Cima di Gana Bianca
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Colpito dall'entusiastica descrizione del Brenna e dalle positive relazioni presenti su Hikr, decido di andare a dare un'occhiata alla Cima di Gana Bianca. Le previsioni danno bello con possibilità di temporali serali. Siamo in tre oggi: con me ci sono Monica e Francesca.
Raggiungiamo il parcheggio di Foppa dopo aver risalito la lunghissima val Malvaglia, camminiamo in discesa per un quarto d'ora in direzione dell'Alpe della Bolla e quando la raggiungiamo le previsioni meteo vengono palesemente smentite: piove! Ci ripariamo sotto la gronda di una baita ed aspettiamo fiduciosi che lo scroscio passi, le nuvole si muovono velocemente e da Sud avanzano ampi sprazzi di cielo azzurro.
Nel giro di una decina di minuti la pioggia cessa e riappare il sole, riprendiamo a camminare, in leggera salita raggiungiamo un ponticello in legno, lo attraversiamo e costeggiamo il torrente fino ad un bivio, consultiamo la cartina e decidiamo di raggiungere la Capanna Quarnei passando per l'Alpe di Prato Rotondo. Il sentiero sale ripido nel bosco offrendoci dei begli scorci sulle cime circostanti, a tratti il percorso è magnificamente gradinato, eccoci ad Urbell, bel nucleo di baite in posizione molto panoramica, come il nome fa intendere,
In un attimo siamo alla capanna, le giriamo attorno apprezzandone l'architettura, breve sosta e scendiamo all'Alpe di Quarnei dove troviamo una piccola mandria di cavalli desiderosi di coccole ad attenderci, dopo averli accarezzati riprendiamo a salire in direzione del lago dei Corti, situato poco sopra. Il laghetto è in fase di prosciugamento ma nell'acqua residua nuotano centinaia di girini.
Il sentiero prosegue segnato in bianco - rosso mentre una traccia si alza in direzione Ovest. Con il senno di poi la traccia ci avrebbe portato a trovare i segnavia blu che conducono alla Cima di Gana Bianca ma noi proseguiamo invece lungo il sentiero che porta, con lievi saliscendi, all'Alpe di Sceru. Sempre con il senno di poi direi che la scelta è stata azeccata: a leggere le relazioni presenti su Hikr ci siamo evitati una salita terribile su pietraie instabili di sassi piccoli ed infidi. Noi invece abbiamo proseguito sul sentiero fin quasi al confine fra le pietre chiare della Cima di Gana Bianca e quelle rossastre della Cima di Gana Rossa, da qui siamo saliti diritti puntando alla sella a Sud della nostra cima, di ometti e segnavia neppure l'ombra in compenso siamo riusciti a salire, più o meno per la massima pendenza, sfruttando diverse chiazze verdi, qualche nevaietto residuo e delle vene di pietre di grandi dimensioni ma sostanzialmente stabili.
Poco prima delle due siamo sulla cresta, non si vede un accidente: le nuvole avvolgono la cima, decidiamo di salire comunque, c'è qualche piccolo saliscendi, le roccie non sono proprio il massimo in fatto di stabilità, Francesca decide di fermarsi anche se, a dar retta alla logica ed all'altimetro, mancano solo una decina di metri alla vetta. Raggiungiamo un ometto, nella nebbia più totale, mi guardo in giro ma della croce con relativa gamella e libro di vetta non trovo traccia, d'altronde questo sembra il punto culminante: tutt'intorno ci sono solo pendii, molto ripidi, in discesa. Vabbè considerato che non si vede ad un palmo dal naso, che fa un bel freschino e che Francesca ci sta aspettando poco sotto, decidiamo di non proseguire ulteriormente nella ricerca della croce di vetta e torniamo sui nostri passi, poco sotto una folata di vento ci fa intravedere per un attimo la cresta di collegamento con il Toroi, del fondovalle della Val di Blenio però non c'è la minima traccia.
Ritrovata Francesca ritorniamo alla sella e riprendiamo la discesa lungo il versante Est, se la salita, tutto sommato, non è stata male la discesa è un vero tormento: vediamo lontanissimo il sentiero che porta all'Alpe di Sceru, sembra non avvicinarsi mai, seguiamo pressapoco la via seguita in salita cercando di sfruttare al massimo le chiazze erbose, poi ci spostiamo progressivamente verso destra, finalmente scorgiamo il paletto bianco con le striscie rosse del sentiero, sono circa le 15,30. Ci fermiamo per dare fondo alle cibarie, facciamo rifornimento d'acqua ad una vicina cascatella e quindi riprendiamo il sentiero, il sole è riapparso e ci gustiamo rilassati questo scorcio di fine gita. Prima e nei pressi dell'Alpe incontriamo delle capre e quindi delle pecore,nei pressi di una grande baita troviamo un cartello con numerose indicazioni, nessuna però indica nè Foppa nè Cusiè, studiamo la cartina e ci dirigiamo quindi per Cunicc, sotto Sceru, da cui passa il sentiero per Foppa.
Un ultimo sforzo ed eccoci all'auto. Ora non ci restano che i tortuosi e stretti 18 Km di strada per Malvaglia.
Bella gita purtroppo non coronata dal tanto celebrato panorama.
Non avere seguito il percorso usuale ci ha, forse, risparmiato un po' di fatica.
Comunque il solo giro ad anello Foppe - Alpe di Prato Rotondo - Quarnei - Laghetto dei Corti - Sceru - Foppe vale la gita: il paesaggio è stupendo e la fioritura impagabile.
Peccato solo che i mirtilli non fossero ancora maturi.
Raggiungiamo il parcheggio di Foppa dopo aver risalito la lunghissima val Malvaglia, camminiamo in discesa per un quarto d'ora in direzione dell'Alpe della Bolla e quando la raggiungiamo le previsioni meteo vengono palesemente smentite: piove! Ci ripariamo sotto la gronda di una baita ed aspettiamo fiduciosi che lo scroscio passi, le nuvole si muovono velocemente e da Sud avanzano ampi sprazzi di cielo azzurro.
Nel giro di una decina di minuti la pioggia cessa e riappare il sole, riprendiamo a camminare, in leggera salita raggiungiamo un ponticello in legno, lo attraversiamo e costeggiamo il torrente fino ad un bivio, consultiamo la cartina e decidiamo di raggiungere la Capanna Quarnei passando per l'Alpe di Prato Rotondo. Il sentiero sale ripido nel bosco offrendoci dei begli scorci sulle cime circostanti, a tratti il percorso è magnificamente gradinato, eccoci ad Urbell, bel nucleo di baite in posizione molto panoramica, come il nome fa intendere,
In un attimo siamo alla capanna, le giriamo attorno apprezzandone l'architettura, breve sosta e scendiamo all'Alpe di Quarnei dove troviamo una piccola mandria di cavalli desiderosi di coccole ad attenderci, dopo averli accarezzati riprendiamo a salire in direzione del lago dei Corti, situato poco sopra. Il laghetto è in fase di prosciugamento ma nell'acqua residua nuotano centinaia di girini.
Il sentiero prosegue segnato in bianco - rosso mentre una traccia si alza in direzione Ovest. Con il senno di poi la traccia ci avrebbe portato a trovare i segnavia blu che conducono alla Cima di Gana Bianca ma noi proseguiamo invece lungo il sentiero che porta, con lievi saliscendi, all'Alpe di Sceru. Sempre con il senno di poi direi che la scelta è stata azeccata: a leggere le relazioni presenti su Hikr ci siamo evitati una salita terribile su pietraie instabili di sassi piccoli ed infidi. Noi invece abbiamo proseguito sul sentiero fin quasi al confine fra le pietre chiare della Cima di Gana Bianca e quelle rossastre della Cima di Gana Rossa, da qui siamo saliti diritti puntando alla sella a Sud della nostra cima, di ometti e segnavia neppure l'ombra in compenso siamo riusciti a salire, più o meno per la massima pendenza, sfruttando diverse chiazze verdi, qualche nevaietto residuo e delle vene di pietre di grandi dimensioni ma sostanzialmente stabili.
Poco prima delle due siamo sulla cresta, non si vede un accidente: le nuvole avvolgono la cima, decidiamo di salire comunque, c'è qualche piccolo saliscendi, le roccie non sono proprio il massimo in fatto di stabilità, Francesca decide di fermarsi anche se, a dar retta alla logica ed all'altimetro, mancano solo una decina di metri alla vetta. Raggiungiamo un ometto, nella nebbia più totale, mi guardo in giro ma della croce con relativa gamella e libro di vetta non trovo traccia, d'altronde questo sembra il punto culminante: tutt'intorno ci sono solo pendii, molto ripidi, in discesa. Vabbè considerato che non si vede ad un palmo dal naso, che fa un bel freschino e che Francesca ci sta aspettando poco sotto, decidiamo di non proseguire ulteriormente nella ricerca della croce di vetta e torniamo sui nostri passi, poco sotto una folata di vento ci fa intravedere per un attimo la cresta di collegamento con il Toroi, del fondovalle della Val di Blenio però non c'è la minima traccia.
Ritrovata Francesca ritorniamo alla sella e riprendiamo la discesa lungo il versante Est, se la salita, tutto sommato, non è stata male la discesa è un vero tormento: vediamo lontanissimo il sentiero che porta all'Alpe di Sceru, sembra non avvicinarsi mai, seguiamo pressapoco la via seguita in salita cercando di sfruttare al massimo le chiazze erbose, poi ci spostiamo progressivamente verso destra, finalmente scorgiamo il paletto bianco con le striscie rosse del sentiero, sono circa le 15,30. Ci fermiamo per dare fondo alle cibarie, facciamo rifornimento d'acqua ad una vicina cascatella e quindi riprendiamo il sentiero, il sole è riapparso e ci gustiamo rilassati questo scorcio di fine gita. Prima e nei pressi dell'Alpe incontriamo delle capre e quindi delle pecore,nei pressi di una grande baita troviamo un cartello con numerose indicazioni, nessuna però indica nè Foppa nè Cusiè, studiamo la cartina e ci dirigiamo quindi per Cunicc, sotto Sceru, da cui passa il sentiero per Foppa.
Un ultimo sforzo ed eccoci all'auto. Ora non ci restano che i tortuosi e stretti 18 Km di strada per Malvaglia.
Bella gita purtroppo non coronata dal tanto celebrato panorama.
Non avere seguito il percorso usuale ci ha, forse, risparmiato un po' di fatica.
Comunque il solo giro ad anello Foppe - Alpe di Prato Rotondo - Quarnei - Laghetto dei Corti - Sceru - Foppe vale la gita: il paesaggio è stupendo e la fioritura impagabile.
Peccato solo che i mirtilli non fossero ancora maturi.
Tourengänger:
paoloski

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Kommentare (3)