Matro (2172 m) da Semione (Valle di Blenio) - SKT
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Ricorderò il Matro più per la lunga salita che per la breve discesa; la solitudine, il silenzio, la traccia tutta da battere (e tutta su neve fresca), la fatica, la polvere, le curve, le infinite inversioni: ecco un concentrato di questa uscita. E poi l’elemento che più di ogni altro contraddistingue questi luoghi: il bosco. Magnifico, indimenticabile: vorrei non tornarci in estate per poterlo ricordare come l’ho trovato oggi. Un unico bosco, dalla partenza all’arrivo, con la breve eccezione della zona di vetta; un bosco completamente ed abbondantemente innevato, già bianco alla partenza e sempre più bianco man mano che salivo. E poi le radure, che per definizione sono piccoli intermezzi del bosco: completamente sepolte da una spessa coperta di seta bianca. Davvero una giornata da ricordare!
Parto da Scarp, frazione di Semione, dove due locals (che brutta parola, mi sembra quasi di dire “aborigeni”, anche se, tecnicamente, gli aborigeni sono solo “quelli che stanno lì ab origine”, senza nessuna connotazione negativa) con grande gentilezza mi fanno passare sulla loro proprietà per poter andare a prendere un sentiero che si riconnette con quello ufficiale 130 m più in alto. Il sentiero sbuca poi a Navone, dove, dopo solo 200 metri di portage, posso inforcare gli sci.
La via suggerita dalla guida del Gabuzzi (Rasòira – Sgiümell – Monte Püscett – Cavà – Sosto – Capanna Pian d’Alpe) mi sembra fin da subito troppo lunga e “pascolante” per cui salgo sul sentiero estivo, ben innevato, e raggiungo prima Pianezza, poi Utinàl e poi, con qualche inevitabile perdita di traccia, subito ricomposta, varco il ruscello che scende fino a Semione e sbuco a Sosto, bel gruppo di cascine posizionato subito sopra quelle di Grüpell. I due agglomerati giacciono su di una bella radura, la più estesa di questa gita che si svolge prevalentemente nel bosco.
Da Sosto è già molto ben visibile l’antenna del Matro, ma la vicinanza è solo un’illusione ottica (forse causata dalle dimensioni ciclopiche dell’antenna stessa), visto che mancano ben 600 metri di dislivello.
L’idea di andare a sinistra per poi tornare a destra e toccare così la Capanna Pian d’Alpe non mi entusiasma, così decido per una salita diretta nel bosco senza sentiero, con l’obiettivo di sbucare sulla cresta SE del Matro in un qualsiasi punto, e proseguire poi per la vetta.
Il bosco presenta buone pendenze, poi un tratto semi-pianeggiante e successivamente il pendio impenna, costringendomi a parecchie inversioni al limite. Dopo una bella radura punto leggermente a sinistra, in modo da arrivare prima sulla cresta SSE del Matro.
Guadagnata la cresta procedo in direzione della vetta; in un punto devo togliere gli sci perché con le inversioni il passaggio non si risolve: anche se si tratta di una cosa breve, mi ritrovo con la neve fino all’inguine. Rimessi gli sci, dove la cresta si fa più affilata passo sul lato della Val di Blenio. C’è un po’ di neve ventata (l’unica neve dura che troverò in tutta la giornata) ricoperta da alcuni centimetri di polvere, ma riesco ad evitare i rampanti e dopo sei ore di battaglia (rispetto alla guida ho preferito tagliare per ridurre i tempi, ma alla fine sei ore dà il Gabuzzi e sei ore ci ho impiegato io) guadagno la vetta del Matro e mi posiziono sul tetto di uno degli edifici che ne impreziosiscono la silhouette.
Visto che non c’è il due senza il tre – in tema di vette “deturpate” – dopo la Cima delle Cicogne ed il Matro cosa mi aspetterà? Forse lo Scopi? Aspettiamo a dirlo, per ora i tempi non sono maturi per una meta del genere…
Evase le pratiche di cambio di assetto non mi attardo ulteriormente: la meteo, specialmente verso Nord, non promette nulla di buono ed è già tardi: birra rinviata!
Anche in discesa evito la capanna: visto che non sono esperto della zona, preferisco seguire la traccia di salita (ben visibile, poiché molto profonda…). La polvere è tanta, le curve pure e 1000 metri immacolati di discesa non me li leva nessuno. Da Pianezza verso Navone devo stare un po’ più attento a qualche sasso affiorante, ma comunque va, e mi concedo pure il lusso di superare Navone con gli sci ai piedi.
Ai terrazzamenti sopra Scarp (~ 680 m) tolgo gli sci e mi reidrato con una bella birra. Non restano che 100 metri a piedi…
All’arrivo all’auto i gentili signori del mattino si accertano che sia andato tutto bene (e pensare che per “volare basso” avevo dichiarato loro che la mia meta sarebbe stata la Capanna: non mi sarebbe piaciuto sparare “Matro” e poi tornare senza aver mantenuto) e io rifletto su quanto poco ci voglia per riconciliarsi con il mondo: una parola gentile, un sorriso, un gesto disinteressato…
Nelle condizioni in cui io oggi ho trovato la montagna, posso ben dire che si sia trattata di una gita fantastica: ma si sa, tutto dipende sempre da vari fattori, in primis la meteo. Oggi è andata così: domani, chissà!
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