Monte Rexia 1183 m
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Andiamo, non andiamo, andiamo, non andiamo…
Le previsioni non sono strepitose ma visto che non dobbiamo prenotare o pagare perché lasciarci sfuggire 4 giorni fuori porta!
Giovedì lasciamo casa sotto un bell’acquazzone, cominciamo bene…ma ben presto la pioggia si trasforma in pioggerellina e mentre comincia ad albeggiare vediamo che il tempo sembra in miglioramento.
Arenzano ci accoglie con un meraviglioso sole per cui anche se sappiamo che il tempo migliore lo troveremmo andando più ad occidente ci fermiamo lo stesso qui. La sorpresa è vedere tutto il gruppo del Rexia, Argentea e Rama imbiancati, e noi che volevamo sfuggire alla neve!
Lasciamo l’auto alla Torre del Saraceno e seguendo la V bianca raggiungiamo il P.so della Gavetta dove svoltiamo a dx per salire alla Tardia di Ponente. Intanto il tempo è notevolmente peggiorato, sul mare e a ponente come previsto vediamo che c’è il sole ma i monti stanno soccombendo alle classiche nebbie che si formano grazie al vento proveniente dal mare. In cima incontriamo un signore molto arrabbiato, forse più di me, del peggioramento del tempo, ma se lo aspettava visto l’aria che si stava alzando, ci avvisa che è in corso una battuta di caccia al cinghiale più a valle, ringraziamo ma lo informiamo che noi non scendiamo. Proseguiamo per la Tardia di Levante e quindi ci dirigiamo al P.so della Gava dove saliamo al Rexia. A circa 800 m di quota cominciamo a trovare neve. All’inizio riusciamo ad evitarla zampettando qua e là ma alla fine soccombiamo. Finiamo nella nebbia, perdiamo il sentiero, perché tra neve e nebbia non si capisce più un tubo e il panettone del Rexia non offre punti di riferimento. Ad un certo punto mi sembra che siamo un po’ troppo a sinistra e, di fatto, una volta che avvistiamo il gruppo di sassi che indicano la cima ci accorgiamo di essere arrivati dal lato opposto. Sosta minima, non potendo riparaci dal forte vento. Desistiamo anche dal proseguire per la “cresta”, non si vede un accidente e il vento è troppo fastidioso. Sappiamo che basterà scendere di un 200 m circa per avere nuovamente visibilità per cui al limite allungheremo il giro in discesa. Scendiamo quindi al bivacco al P.so di Gava dove incontriamo due coraggiosissimi giovani che hanno passato la notte qui. Ci raccontano che sono saliti ieri sotto una pioggia pazzesca e che per loro fortuna nella spartanissimo bivacco (niente a che vedere con quelli Svizzeri o anche con quelli lombardi) c’era un poco di legna per accendere il camino e potersi asciugare e scaldare, beata gioventù! Dopo la pausa pranzo li lasciamo ai loro progetti per la prosecuzione del loro trekking e noi torniamo al P.so della Gavetta. Saliamo alla Madonna della Gavetta e diamo un’occhiata in giro per decidere cosa fare per scendere. Decidiamo quindi di passare per il bivacco Scarpeggin quindi raggiungere il P.so del Curlo e da lì tornare alla Torre del Saraceno. Una piccola variante su uno dei tanti giri che amiamo della Liguria.
Dislivello 1447 m e 17,1 km
Le previsioni non sono strepitose ma visto che non dobbiamo prenotare o pagare perché lasciarci sfuggire 4 giorni fuori porta!
Giovedì lasciamo casa sotto un bell’acquazzone, cominciamo bene…ma ben presto la pioggia si trasforma in pioggerellina e mentre comincia ad albeggiare vediamo che il tempo sembra in miglioramento.
Arenzano ci accoglie con un meraviglioso sole per cui anche se sappiamo che il tempo migliore lo troveremmo andando più ad occidente ci fermiamo lo stesso qui. La sorpresa è vedere tutto il gruppo del Rexia, Argentea e Rama imbiancati, e noi che volevamo sfuggire alla neve!
Lasciamo l’auto alla Torre del Saraceno e seguendo la V bianca raggiungiamo il P.so della Gavetta dove svoltiamo a dx per salire alla Tardia di Ponente. Intanto il tempo è notevolmente peggiorato, sul mare e a ponente come previsto vediamo che c’è il sole ma i monti stanno soccombendo alle classiche nebbie che si formano grazie al vento proveniente dal mare. In cima incontriamo un signore molto arrabbiato, forse più di me, del peggioramento del tempo, ma se lo aspettava visto l’aria che si stava alzando, ci avvisa che è in corso una battuta di caccia al cinghiale più a valle, ringraziamo ma lo informiamo che noi non scendiamo. Proseguiamo per la Tardia di Levante e quindi ci dirigiamo al P.so della Gava dove saliamo al Rexia. A circa 800 m di quota cominciamo a trovare neve. All’inizio riusciamo ad evitarla zampettando qua e là ma alla fine soccombiamo. Finiamo nella nebbia, perdiamo il sentiero, perché tra neve e nebbia non si capisce più un tubo e il panettone del Rexia non offre punti di riferimento. Ad un certo punto mi sembra che siamo un po’ troppo a sinistra e, di fatto, una volta che avvistiamo il gruppo di sassi che indicano la cima ci accorgiamo di essere arrivati dal lato opposto. Sosta minima, non potendo riparaci dal forte vento. Desistiamo anche dal proseguire per la “cresta”, non si vede un accidente e il vento è troppo fastidioso. Sappiamo che basterà scendere di un 200 m circa per avere nuovamente visibilità per cui al limite allungheremo il giro in discesa. Scendiamo quindi al bivacco al P.so di Gava dove incontriamo due coraggiosissimi giovani che hanno passato la notte qui. Ci raccontano che sono saliti ieri sotto una pioggia pazzesca e che per loro fortuna nella spartanissimo bivacco (niente a che vedere con quelli Svizzeri o anche con quelli lombardi) c’era un poco di legna per accendere il camino e potersi asciugare e scaldare, beata gioventù! Dopo la pausa pranzo li lasciamo ai loro progetti per la prosecuzione del loro trekking e noi torniamo al P.so della Gavetta. Saliamo alla Madonna della Gavetta e diamo un’occhiata in giro per decidere cosa fare per scendere. Decidiamo quindi di passare per il bivacco Scarpeggin quindi raggiungere il P.so del Curlo e da lì tornare alla Torre del Saraceno. Una piccola variante su uno dei tanti giri che amiamo della Liguria.
Dislivello 1447 m e 17,1 km
Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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