Gran Paradiso
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Il Gran Paradiso è una gran cima, un 4000 facile ma, soprattutto, una fantastica scialpinistica. Le previsioni per questo lungo weekend sono buone, si va!
Siamo in sei, c'è anche Daniela, alle prime armi con lo scialpinismo ma ben intenzionata a proseguire.
Arriviamo a Pont poco prima di mezzogiorno, al parcheggio c'è un nutrito branco di stambecchi domestici che brucano nei pressi delle auto, mangiamo qualcosa, ci beviamo un caffè al bar, ci mettiamo zaini e sci in spalla, attraversiamo il ponte sul torrente Seiva ed iniziamo a seguire la strada forestale in direzione Sud, alla biforcazione prendiamo a sinistra, presto la stradina si trasforma in un sentiero (segnavia giallo n° 1) che sale zigzagando nel bosco, presto ne siamo fuori e in un paio d'ore dal parcheggio siamo al rifugio.
Ci assegnano la nostra camera, sotto il tetto a semibotte. Abbiamo ancora buona parte di un pomeriggio favoloso da goderci: il cielo è terso e possiamo ammirare le cime intorno al rifugio: il Ciarforon, la Tresenta e la Becca di Monciair, per goderci la vista al meglio saliamo su un terazzino sul tetto.
Il mattino dopo sveglia prima dell'alba, c'è già un sacco di gente in piedi, con nostra sorpresa la maggior parte sono ciaspolisti.
Partiamo alle 6 precise in direzione Nord alla nostra consueta andatura, dopo pochi minuti ci accorgiamo però che Daniela è rimasta parecchio indietro, l'aspettiamo pensando a qualche problema, ci raggiunge e apprendiamo che questa è la sua andatura normale, decidiamo che io salirò con lei ad andatura turistica mentre Fabiano, Gianni, PG e Marco andranno ad andatura standard.
Saliamo ancora un breve tratto verso Nord per poi deviare verso Est in modo da contornare lo sperone roccioso che sovrasta il rifugio. Ora risaliamo l'anfiteatro roccioso lasciando a destra una morena rettilinea, nella parte terminale deviamo verso Sud Est risalendo su un pendio ripido, poi ritorniamo a salire in direzione Est su una pendenza più dolce. Qualche foto e riprendiamo la salita sempre verso Est su pendenze meno accentuate fino ad incrociare la traccia che proviene dal rifugio Chabod.
Ora saliamo di fianco ad un enorme seracco fino ad arrivare nei pressi della Becca di Moncorvè dove troviamo PG un po' perso che asserisce di aver perso gli altri. Guardo verso la cima e li vedo che stanno apprestandosi a scendere per raggiungerci: come al solito Piergiorgio è partito a testa bassa senza accertarsi di essere seguito. Ci accordiamo per ritrovarci in questo punto fra un'oretta dopo che anche io e Daniela saremo stati in cima.
Ripartiamo, in vetta c'è una folla incredibile, vediamo uno sci ed un paio di zaini che scivolano a valle per cui, prudentemente, decidiamo di lasciare gli sci più in basso e salire gli ultimi 100 metri a piedi, tentiamo di raggiungere la Madonnina ma desistiamo: con questa ressa impiegheremmo una vita a raggiungerla.
Scatto un paio di foto poi ritorniamo al deposito sci, ci prepariamo e raggiungiamo il resto del gruppo che ci attende ai piedi della Becca di Moncorvè.
Ora iniziamo la favolosa discesa che ci riporterà al rifugio: la neve è assolutamente perfetta, una primaverile rammollita al punto giusto e i pendii sono veramente ampii.
L'unico crepaccio si trova nei pressi della cosiddetta "Schiena d'asino" ed è decisamente ben individuabile. Anche sul traverso ripido risalito stamane la neve è favolosa, arriviamo al Vittorio Emanuele e ci ritroviamo immersi in una gran folla.
Diamo fondo alle nostre provviste innafiandole con una birra poi rimettiamo gli sci e scendiamo nel vallone sottostante il Ghiacciaio di Moncorvè, la neve non è abbondantissima e si riduce mano a mano che ci abbassiamo, riusciamo a raggiungere il ponticello a quota 2550 metri che ci permette di andare a riprendere il sentiero che scende dal rifugio.
Gran gita, tempo favoloso e neve perfetta. Con il tempo da noi trovato senza difficoltà, non abbiamo neppure usato i rampanti.
Siamo in sei, c'è anche Daniela, alle prime armi con lo scialpinismo ma ben intenzionata a proseguire.
Arriviamo a Pont poco prima di mezzogiorno, al parcheggio c'è un nutrito branco di stambecchi domestici che brucano nei pressi delle auto, mangiamo qualcosa, ci beviamo un caffè al bar, ci mettiamo zaini e sci in spalla, attraversiamo il ponte sul torrente Seiva ed iniziamo a seguire la strada forestale in direzione Sud, alla biforcazione prendiamo a sinistra, presto la stradina si trasforma in un sentiero (segnavia giallo n° 1) che sale zigzagando nel bosco, presto ne siamo fuori e in un paio d'ore dal parcheggio siamo al rifugio.
Ci assegnano la nostra camera, sotto il tetto a semibotte. Abbiamo ancora buona parte di un pomeriggio favoloso da goderci: il cielo è terso e possiamo ammirare le cime intorno al rifugio: il Ciarforon, la Tresenta e la Becca di Monciair, per goderci la vista al meglio saliamo su un terazzino sul tetto.
Il mattino dopo sveglia prima dell'alba, c'è già un sacco di gente in piedi, con nostra sorpresa la maggior parte sono ciaspolisti.
Partiamo alle 6 precise in direzione Nord alla nostra consueta andatura, dopo pochi minuti ci accorgiamo però che Daniela è rimasta parecchio indietro, l'aspettiamo pensando a qualche problema, ci raggiunge e apprendiamo che questa è la sua andatura normale, decidiamo che io salirò con lei ad andatura turistica mentre Fabiano, Gianni, PG e Marco andranno ad andatura standard.
Saliamo ancora un breve tratto verso Nord per poi deviare verso Est in modo da contornare lo sperone roccioso che sovrasta il rifugio. Ora risaliamo l'anfiteatro roccioso lasciando a destra una morena rettilinea, nella parte terminale deviamo verso Sud Est risalendo su un pendio ripido, poi ritorniamo a salire in direzione Est su una pendenza più dolce. Qualche foto e riprendiamo la salita sempre verso Est su pendenze meno accentuate fino ad incrociare la traccia che proviene dal rifugio Chabod.
Ora saliamo di fianco ad un enorme seracco fino ad arrivare nei pressi della Becca di Moncorvè dove troviamo PG un po' perso che asserisce di aver perso gli altri. Guardo verso la cima e li vedo che stanno apprestandosi a scendere per raggiungerci: come al solito Piergiorgio è partito a testa bassa senza accertarsi di essere seguito. Ci accordiamo per ritrovarci in questo punto fra un'oretta dopo che anche io e Daniela saremo stati in cima.
Ripartiamo, in vetta c'è una folla incredibile, vediamo uno sci ed un paio di zaini che scivolano a valle per cui, prudentemente, decidiamo di lasciare gli sci più in basso e salire gli ultimi 100 metri a piedi, tentiamo di raggiungere la Madonnina ma desistiamo: con questa ressa impiegheremmo una vita a raggiungerla.
Scatto un paio di foto poi ritorniamo al deposito sci, ci prepariamo e raggiungiamo il resto del gruppo che ci attende ai piedi della Becca di Moncorvè.
Ora iniziamo la favolosa discesa che ci riporterà al rifugio: la neve è assolutamente perfetta, una primaverile rammollita al punto giusto e i pendii sono veramente ampii.
L'unico crepaccio si trova nei pressi della cosiddetta "Schiena d'asino" ed è decisamente ben individuabile. Anche sul traverso ripido risalito stamane la neve è favolosa, arriviamo al Vittorio Emanuele e ci ritroviamo immersi in una gran folla.
Diamo fondo alle nostre provviste innafiandole con una birra poi rimettiamo gli sci e scendiamo nel vallone sottostante il Ghiacciaio di Moncorvè, la neve non è abbondantissima e si riduce mano a mano che ci abbassiamo, riusciamo a raggiungere il ponticello a quota 2550 metri che ci permette di andare a riprendere il sentiero che scende dal rifugio.
Gran gita, tempo favoloso e neve perfetta. Con il tempo da noi trovato senza difficoltà, non abbiamo neppure usato i rampanti.
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