Pizzo Ragno... Formazza rimandata!
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Ero partito con l’intenzione di recarmi in Formazza per provare un percorso nuovo (per me) ma, raggiunta la piana di Domo, ecco che lo scenario che si presenta in direzione delle valli di confine è al quanto sconcertante… un enorme cappello nero copre tutta l’alta valle, forse il Devero ancora si salva, ma quel vedo-non vedo in direzione Diei-Cistella non lascia presagire nulla di buono…
Che Fare? Cambio rotta?
Non del tutto convinto sul da farsi arrivo in prossimità dell’uscita Masera quando, all’improvviso, forse impaurita più del sottoscritto dalle condizioni, la mia “SaraCar” decide di mettere la freccia e svincolarsi dalla Superstrada…
E ora cosa faccio? Tornare a casa non se ne parla, provo allora a dirigermi in Vigezzo, chissà che sia questo che vuole, anche lei, farmi capire?
Infatti, non avverto ulteriori nuovi dissensi o ribellioni e, senza alcun problema, raggiungo Malesco e la Val Loana.
Ora resta solo il problema di scegliere la nuova odierna meta…
Così decido per il Ragno, già provato un paio di volte in passato, ma per un motivo o per un altro mai raggiunto…
Che sia la volta buona?
Partenza ore 8: dall’alpe Patqueso, mi abbasso in direzione del fondovalle, perdendo un centinaio di metri di quota, per attraversare entrambi i torrenti (Loana e Basso) e risalire la Val Basso fino all’Alpe Erta (mt 1272).
Dall’alpe Basso in poi è presente una sufficiente quantità di neve per muoversi ancora con sci ai piedi (almeno il mattino), ma visto che la crosta porta bene e la traccia è già bella battuta, non mi resta che proseguire fino al limite del bosco dell’Alpe Cedo con gli sci sullo zaino (1 h), favorito anche dalla presenza della nuova strada x lavori Enel che aiuta a velocizzare il passo.
Da quota 1400 la neve è continua e più che sufficiente, oltre che SICURA, per raggiungere in svariati modi il Ragno, senza problemi, penso ancora per una quindicina di giorni.
Il percorso classico passa anche dall’Alpe Geccio, attraversando in piano dal Rif. al Cedo la dorsale oltre il Rio Castello, per risalire poi l’ampio costone fin sotto la lunga cresta che unisce la Costa Nera al Pizzo Ragno, facendo in pratica un lunghissimo semicerchio in senso orario, che può anche esser valido per la salita, ma poco redditizio per la discesa.
Non provvisto al momento, per questo itinerario, né di cartine né di relazioni, mi è sembrato più logico puntare subito la valletta che scende a fianco del Rio Castello, attraversando l’incassato torrente poco oltre il più alto dei casolari dell’alpe Cedo, dove esiste una cengia scaletta, probabilmente scavata a mano, che permette agevolmente di scendere nel letto del fiume. Oltrepassato il croso, un grosso solitario monolito roccioso, ben visibile dal basso indica la giusta linea da seguire per pervenire più celermente al bacino dei Laghetti di Geccio il pianoro ai piedi della ripida rampa conclusiva del Ragno.
Dal monolito roccioso in poi (meglio al ritorno), si può percorrere anche l’incassato croso della parte alta del Rio Castello, raggiungendo direttamente il terrazzo oltre i laghetti evitando così alcuni saliscendi.
La croce del Pizzo Ragno, ben visibile dalla Val Vigezzo (Druogno), resta invece, salendo dalla Val Basso, nascosta fino all’ultimo dell’appuntito cucuzzolo nevoso e io stesso che ero salito in passato su questa cima passando da Campra per la divertente cresta N, mi stavo domandando che fine avesse fatto… Ma è questo il Ragno? Ho sbagliato qualcosa?mi sono perso?
Panorama Grandioso, solamente un po’ ridotto oggi dal tenace tappo nuvoloso ancora presente lungo tutta la cresta di confine e in prossimità dei grandi Laghi.
Patqueso Ore 14,30… dopo essermi ancora rifatto nuovamente, anche in salita, il tratto boscoso che separa l’Alpe Erta dal Cedo, giusto per recuperare il Cell che da vero “picio”ho mollato la sul tavolo Pic-Nic … anche questa è andata!

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