segnala l'inizio del sentiero.... Per il ritorno . dalla cima si torna sui propri passi fino ad un evidente bivio ben segnalato dai cartelli indicatori ........
A mio parere la "difficoltà T2", riguarda il tratto di salita fino al piazzale della polveriera, per tutto il resto la ritengo T1,......Di questo si tenga conto nel caso del percorso in senso contrario rispetto al mio.... ........Vista la quota bassa e l' ottima esposizione al sole.....la stessa, si può effettuare in tutte le stagioni ed in entrambi i sensi.....
Alcune delle foto che allego, mostrano quello che rimane delle infrastrutture , mai utilizzate...
Eugenio
Il Forte incompiuto del Montorfano
Tra le opere fortificate più imponenti e significative esistenti nel territorio della Provincia del Verbano Cusio Ossola, spicca per impor-
tanza il forte - rimasto incompiuto e cronologicamente antecedente alla Linea Cadorna - che sorge in comune di Mergozzo nei pres-
si di quello che era denominato Alpe Prea, dotato di una strada di accesso e di opere minori di supporto e difesa.
Lo sperone roccioso del Montorfano fu infatti interessato dai lavori dei militari già nella primavera del 1912, dopo che negli anni
precedenti vi erano state una serie di ricognizioni e rilievi da parte del Regio Esercito, per individuare le posizioni ottimali in una
zona che già da molti decenni era stata presa in considerazione per realizzarvi opere difensive permanenti.
In effetti inizialmente si era ipotizzato un campo trincerato a Gravellona, in un periodo - la seconda metà dell'Ottocento - quan-
do tale tipo di struttura difensiva di fondovalle, impostata su di "opere staccate"una linea difensiva formata da numerose , distanti
tanza il forte - rimasto incompiuto e cronologicamente antecedente alla Linea Cadorna - che sorge in comune di Mergozzo nei pres-
si di quello che era denominato Alpe Prea, dotato di una strada di accesso e di opere minori di supporto e difesa.
Lo sperone roccioso del Montorfano fu infatti interessato dai lavori dei militari già nella primavera del 1912, dopo che negli anni
precedenti vi erano state una serie di ricognizioni e rilievi da parte del Regio Esercito, per individuare le posizioni ottimali in una
zona che già da molti decenni era stata presa in considerazione per realizzarvi opere difensive permanenti.
In effetti inizialmente si era ipotizzato un campo trincerato a Gravellona, in un periodo - la seconda metà dell'Ottocento - quan-
do tale tipo di struttura difensiva di fondovalle, impostata su di "opere staccate"una linea difensiva formata da numerose , distanti
da due a quattro chilometri fra di loro e ad una distan-
za pressoché simile dal corpo centrale... ed in cui ...
i forti staccati sorgevano nei punti di maggior importan-
za tattica ... "43 era considerata valida.
I progressi dell'artiglieria, con il miglioramento delle qit-
tate, delle possibilità del tiro curvo, l'impiego delle inno-
vative "granate torpedini", spinsero i vertici militari a
realizzare opere difensive di tipo diverso, con sempre
più largo impiego di calcestruzzo, e collocate su alture,
dunque meno vulnerabili, secondo la tipologia della
"batteria corazzata" come appunto doveva essere quel-
la del Montorfano.
Dall'estate del 1911 la Sottodirezione del Genio Militare di
Novara, dipendente dalla Direzione di Torino, cominciò ad
inoltrare varie richieste di informazioni al Comune di
Mergozzo sulle risorse esistenti, effettuando poi a novem-
bre una ricognizione sul posto.
La comunicazione riservata al Comune di Mergozzo del
formale avvio dei lavori militari, con contestuale occupazio-
ne dei terreni interessati, da parte della Direzione del Genio
di Torino porta la data 1 ° maggio 1912 e infatti iniziarono a
lavorare militari del Genio ed un "Distaccamento lavoratori
Alpini" del 3° Reggimento Alpini.
I lavori in corso avevano intanto creato malumori,
aprendo una annosa controversia fra i proprietari di ter- Foto aerea del forte del Montorfano
reni al Montorfano e la Direzione del Genio militare, fatta di lettere e carte bollate e durata per un paio di decenni, riguardante
l'esproprio delle aree destinate alle costruende opere, nonché le indennità spettanti al Comune ed ai cittadini interessati.
Ancora nel dicembre 1923 il Sindaco di Mergozzo scriveva alla Sezione staccata di Novara della Direzione del Genio Militare
per sollecitare il pagamento, ma la parola fine all'annosa controversia relativa alla liquidazione delle indennità dovute
L'opera prevista sulla sommità del Montorfano, in articoli apparsi sulla stampa locale nell'autunno del 1912 veniva descritta
come <I •• .forte di terzo ordine con massicciata e batterie coperte. Questo forte domina la linea (ferroviaria) elettrica che si dipar-
te da quella del Sempione a Fondotoce e fa campo a Pallanza. Colla costruzione della linea Fondotoce-Locarno il forte domi-
nerà anche questa linea internazionale per un buon tratto di percorso. Di più l'imbocco della valle del Toce che si getta a
Fondotoce nel lago, sarà sotto il tiro delle batterie del forte .... dal monte Orfano si domiìta il corso del Toce e il ponte della nazio-
nale per Pallanza gettato sul Toce a pochi metri da Gravellona, dove passa la ferrovia Novara-Domodossola".
Mentre a Ornavasso venivano realizzati appostamenti coperti come quello detto del Castello, oppure con batteria in barbetta
come al Bara, l'opera del Montorfano si caratterizzava invece quale vero e proprio forte, che doveva essere dotato di 4 o 6
pezzi da 149A in cupole girevoli, rinforzato da una batteria esterna da 75A.
Questa fortificazione era del tipo "Rocchi", dal nome del generale Enrico Rocchi che progettò diverse di queste opere e si inse-
riva nella scelta del periodo di realizzare i c.d. "forti corazzati ridotti a difesa indipendente", di cui rimane come esempio signi-
ficativo quello di Colico, oggi divenuto museo e che costituisce l'unica opera dell'epoca ancora dotata dell'armamento origina-
le, con pezzi da 149A in cupola simili a quelli che dovevano essere montati sul forte del Montorfano.
Si trattava di batterie corazzate isolate, realizzate sfruttando il più possibile i punti ottimali di difesa che forniva l'orografia del-
l'arco alpino e delle prealpi, anche nell'intento di economizzare le risorse a disposizione per la difesa del Regno.
Seguendo le linee comuni di realizzazione di questo tipo di opere, il forte di Montorfano avrebbe dovuto essere su due piani,
largo una decina di metri e assai defilato, con copertura in calcestruzzo a prova di bomba da cui emergevano le cupole metal-
liche con le bocche da fuoco da 149A in installazioni a pozzo tipo Arrnstronq«, realizzate da questa ditta nel proprio stabilimen-
to di Pozzuoli."
Lo spessore delle cupole metalliche era di 15 centimetri e ciascun pezzo poteva ruotare di 360°, garantendo una copertura
totale dell'installazione, mentre il settore verticale di tiro per il 149A era compreso tra - 8° e + 42°.
La bocca da fuoco che doveva essere impiegata al Montorfano e denominata appunto 149A era la versione per casamatta del
149/35, rigata in acciaio al nichel lunga quasi cinque metri e mezzo e del peso di poco più di quattro tonnellate, con una gitta-
ta massima di circa 17 chilometri.
In sostanza il forte di Montorfano - se completato - avrebbe potuto battere obiettivi sino a Megolo e Vogogna verso l'Ossola e
fra Ghiffa e Oggebbio lungo la litoranea che porta al confine ticinese e a questo si sarebbe aggiunto il dispositivo delle già cita-
te batterie campali poste a supporto dell'opera principale e da schierare all'evenienza.
All'inizio della prima guerra mondiale i lavori di costruzione dell'opera del Montorfano proseguivano da circa tre anni ed era già stata
completata la camionabile di accesso, della lunghezza di 4 km e larga circa quattro metri, con una pendenza del 10%, la mulattie-
ra nel canalone al riparo da eventuale fuoco nemico nonché la casermetta situata sui primi tornanti della strada stessa.
operanti sul territorio ed esperti del servizio fotografico dell'Esercito che si avvalevano per le ricognizioni dell'allora nascente
aviazione svizzera.
Anche nei decenni successivi il Montorfano e specificata mente l'area del forte incompiuto vide la presenza di piccoli reparti mili-
tari, solitamente un distaccamento del Battaglione Alpini "Intra", che dovevano forse curare anche la manutenzione delle opere.
Dell'utilizzo effettivo da parte dei militari di tali opere anche durante il secondo conflitto mondiale se ne ha una riprova in una
testimonianza del comandante partigiano Pippo Copp045, il quale ricordava come "Contemporaneamente però, o prima ancora
dell'8 settembre, avevamo preso tutte le armi che c'erano a Montorfano in un deposito degli alpini, un vecchio {artifizio encote .
della guerra '15-18".
Conclusa la seconda guerra mondiale, senza più la presenza di reparti militari stabilmente distaccati in zona, le opere del
Montorfano sono state dismesse dal Demanio militare, andando incontro ad un progressivo degrado ed al saccheggio delle
parti asportabili.
Tourengänger:
veget

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (14)