Daniela vuole andare ad arrampicare o, in sott'ordine, a fare una ferrata. Visto che sull'arrampicata ultimamente abbiamo gusti differenti (lei "extreme" a max 15 minuti dall'auto, io "plaisir" anche con 4 ore di avvicinamento) decidiamo per la ferrata.
Avevo intenzione di andare in Uri ma, tanto per cambiare, a Nord delle Alpi è brutto, la meteo svizzera da però bello a Sud ed in miglioramento sul Vallese...perciò andiamo in Val d'Aosta.
Dopo uno studio di un paio di siti internet scelgo la ferrata Gorbeillon, sopra Valtournanche: sembra carina e, se meteo svizzera prevede giusto, ci permetterà di salire con una magnifica vista sul Cervino!
Partiamo tranquilli alle 7,30. Siamo in tre: oltre a Daniela c'è anche Nadia.
Quando arriviamo al parcheggio vediamo un pullman del CAI Milano, sono tutti già imbragati e sono la metà di mille: qui facciamo notte!
Nonostante i nostri sforzi quando siamo pronti loro sono già partiti da un pezzo. Li raggiungiamo poco prima dell'attacco della ferrata e , molto gentilmente, ci fanno passare. Facciamo il primo tratto, un traverso seguito da un saliscendi che porta alla parte superiore della palestra di roccia, a gran velocità (non vorremo essere noi ad intralciare loro a questo punto) ma quando si inizia a salire sotto un gran tetto vediamo i milanesi già distanziati e possiamo rilassarci,
Dopo il tratto in salita segue un bel traverso esposto attrezzato con piccoli appoggi metallici su cui mettere i piedi, poi si riprende a salire su scalini a C ed il panorama si apre sulle montagne di fronte e sul vicino Lago di Mayen. Alla sommità della placconata si arriva su un ripiano erboso con un sentierino che porta ad un risalto leggermente strapiombante cui segue un tratto più facile che porta ad un altro ripiano erboso con delle liscie roccie montonate. Ora ci si sposta verso sinistra per aggirare un costolone, da qui si dovrebbe godere una fantastica vista sul Cervino ma il "nobile scoglio" è completamente avvolto nelle nuvole.
Superato il costolone ci si affaccia su un vallone abbastanza impressionante, il percorso procede su una cengia in discesa che porta ad un altro risalto decisamente strapiombante, qui Nadia passa senza grosse difficoltà mentre Daniela (in grado di salire in verticale su delle "cacche di mosca") ha il suo bel daffare ed alla fine le serve anche una spintarella dal basso per raggiungere il maniglione che le permette di uscire e raggiungere il "ponte tibetano".
Nadia è ormai sull'altra sponda del canale e ne approfitta per immortalarci.
Il ponte è decisamente aereo: una quindicina di metri e 4 cavi d'acciaio, ben tesi ma con un campanaccio all'inizio che "mette in risalto" ogni tentennamento. Passiamo e risaliamo un'altra placca che porta ad un sentierino che si inoltra in un bosco di pini. Il cavo di sicurezza qui finisce per riprendere poco dopo per superare una breve, elementare paretina. A questo punto scompare ed un sentiero fra gli alberi porta ad un ripiano dove si trova l'inizio (cartello indicatore) della discesa.
Decidiamo di fare la sosta pranzo: risaliamo qualche metro nel bosco e troviamo un bel posticino riparato ed esposto al solicello: il tempo è quello che è, il sole si alterna alle nuvole ed a tratti arriva anche qualche goccia d'acqua portata da Nord.
Mentre mangiamo fa la sua comparsda un camoscio, ci osserva per qualche attimo, chiaramente quando serve la macchina fotografica non si trova, quando la ripesco dal fondo dello zaino, dov'era finita, il nostro ospite è già scomparso.
Ci concediamo anche un riposino e al momento di iniziare la discesa vediamo i primi milanesi fare la loro comparsa all'uscita della ferrata.
La discesa si svolge su cengie a volte un po' esposte e su traccie di sentiero, la roccia è un serpentino abbastanza levigato e piuttosto scivoloso, il cavo di sicurezza è comunque presente su tutto il percorso.
Raggiungiamo finalmente il tratto orizzontale del sentiero che riporta alla base della ferrata e da qui scendiamo per il sentiero percorso stamane alla nostra auto.
Ferrata non lunga, noi abbiamo impiegato un'ora per percorrerla, ma decisamente divertente e ottimamente attrezzata. Gli scalini sono presenti quando servono: ci sono brevi tratti dove i piedi si mettono sulla roccia, sempre però su ottimi appoggi, ci sono un paio di punti strapiombanti che richiedono una minima capacità arrampicatoria se non ci si vuole issare a forza di braccia.
Il ponte tibetano è decisamente divertente ed emozionante.
La roccia in alcuni punti è un po' scivolosa o per i frequenti passaggi che l'hanno lucidata o per il fatto di essere montonata (cioè levigata dall'azione del ghiacciaio).
Peccato non aver goduto della vista sul Cervino.
Kommentare