Heij Bärg (2472 m) - SKT
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Questa montagna dal nome esotico, Heij Bärg, non è altro che una delle vette che circondano Bosco/Gurin, terra walser d’elezione (da qui l’origine del nome). Ostica verso S, lungamente ostica a W (un’interminabile costiera rocciosa che si confonde con il predetto versante S) la Heij Bärg si lascia salire da N, esigendo però un seppur breve deposito sci. Volendo tralasciare l’aspetto dell’attuale scarsità di neve, nel complesso una gita entusiasmante: non troppo faticosa ma nemmeno elementare, svoltasi in una giornata dalla meteo cristallina ed “assaggiando” quasi tutte le varietà di neve possibili (se si escludono i lastroni di ghiaccio…).
Salgo, come già nella gita dell’anno scorso con meta Bann, attraverso il sentiero estivo che parte da Ferder (frazione di Bosco), che, in versione bianca, risulta abbastanza selvaggio (per esemplificare, inadatto alla discesa, almeno a mio parere).
Il doppio guado del riale non costituisce un problema: i due ponticelli, ancorché stretti e carichi di neve, si lasciano attraversare, naturalmente con circospezione. Il tratto ripido sopra il cascinino inferiore di Bann, che in estate presenta un canapone di sicurezza, lo evito sulla sinistra (per chi sale). La ripidità rimane uguale, ma noto delle chiazze d’erba che, una volta tolti gli sci, offrono una sensazione di sicurezza superiore rispetto al tratto predetto (aggiungiamo anche che, a causa della mia inguaribile “pigrizia invernale”, tutto quello che mi porta ad evitare di calzare rampanti o ramponi è sempre ben accetto).
Oltre il bivio superiore di Bann noto un gruppetto di scialpinisti che, ad una certa distanza, segue le mie tracce (peraltro solitarie fin dalla partenza…). Io non sono certo un fulmine, ma evidentemente a loro sta bene così, meglio piano ma su traccia piuttosto che veloce tracciando… Passato tutto il falsopiano di Herli (quello sotto lo Strahlbann per intenderci) con qualche affondamento (la zona è il regno dei massi, per cui qualche buco, con lo scarso innevamento attuale, è inevitabile) affronto la ripida salita rivolta a W (gelida…) che porta al colletto denominato Herli Sattel. Da qui la Heij Bärg è poco più di un cocuzzolo, seppure abbastanza ripido.
Salgo sci ai piedi finché la ripidità lo permette, poi deposito gli sci in zona sicura e riprendo la salita: i ramponi non sono necessari, visto che lo scarpone affonda quel tanto che serve per poter continuare la progressione in sicurezza, e non c’è segno di ghiaccio. Noto che il quartetto che mi seguiva si è diviso: due aspettano alla sella e due seguono le mie orme verso la cima. La salita si svolge sul versante NE per poi passare, nell’ultimo tratto, al N pieno. Qui è necessario non avvicinarsi troppo al crinale W a causa delle cornici, sotto le quali il salto è altissimo.
La vetta attuale – nevosa – è un po’ più in alto rispetto al punto in cui è posizionato l’ometto: comunque raggiungo anche quello, per completezza, anche se la mia permanenza dura solo alcuni minuti: il colletto è il luogo ideale per fare pausa, per cui riprendo subito la via del ritorno. A metà discesa incrocio i due skialper che stanno salendo, scambio due parole e successivamente mi reimpossesso degli sci. In breve sono al colletto dove faccio la conoscenza anche degli altri due, uno dei quali, Jimmy (se la memoria non mi fa difetto…), si presenta come assiduo compagno di arrampicate di Glauco Cugini. Altre due chiacchiere, poi loro si congedano, mentre io resto a godermi il sole in compagnia di una buona birra e di un po’ di cioccolato.
Per la discesa scelgo una via alternativa (da Herli in poi): né quella di salita, né quella che si raccorda alle piste, ma la via “intermedia” (più o meno: Bort, Teil, Rissuart e Schwändli), seguendo le tracce di salita del quartetto testé incontrato (una via “invernale” in tutto e per tutto, senza pericolosi guadi ma con alcuni brevi tratti moderatamente ripidi – di qui il PD+ - in cui tracce di salita senza sci fanno immaginare un ipotetico ~40° o giù di lì; l’ultimo tratto è nel bosco).
Incontro come detto molti tipi di neve: cartonata (in alto), dura portante (bella!), primaverile (per poco) e anche della bella polverella (nei tratti in ombra o con poco sole). Addirittura le ultime curve prima di giungere a Bosco sono su soffice polvere! Le piste non le tocco mai, anche se nell’ultimo tratto mi avvicino parecchio. All’arrivo nella gelida Bosco tolgo solo gli scarponi - per ragioni di guida - e mi sposto a Cerentino (al sole!!!) per completare le operazioni di s/vestizione. All’ingresso del parcheggio faccio in tempo a salutare due persone note, di cui una molto famosa nel campo del giornalismo (nonché mio concittadino…).
Bella giornata di montagna, ora aspettiamo la neve vera…!
Salita: 3 ore e 30’ (tracciando) – Discesa: 1 ora
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