Punta della Cinquegna e Mottone
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Sono partito da Barzona con l’idea di compiere l’anello, cime comprese, della semisconosciuta Val Bianca, ma alla fine, giunto all’attacco della parete S del Ton, mi sono dovuto arrendere alle persistenti formazioni nuvolose che in pratica, sopra i 2000, non hanno mai concesso un attimo di tregua in tutta la giornata, per tornare al paese con il tradizionale percorso segnalato di fondovalle.
L’itinerario che vado a descrivere è comunque già piuttosto lungo e faticoso di suo e la mancata salita al Ton dalla cresta E sarebbe giusto stata la ciliegina sulla torta, ma tante volte è meglio sapersi accontentare … tanto le montagne non scappano!
Ore 7: La giornata promette già poco di buono, tutte le montagne appaiono avvolte in una spessa coltre di nuvole ma, confidando nelle previsioni, sono certo che presto si dissolveranno così decido di partire lo stesso.
Seguo integralmente la sbarrata strada poderale, che parte sulla destra poco prima di giungere a Barzona, e in circa 40 minuti arrivo al suo temine alla base dei prati dell’Alpe Incino.
Oltre a questo proseguo su sentiero segnalato e passando anche dagli alpeggi di Prabiso, di Bobbio e La Piana, in poco più di un’ora raggiungo la sella erbosa del Passo Salaroli (mt 1774) da dove parte la cresta SE della Punta Cinquegna.
Visto il peggiorare delle condizioni meteo, ero quasi intenzionato a tornarmene indietro, ma dopo un qualche tentennamento mi auto-decido a salire anche la cresta del Cinquegna.
Ripidi prati strafradici di rugiada, qualche facile roccetta e nebbia…tanta, tanta nebbia.
Dopo un’oretta di salita con i piedi completamente a mollo mi sono fermato su una punta, oltre la quale la cresta iniziava ad abbassarsi, convinto di essere arrivato al Cinquegna, infatti, per farla apparire una vera cima o tanto per passare il tempo, mi sono anche prodigato a erigere un mini-ometto.
Mangio qualcosa e faccio la foto di rito, giusto per far vedere che sono arrivato da una qualche parte, e di colpo si alzano in parte le nuvole scoprendomi all'incirca una cinquantina di metri più avanti una cima un poco più alta e penso… ma sarà quello il Cinquegna?
Andiamo avanti e saliamo anche quello e così facendo per altre quattro o cinque cimette alla fine mi sono ritrovato al passo segnalato di Cinghin (mt 2218) senza mai aver capito quale davvero sia il Cinquegna.
Niente di grave comunque e ormai che siamo qui facciamo che salire anche il Mottone.
Ecco che quando arrivo in cima al Mottone di colpo la visibilità aumenta e davanti mi appare anche la parte bassa della cresta E del Pizzo Ton, quella che avevo intenzione di salire, ma impensabile da provare con i prati e le rocce così bagnate, a meno di avere a disposizione dei ramponi da erba.
Tuttavia non sono ancora abbastanza convinto a rinunciare, così provo ad aggirare la base rocciosa in direzione del S. Martino per vedere se trovo un altro passaggio per salire il Ton.
Dopo una decina di minuti di traverso scorgo la presenza di alcuni massi accatastati che presumo siano il segnale che sta a indicare il miglior punto d’accesso ai canali in parte erbosi del più facile versante SE.Mi alzo un po’ ma di colpo le nubi s’impadroniscono nuovamente di tutto il settore e alla fine, ma proprio alla fine, mi decido a tornare sui miei passi, al valico del Mottone per prendere il sentiero (tracce) che scende verso l’Alpe Lavazzero e la Val Bianca.
Questa volta è andata così, ma penso che in futuro sicuramente con una giornata migliore, si possa anche riprovare questo selvaggio circuito, muovendomi magari in senso opposto e modificando anche l’itinerario passando dalla via delle miniere.
PS Be non è andata poi proprio tanto male visto che al ritorno, senza neanche troppo prodigarmi, ho ancora riempito anche una borsata di porcini…

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