Pizzo Formico, 1636m
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Il meteo è buono e, sotto consiglio di un mio socio di Mozzanica, optiamo per una salita all'Arera. Mi organizzo e chiamo Paolo. Ci sta ma vuole sentire anche l'amico Giovanni, che non vede da tempo a casa di qualche problema di salute. In serata mi richiama chiedendo se possiamo cambiare meta perchè il Giova potrebbe non farcela. Mumble muble... ok Pizzo Formico, dislivello decente, niente difficoltà, gita piacevole. E' deciso.
Raggiungiamo il parcheggio del monte farno, lasciamo l'auto vicino alla vecchia Colonia e, calzate le ciaspole, imbocchiamo il sentiero. In giro c'è poca gente nonostante sia una zona molto frequentata, nella prima mezz'ora non incroceremo nessuno ma troveremo poi qualche altro escursionista in vetta al Formico. Il paesaggio è molto bello, non c'è un'anima viva e il silenzio è rotto solo dalle ciaspole che schiacciao la neve e da qualche uccellino che svolazza tra le fronde. Superato il rifugio Monte Farno, seguiamo una carrareccia che si interromperà all'inizio della conca del Farno.
Da li in avanti, il sentiero sale in cresta fino al pizzo Formico. La neve è buona ma salendo diventa ghiacciata ed a tratti ci fa rischiare qualche scivolone. Dopo circa un'oretta siamo in cima al pizzo e la vista sulla Val Seriana è magnifica: si distinguono le grandi cime, dal Diavolo di Tenda al massiccio del Redorta, il Coca, lo Scais... Alla croce, quel pazzo di Giovanni sale fino in cima per una nuova prospettiva fotografica, l'è mat!
Mangiamo una banana e riprendiamo il sentiero dirigendoci verso la selletta dove incontreremo diverse persone anch'esse in giro con le ciaspole. Chidiamo informazioni per il Parafulmen ma oggi ci dicono che è chiuso... poco male, abbiamo il pranzo al sacco ma una polentina l'avremmo mangiata volentieri! Scendiamo quindi verso la Capanna Ilaria e facciamo la sosta pranzo. Paolo tira fuori un vinello del sud leggermente marsalato con il quale pasteggiamo pensando agli altri amici oggi al lavoro e sputando frasi del tipo: "Che bel fa 'ncaso!". In vino veritas.
Verso le quattordici, ricalziamo le ciaspe e seguiamo la traccia lungo il sentiero 549 che nel giro di un'oretta abbondante ci riporterà alla colonia e quindi alla macchina. Uscita senza pretese, ciaspolata tranquilla, bella compagnia e meteo, tutto sommato, decente. Cosa chiedere di più?
Alla prossima
Si parte dalla bassa verso le 7:30 con l'auto di Paolo, mezzo ormai supercollaudato per le gite. Dopo Bergamo dirigiamo verso la Val Seriana e Gandino dove, all'arrivo, ci beviamo un bel caffettino prima di fiondarci nella neve. La giornata promette bene nonostante il meteo al momento non si ail massimo, ci sono un sacco di nuvole che coprono le cime e un vento gelido che soffia da est ma tuttavia confidiamo nella provvidenza.
Raggiungiamo il parcheggio del monte farno, lasciamo l'auto vicino alla vecchia Colonia e, calzate le ciaspole, imbocchiamo il sentiero. In giro c'è poca gente nonostante sia una zona molto frequentata, nella prima mezz'ora non incroceremo nessuno ma troveremo poi qualche altro escursionista in vetta al Formico. Il paesaggio è molto bello, non c'è un'anima viva e il silenzio è rotto solo dalle ciaspole che schiacciao la neve e da qualche uccellino che svolazza tra le fronde. Superato il rifugio Monte Farno, seguiamo una carrareccia che si interromperà all'inizio della conca del Farno.
Da li in avanti, il sentiero sale in cresta fino al pizzo Formico. La neve è buona ma salendo diventa ghiacciata ed a tratti ci fa rischiare qualche scivolone. Dopo circa un'oretta siamo in cima al pizzo e la vista sulla Val Seriana è magnifica: si distinguono le grandi cime, dal Diavolo di Tenda al massiccio del Redorta, il Coca, lo Scais... Alla croce, quel pazzo di Giovanni sale fino in cima per una nuova prospettiva fotografica, l'è mat!
Mangiamo una banana e riprendiamo il sentiero dirigendoci verso la selletta dove incontreremo diverse persone anch'esse in giro con le ciaspole. Chidiamo informazioni per il Parafulmen ma oggi ci dicono che è chiuso... poco male, abbiamo il pranzo al sacco ma una polentina l'avremmo mangiata volentieri! Scendiamo quindi verso la Capanna Ilaria e facciamo la sosta pranzo. Paolo tira fuori un vinello del sud leggermente marsalato con il quale pasteggiamo pensando agli altri amici oggi al lavoro e sputando frasi del tipo: "Che bel fa 'ncaso!". In vino veritas.
Verso le quattordici, ricalziamo le ciaspe e seguiamo la traccia lungo il sentiero 549 che nel giro di un'oretta abbondante ci riporterà alla colonia e quindi alla macchina. Uscita senza pretese, ciaspolata tranquilla, bella compagnia e meteo, tutto sommato, decente. Cosa chiedere di più?
Alla prossima
Tourengänger:
Barbacan
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