Bella giornata, clima ottimale, bella gente (gruppo EE Sez. CAI Montagna Pistoiese).
Dal parcheggio in cima al paese di Resceto (510 m s.l.m.) parte la mitica via Vandelli (sent 35), voluta dal Duca Francesco III d'Este per collegare Massa con Modena attraversando le Apuane per il Passo della Tambura. La via ebbe pieno utilizzo per pochi decenni, finché fu militarmente presidiata e curata, per il fatto che d'inverno era difficilmente percorribile e d'estate regnavano i briganti. Tra le molte leggende legate alla via c'è quella del fantasma nero del brigante: chi lo vede non ha scampo ed è destinato a finire rapidamente i propri giorni in qualche sprofondo della Tambura.
Ma non è per questo motivo che restiamo sulla via per poco, fino al bivio dove a sx si stacca il sent. 166 che si mantiene a destra della lizza del Padulello (o lizza Pellini), considerata la regina delle lizze: raggiunge pendenze superiori all'80% e ci volevano dei lizzatori che sapevano il fatto loro per portar giù da lì i blocchi di marmo.
Più sopra troviamo la strada bianca, odierna e assai meno eroica viabilità delle disastrose cave di marmo, prima quella del Padulello e sopra quella del Passo della Focolaccia (1650 m). Questa ha abbassato il crinale di alcune decine di m, in spregio almeno ad un paio di leggi, nonostante la protesta e le denunce degli ambientalisti e CAI, che si è visto vandalizzati un paio di bivacchi. E' d'obbligo la sosta al bivacco Aronte, sospeso tra gli sfracelli della cava e il M. Cavallo. Fu eretto nel 1902 dalla sezione ligure del Cai, primo rifugio costruito sulle Apuane e anche quello a maggior quota. Adesso sembra voltare le spalle, attonito di fronte allo spettacolo che gli si apre a pochi metri.
Da ciò che resta del passo della Focolaccia si imbocca la cresta NW (sent. 148), del M. Crispo e poi della Tambura (1890,5 m), incontrando alcune piccole bocche del sottostante vastissimo sistema carsico.
Panorama di grandissima suggestione: sei nella corona delle punte delle Apuane, davanti ti si apre la costa dalle 5 Terre alla Versilia e oltre, dietro i 2 crinali principali della catena appenninica, quello del Giovo-3 Potenze e più in là quello del Cimone-Corno alle Scale. Quando tira la Tramontana da qui si vede la Corsica e il Viso.
Con rammarico prendiamo la discesa verso il Passo della Tambura (1634 m), punto di valico della via Vandelli (sent. 35) che seguiamo per poco, fino alla deviazione a sx per raggiungere il rifugio Nello Conti (1434 m). Subito dopo la deviazione si trova la Finestra Vandelli, scavata demolendo una sezione di uno stretto crinale per ricavare una riparata piazzola di sosta e deposito temporaneo delle merci lungo la via. Oltre si fiancheggiano i Campaniletti (belle guglie di roccia che danno il nome alla zona) e si arriva al Nello Conti, in posizione stupenda, incastonato in una vallata marmifera intarsiata dal complesso sistema delle lizze delle Gruzze, ma inaspettatamente affacciato sul mare.
Decidiamo di evitare la via Vandelli, un po' noiosa e forse anche per via del fantasma del brigante, per scendere dal canale dei Piastriccioni o dei Campaniletti (sent. 164, che si butta giù a picco sotto il rifugio): percorso poco fequentato e non sempre evidente, ripido a tratti un po' esposto, qualche metro richiede inevitabilmente l'uso delle mani (F), da evitarsi con terreno bagnato per la presenza di tratti erbosi o con detrito minuto su roccia.
La discesa ci porta giù per il solco sino a giungere nel Canale della Neve (breve tratto attrezzato con cavetto d'acciaio) dove confluiscono due lizze. Qui il 164 si unisce al 165 e al 160 che raggiungono rispettivamente la Selvarella e il M. Sella.
Ora il percorso diventa più agevole, siamo nel Canale del Vernacchi dove incontriamo le imponenti rovine del ponte Pisciarotto e del piano inclinato delle Gruzze. Più in basso una presa dell’acquedotto e subito dopo Resceto: bel paesino dove le attività tradizionali sono ancora presenti. Rischia di essere stravolto da un progetto assurdo che vedrebbe la realizzazione di un tunnel proprio sotto la Tambura, che da qui partirebbe, entro il Parco delle Apuane, attraversando uno dei più importanti sistemi carsici d'Italia e a beneficio solo delle cave che si trovano sull'altro lato. Speriamo che l'ennessima aggressione all'unicum che sono le Apuane venga fermato. Per saperne di più:
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/10/scacco-matto-alle-alpi-apuane-col-traforo-del-monte-tambura/
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