Monte Barone m.2044: la vetta più panoramica del biellese!
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Vista da Alberto: Decido di fare un escursione di un solo giorno al posto di pernottare e la scelgo semplicemente,guardando la carta stradale del Touring,scegliendo la zona del biellese che non ho mai frequentato. La carta,nonostante la scala elevata (1:225.000) riporta i nomi ben evidenziati delle cime importanti e fra queste,il Monte Barone.
Nonostante l'aver subito varie escoriazioni causate da un giovane automobilista,decido di provare ugualmente: a parte la botta subita dall'avambraccio nella caduta,il problema era il ginocchio.
Alla sera mi telefona Gabriele raccontandomi della bella gita trascorsa,scelta al posto,guarda caso,del Monte Barone chiedendomi cosa avevo in mente di fare per domenica perché lui sarebbe andato in Val d'Otro (almeno lì non si perde neppure se volesse he he he): rispondo che volevo provare a salire al Monte Barone.....sfiga vuole accetta.....ma non rifiuta mai nulla! Pensavo che era abbastanza provato per la precedente escursione e invece.....,averlo saputo così insofferente,gli avrei propinato il monte Bolettone,magari avrebbe rifiutato dato il poco dislivello he he he!
Alle 6,20 ritrovo a Gallarate: l'inizio del viaggio è sul lento.....una carrozza trainata da un mulo sarebbe andata più veloce ha ha ha.....autostrada a 3 corsie.....e pigia sull'acceleratore....altrimenti arriviamo tra una settimana!!!!!.....Gabri,chiacchera.....+ chiacchera + rallenta.....con l'auto ovviamente.....comunque dopo aver capito ecco che comincia a condurre con la doverosa velocità (altrimenti conviene prendere le strade di campagna he he he) e usciti a Romagnano Sesia accende il "baracchino" che da le indicazioni stradali (io seguo i cartelli....sarà per mancanza di fiducia) immettendoci su una strada nuova dove Gabri si allarma. Gli spiego,che di tanto in tanto può succedere che costruiscano strade nuove.....e il "baracchino" se aggiornato te la indica!
Comunque,senza sbagliare e seguendo le ben definite indicazioni stradali,si perviene alla località di partenza alle 7,30: alle 7,45 ci si incammina su un breve tratto di sterrata,poi si prende il sentiero G1 che sale ripido passando vicino ad una baita,superatala si va a prende la mulattiera ufficiale che proviene da destra. La si percorre attraversando radi boschi di aghifoglie e la panoramicità del tracciato è veramente notevole,pervenendo al rifugio Ciota delle guardie forestali (dal lato opposto vi è un locale con tavolo e panca sempre aperto): da qui si può scegliere dove andare,noi prendiamo il segnavia G8 seguendo la bella mulattiera,sempre all'ombra che si immette nella val Sessera.
Si giunge all'attraversamento del torrente dove poco a monte,vi hanno messo un ponte per agevolare il passaggio in caso di difficoltà con l'abbondare di acqua causata dallo scioglimento delle nevi o dalle piogge (che in questa zona pare abbondino). Nel frattempo già si vede la meta e il rifugio del CAI di Val Sessera (che tra l'altro la vetta la si riconosce bene,per chi capisce,anche con l'avvicinamento in auto.....) oramai in pieno sole,mentre a sinistra ecco il Monviso. Il ginocchio al momento non mi crea problemi da indurmi a fermarmi,così si prosegue a passo bradipesco ma continuo,mentre vi è uno che lamenta il fatto che non si fanno soste nonostante sia presto.....presto?????.....forza,ansima ma muovi le chiappe che prima si arriva in vetta,meno nubi si vedono all'orizzonte.....lamentarsi del mio andare,nonostante sia pure "disastrato" in un ginocchio è il colmo.....poi il Gabri ha davanti tutta la settimana per riposare he he he!
Mentre percorriamo la bella mulattiera sempre all'ombra ecco che sul versante opposto si nota il deposito attrezzi della Spelonga (pensavamo al momento il rifugio....che non si vede se non vi ci si passa) e il suono di un corno: procedendo ecco davanti a noi il tratto di mulattiera attrezzata e in un paio di punti i sostegni del tracciato sistemato a causa di una frana: il tratto attrezzato è di aiuto in caso di pioggia o ghiaccio dato che si svolge su roccia,che si risale con alcuni tornanti per poi proseguire con un traverso quasi in piano portandosi nella zona al sole. Si risale con alcuni tratti ripidi il sentiero,pervenendo alle ore 9.34 al rifugio dove sul lato opposto vi è una baracca adibita a bivacco (3 brande senza materassi,nessun riscaldamento): fin qui il tracciato è definibile T2.
Da qui ci si porta in direzione della piazzola di atterraggio dell'elicottero (destra) per poi risalire il ripido sentiero che conduce alla spalla dalla quale si prende a sinistra,risalendone il fianco della cresta,prima stando sul versante ben esposto al sole,poi nell'ultimo tratto passando a destra: ATTENZIONE!!! Nonostante vi sia qualcuno che vi sale quassù per festeggiare l'ultimo dell'anno,secondo le mie valutazioni,il tracciato è esposto al pericolo di scariche di valanghe,sia il tratto precedente il rifugio CAI che quello dopo quindi,valutare bene le condizioni nevose in tale zona,oltre al fatto che vi sarà poco sole e molto freddo. Giungiamo in vetta alle 10,36 dopo ben 2,40 ore di cammino e ci godiamo lo spettacolare panorama che si gode da quassù: la Pianura Padana, Monte Rosa, Castore e Polluce i monti della Val d'Ossola il monte Leone e lago Maggiore e lago d'Orta,il Monviso e la zona di confine tra il biellese e la valle d'Aosta,inoltre le cime principali della Valtellina confinati con la vicina Svizzera come il Bernina e quelle della Val Chiavenna,il Pizzo Stella e ad ovest per chi li riconosce,il monte Legnone,il Pizzo Tre Signori e altre cime appartenenti alla catena orobica le Grigne,il Resegone,il monte San Primo e parte delle vette del Canton Ticino come il monte Generoso.
In vetta comincia ad affluire un numero incredibile di escursionisti,nono solo,anche di sci alpinisti che hanno rinunciato ad avventurarsi in quota per causa levatacce.....e son qui,a godere,detto da un amico della zona,del raro spettacolo che sa offrire la più panoramica vetta del biellese: Gabriele ed io veniamo riconosciuti da Massimo e Barbara che aveva incontrato allo Spitzhorli, passiamo più di 2 ore,in vetta con uno dei quali si diletta a fare liquori e grappe di cui ci offre un assaggio di Bergamotto.....mazza che batosta alla mia capoccia!!!!! Buono sì.....ma martella,ma quanti gradi?....40 o su di lì.....a però....leggero!
Dopo aver avuto delucidazioni per come fare infusi senza retrogusto sgradevole,ci accingiamo a scendere verso il rifugio Barone,mentre il sentiero era percorso ancora da molti escursionisti che alle 13,00 stavano ancora salendo: al rifugio vi era un affollamento a cui non sono abituato da tempo,quindi dopo aver scambiato con CIP qualche parola, (ha detto che vuole organizzare qualcosa pure Lei....attendiamo con fiducia) si riparte per la visita al bivacco Spelonga,seguiti dall'amico conosciuto in vetta il quale ci spiega la costruzione di tale struttura.
Ebbene,a sentire come ha fatto a costruire il sentiero con tanto di gradini di roccia,portare l'acqua al bivacco tramite 1 km. di tubatura interrandola completamente per 50 cm. e lo spostare enormi macigni oltre alla costruzione della teleferica,senza mai l'uso dell'elicottero e molto altro ancora,documentato con tanto di foto,ha dell'incredibile e affascina,come un UOMO solo abbia voluto tutto ciò.....cose d'altri tempi,mai si poteva pensare che accadessero nel xx secolo!
C'è chi lo aiuta di tanto in tanto (la mano d'opera è sempre la benvenuta,quindi chi vuole provare un'esperienza UNICA....qui non ci si annoia) ad ogni modo consiglio di venire a fare un giro quassù per verificare di persona una tipologia di "passato" che è nato solo "oggi".
Il bivacco al suo interno è attrezzato di stufa a legna,una di quelle basse in ghisa con grande piano cottura.....ma con apertura di alimentazione di circa 10 cm. (quindi la legna deve avere dimensioni piccole) poi vi è anche la cucina a gas e la luce,mentre sopra il piccolo dormitorio.....veramente incredibile.....e il lavoro non è finito. Ci mostra le fotografie che documentano i lavori nei vari momenti e ovviamente anche quelle che lo ritraggono nelle ascensioni alpinistiche.
Nel frattempo vi giungono anche Massimo e Barbara,poi ancora altri escursionisti,incuriositi da questo luogo nato dalla grande volontà di spirito costruttivo che Ales ha saputo mettere in atto: vista l'affluenza non poteva mancare la battuta.....forse è il caso di allargare,scavando nella roccia......E' bello intrattenersi quassù,il tempo passa e la mia idea è di far visita ad altre due strutture e quindi ringraziamo per l'ospitalità e salutiamo,incamminandoci sul percorso che ci spiega Ales.
Ci si dirige verso la baracca degli attrezzi e subito si prende a scendere a sinistra su un sentiero poi,giunti ad un masso,invece di prendere a destra,si svolta a sinistra,tenendo in tale lato la pozza d'acqua che viene alimentata per mantenere in vita le rane che quassù ha portato Ales. Procedendo si notano alcuni tratti da poco allargati,si scende moderatamente fino ad incrociare la mulattiera principale oramai quasi alla Bocchetta Foscale: qui la segnaletica da quasi un ora fino all'altro bivacco e visto che Gabri rinuncia,si decide per prendere il sentiero diretto,mentre l'altro passa dal rifugio Ciota.
La mulattiera termina in una grande spianata dove vi è un ponte antico e il torrente che forma delle pozze dove ci si può rinfrescare: attraversato il ponte,si percorre la sterrata che in breve incrocia il sentiero G1 e poi la strada dove notiamo numerose auto parcheggiate.
Andare in montagna non vuol dire esclusivamente salire una cima,ma apprezzarne a 360° ciò che ci regala la natura che ci circonda,compreso quell'unicità che la "Spessola" sa offrire: molti uomini sono saliti e saliranno ancora sulle alte cime,ma quanti sono coloro che farebbero ciò che Ales ha fatto e farà?
Ciao a tutti e alla prossima!
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