Fumadiga (2010 m) - SKT
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Ancora una volta è la meteo a dettare le condizioni. Le previsioni parlavano di grigiore diffuso durante la mattinata e di schiarite nel pomeriggio: una buona occasione per passare la giornata in famiglia. Ma al risveglio le cose appaiono subito diverse dal previsto: azzurro in cielo... Tanto vale sfruttare l’inaspettata novità positiva ed inaugurare la stagione scialpinistica. Il progetto si materializza immantinente: Fumadiga, e che Fumadiga sia! Non ci sono mai salito in estiva, pur andandoci molto vicino, e questa è l’occasione buona. Per il Gridone ormai è tardi (ed in più ci sono già andato decine di volte, seppur mai in versione SKT), inoltre la lunga traversata dalla cima 2138 (la prima) fino alla vetta vera e propria (la quarta elevazione) è già lunga in estiva, figuriamoci adesso… Tanto più che arrivo a (Croce di) Cortaccio, sopra Brissago, alle 10.00, un orario nemmeno più da bancari, ma quasi da “signorine buonasera”…
Salgo sul sentiero estivo portando gli sci a mano fino a Pensevrone: non che ciò sia necessario, è solo per risparmiare un po’ le solette (che comunque solleciterò al ritorno…). Calzo gli sci e raggiungo prima Vantarone e poi l’Alpe Voièe, su un sentiero non troppo lineare, sciisticamente parlando. Qui cominciano le prime folate di vento. Il mio abbigliamento consta di: 1) maglietta termica; 2) maglia termica; 3) maglia tecnica; 4) giacca anti-vento, e qui aggiungo volentieri: 5) la giacca a vento “delle grandi occasioni”. In più, bandana e fascia copri-orecchie (entrambe), sopra le quali, a mo’ di sigillo, appongo anche il berretto. Mi rifiuto di inalberare anche la maschera “naso-bocca-gola” (stile Actarus), ma a ben vedere, non ci sarebbe stata male neppure quella.
Arrivato a quota 1730, proprio di fronte ad Avaiscia, mi rendo conto che il riale che scende a N della punta Cruit è invalicabile (forse un passaggio potrebbe essere ipotizzato perdendo quota, ma chi me lo fa fare?). Decido allora che per raggiungere la Bocchetta di Valle, l’obiettivo minimo di giornata, salirò a S del riale, aggirandone “la sorgente”, in modo da portarmi immediatamente sotto la cresta SE del Gridone in un punto compreso tra la menzionata punta Cruit e la prima cima del Gridone stesso, quella di quota 2138. Salgo su un pendio non stracarico, ma comunque “bello pieno” e più o meno sotto la verticale della punta Cruit, un centinaio di metri sotto di essa, non appena il vallone del riale di cui sopra si esaurisce in un piccolo avvallamento, lo valico, con visibilità molto ridotta.
Mi aspetta un traverso non breve, con un pochino di discesa. La bufera infuria, le lenti degli occhiali sono cosparse di goccioline sia all’esterno che all’interno, ma ormai la Bocchetta di Valle è lì alla mia portata, per cui ignoro la resilienza delle condizioni meteo e proseguo. Alla Bocchetta di Valle vengo investito dal soffio ingente di Eolo, che dalle Centovalli decide di emettere un afflato da par suo.
La vetta della Fumadiga è lì vicina, non sia mai che ci si debba arrendere a pochi passi dalla vetta (ormai il vento non mi ha ancora buttato a terra, lo dovrà fare proprio negli ultimi metri???).
Salgo quindi, trovando la prima neve dura di giornata (il vento deve aver spirato a lungo da quelle parti…). Arrivato a quella che sembra la cima, mi accorgo che c’è ancora una piccola crestina da valicare, non più larga di uno (1) sci (“la stretta cresta”, secondo la guida del CAS), con evidente esposizione sia a destra che a sinistra. Quella ventina di metri critici la percorro, passo dopo passo, con massima circospezione, uno sci dopo l’altro e saggiando la tenuta della cresta nevosa. Verso destra l’abisso rimane; a sinistra, invece, il pendio dopo un po’ si riapre e così guadagno la quanto mai sudata vetta della Fumadiga.
L’ometto di vetta è qualche metro sotto di me in direzione della Cresta dei Lenzuoli. Va bene, sono più in alto dell’ometto di vetta e date le condizioni proibitive lascio perdere l’ormai classico brindisi di vetta (oltretutto dovrei brindare tra me e me, stucchevolmente) e mi preparo a ri-valicare la cresta nevosa. Il ritorno è più agevole dell’andata e, sempre con le pelli sotto i legni, rientro in Bocchetta, pronto a ripercorrere il traverso dell’andata. Riguadagnato quota, arrivo di nuovo verso i 2000 m, sotto i Cruit, dove si materializza “il magico momento di spellare”. La zona è un po’ più riparata rispetto alla bocchetta, ma comunque l’impresa si rivela ardua a causa del vento… alla fine le pelli finiscono nello zaino come in ogni buona scialpinistica che si rispetti, ed io sono pronto ad affrontare la prima discesa della stagione.
La discesa non è di quelle “storiche”: all’inizio sono un po’ legato, poi qualche bella curva su polvere e poi l’angusto sentiero, ricco di ontani, non permette che poche variazioni sul tema. Più in basso la neve è più pesante e qualche grattata va messa in conto. In un modo o nell’altro riguadagno Pensevrone, e poco sotto “mi gusto” un po’ di portage (giusto per non farsi mancare niente e “dare un indirizzo classico” alla stagione futura…). Come che sia, questa Fumadiga, oggi, ha richiesto un grande impegno, per cui sono più che contento di aver aperto la stagione skialp in questo modo. La birra di vetta, riportata fino al punto di partenza, suggella il tramonto sopra Cannobio tinto di rosa. Per i prossimi giorni, per chi può andare in montagna, è previsto bel tempo…
Nota tecnica: sia l’itinerario 725a per il Gridone (da Cortaccio alla quota 2138) sia l’itinerario 726 della Guida scialpinistica del CAS per la Fumadiga (da Mergugno) riportano come difficoltà AD-. Sia perché Gabuzzi e Cavallero ne sanno sicuramente più di me, sia per le condizioni odierne, non mi discosto da quanto da loro espresso, cioè AD- (potrebbe andare bene anche un PD+, ma, come detto, preferisco conformarmi a chi ha l’autorità e le conoscenze per compilare una guida pubblicata sotto l’egida del CAS).

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