Traversata del Casetto Era - Valle Anzasca
|
||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Da quando avevo letto il report di atal su questo sito e sul sito in-montagna.it di questa traversata mi ero riproposto di farla prima o poi aspettando le condizioni ideali sia mie che del meteo e della montagna. E’ una traversata incredibile su versanti ripidissimi dove a prima vista non sembrerebbe possa esserci un sentiero, e invece c’è, anche se ormai gran parte è stato cancellato dal tempo, ma si incontrano resti come muretti di sostegno, putrelle, una scala di pietre che permette di salire un tratto esposto. Questo sentiero era un collegamento tra l’alpe La Piana, il Casetto Era e l’alpe Vallar e veniva utilizzato anche dai minatori che incredibilmente lavoravano su questi impossibili versanti. Il Casetto Era è un piccolo baitello posto sulla cresta sud-est del Mottone al riparo di una roccia in posizione alquanto remota e solitaria.
Per un giro lungo e impegnativo come questo serve un meteo stabile e asciutto perché si attraversano pendii molto ripidi senza traccia e a volte ci si deve aggrappare all’erba ed è vietato scivolare. Inoltre una buona visibilità è essenziale per capire dove bisogna andare e intuire dove passa la traccia. La cartina svizzera riporta abbastanza fedelmente questo sentiero che partendo da una quota di 1550m si mantiene tra 1650 e 1700m per poi salire alla cresta dove è posizionato il Casetto Era a 1949m.
Parto da Barzona alle 6.30, torno indietro per la strada fino al bivio dove a sinistra parte la strada di servizio chiusa da una sbarra che sale agli alpeggi ancora utilizzati. Dopo qualche centinaio di metri seguo una freccia sull’asfalto a sinistra che segnala una scorciatoia su sentiero che risbuca sulla strada poco prima dell’alpe Incino. Proseguo prendendo l’indicazione per La Piana salendo nel bosco, risbuco sulla strada nei pressi dell’alpe Prabisò e poi prendo il sentiero che passando per l’alpe Bobbio giunge all’alpe La Piana 1485m. Mi porto oltre le baite lasciando a destra il percorso per il passo Salarioli e puntando a sinistra entrando nel bosco. Qui ho un’attimo di incertezza per trovare l’inizio del sentiero, mi confonde una traccia che sale verso una dorsale che porta alla Punta della Cinquegna mentre io devo attraversare a sinistra. Salgo fino a 1600m poi, capito l’errore, ridiscendo fino alla quota di circa 1550m dove trovo una esile traccia che inizia a traversare a sinistra e che poi diventa più evidente, incontro anche alcuni scalini poi si vedono dei muretti di sostegno e un rudere in lontananza che devo raggiungere. La traccia sale fin verso 1650m, (praticamente la traversata si mantiene a una quota tra 1650 e 1700m compiendo numerosi saliscendi),in basso a sinistra su un terrazzo spianato si vedono delle vasche probabilmente usate durante l’attività mineraria. Oltre il rudere salgo fino a un grosso masso e la traccia scompare. Proseguo traversando sul ripido versante fino al fondo di un vallone che scende dalla Punta della Cinquegna. Sull’altro versante si vedono dei muretti di sostegno del sentiero e un tratto gradinato. Qui inizia la parte più impegnativa ed esposta ma spettacolare, attraverso il canale, salgo sul tratto gradinato con pietre, risalgo un canalino ripido di erba e rocce, proseguo sulla traccia fino a un passo delicato costituito da una placca liscia che si deve oltrepassare in prossimità di una ponteggia di legno dove il sentiero è interrotto. Lo supero stando più a monte aggrappandomi all’erba arrivando così all’ultimo canale prima della dorsale del Casetto Era. Senza traccia scendo al guado a circa 1650m dove sorprendo un cervo che fugge via, la traccia sembra prosegua a sinistra per poi salire sulla cresta mentre io risalgo direttamente il ripido pendio facile ma faticoso fino a raggiungerla a una quota di 1880m, risalgo la dorsale e in breve giungo al Casetto Era posto al riparo di una roccia a 1949m. Il posto è incredibile, solitario e impervio su un poggio della dorsale sud-est che scende dal Mottone di difficile accesso. Potrebbe offrire uno spartano ricovero ma manca la porta anche se tutto sommato è ancora in buone condizioni. Da qui si gode un panorama di prim’ordine e c’è una pace unica, non penso siano in tanti ad avventurarsi fin qui. Dalla partenza fino al Casetto Era ho impiegato (con l’incertezza iniziale e qualche pausa) circa 4h30.
Dopo una meritata sosta proseguo verso l’alpe Vallar, salgo alle spalle del Casetto fino a un colletto a circa 2000m poi attraverso il pendio senza traccia fino ad avvicinarmi a un canale. Si intravede il tetto della baita dell’alpe Vallar, vedendo così il passaggio obbligato che permette di giungervi. Scendo al canale dove è rimasta ancora un pò di neve,lo attraverso, passo sotto a una fascia rocciosa e risalgo su delle rocce gradinate su una delle quali c’è una tacca che fa capire che il sentiero passava di qui, fino a un delicato ed esposto passaggio dove il sentiero è franato e bisogna un po’ contorcersi e attaccarsi dove capita per proseguire e arrivare finalmente all’alpe Vallar dove le difficoltà hanno termine.
L’alpe Vallar posto su un colletto a quota 1971m, è costituito da una baita ancora in buone condizioni e un rudere vicino. Da qui si gode un bel panorama sul P.zo Vallar e sul P.zo S.Martino . Dal Casetto Era a Vallar circa 45 minuti.
Proseguo prendendo la traccia che dall’alpe porta al centro del pendio ad ovest che risalgo liberamente fino a intercettare a circa 2150m il sentiero che scende dal passo Mottone e si dirige all’alpe Lavazzero. Quindi per il sentiero che percorre lungamente tutta la bella val Bianca passando dall’alpe Cortelancio e Lasino giungo alla chiesa della Madonna del Sassello e poi a Barzona dove chiudo questo bellissimo e interessante anello.
Tempo di discesa circa 3 h
Per un giro lungo e impegnativo come questo serve un meteo stabile e asciutto perché si attraversano pendii molto ripidi senza traccia e a volte ci si deve aggrappare all’erba ed è vietato scivolare. Inoltre una buona visibilità è essenziale per capire dove bisogna andare e intuire dove passa la traccia. La cartina svizzera riporta abbastanza fedelmente questo sentiero che partendo da una quota di 1550m si mantiene tra 1650 e 1700m per poi salire alla cresta dove è posizionato il Casetto Era a 1949m.
Parto da Barzona alle 6.30, torno indietro per la strada fino al bivio dove a sinistra parte la strada di servizio chiusa da una sbarra che sale agli alpeggi ancora utilizzati. Dopo qualche centinaio di metri seguo una freccia sull’asfalto a sinistra che segnala una scorciatoia su sentiero che risbuca sulla strada poco prima dell’alpe Incino. Proseguo prendendo l’indicazione per La Piana salendo nel bosco, risbuco sulla strada nei pressi dell’alpe Prabisò e poi prendo il sentiero che passando per l’alpe Bobbio giunge all’alpe La Piana 1485m. Mi porto oltre le baite lasciando a destra il percorso per il passo Salarioli e puntando a sinistra entrando nel bosco. Qui ho un’attimo di incertezza per trovare l’inizio del sentiero, mi confonde una traccia che sale verso una dorsale che porta alla Punta della Cinquegna mentre io devo attraversare a sinistra. Salgo fino a 1600m poi, capito l’errore, ridiscendo fino alla quota di circa 1550m dove trovo una esile traccia che inizia a traversare a sinistra e che poi diventa più evidente, incontro anche alcuni scalini poi si vedono dei muretti di sostegno e un rudere in lontananza che devo raggiungere. La traccia sale fin verso 1650m, (praticamente la traversata si mantiene a una quota tra 1650 e 1700m compiendo numerosi saliscendi),in basso a sinistra su un terrazzo spianato si vedono delle vasche probabilmente usate durante l’attività mineraria. Oltre il rudere salgo fino a un grosso masso e la traccia scompare. Proseguo traversando sul ripido versante fino al fondo di un vallone che scende dalla Punta della Cinquegna. Sull’altro versante si vedono dei muretti di sostegno del sentiero e un tratto gradinato. Qui inizia la parte più impegnativa ed esposta ma spettacolare, attraverso il canale, salgo sul tratto gradinato con pietre, risalgo un canalino ripido di erba e rocce, proseguo sulla traccia fino a un passo delicato costituito da una placca liscia che si deve oltrepassare in prossimità di una ponteggia di legno dove il sentiero è interrotto. Lo supero stando più a monte aggrappandomi all’erba arrivando così all’ultimo canale prima della dorsale del Casetto Era. Senza traccia scendo al guado a circa 1650m dove sorprendo un cervo che fugge via, la traccia sembra prosegua a sinistra per poi salire sulla cresta mentre io risalgo direttamente il ripido pendio facile ma faticoso fino a raggiungerla a una quota di 1880m, risalgo la dorsale e in breve giungo al Casetto Era posto al riparo di una roccia a 1949m. Il posto è incredibile, solitario e impervio su un poggio della dorsale sud-est che scende dal Mottone di difficile accesso. Potrebbe offrire uno spartano ricovero ma manca la porta anche se tutto sommato è ancora in buone condizioni. Da qui si gode un panorama di prim’ordine e c’è una pace unica, non penso siano in tanti ad avventurarsi fin qui. Dalla partenza fino al Casetto Era ho impiegato (con l’incertezza iniziale e qualche pausa) circa 4h30.
Dopo una meritata sosta proseguo verso l’alpe Vallar, salgo alle spalle del Casetto fino a un colletto a circa 2000m poi attraverso il pendio senza traccia fino ad avvicinarmi a un canale. Si intravede il tetto della baita dell’alpe Vallar, vedendo così il passaggio obbligato che permette di giungervi. Scendo al canale dove è rimasta ancora un pò di neve,lo attraverso, passo sotto a una fascia rocciosa e risalgo su delle rocce gradinate su una delle quali c’è una tacca che fa capire che il sentiero passava di qui, fino a un delicato ed esposto passaggio dove il sentiero è franato e bisogna un po’ contorcersi e attaccarsi dove capita per proseguire e arrivare finalmente all’alpe Vallar dove le difficoltà hanno termine.
L’alpe Vallar posto su un colletto a quota 1971m, è costituito da una baita ancora in buone condizioni e un rudere vicino. Da qui si gode un bel panorama sul P.zo Vallar e sul P.zo S.Martino . Dal Casetto Era a Vallar circa 45 minuti.
Proseguo prendendo la traccia che dall’alpe porta al centro del pendio ad ovest che risalgo liberamente fino a intercettare a circa 2150m il sentiero che scende dal passo Mottone e si dirige all’alpe Lavazzero. Quindi per il sentiero che percorre lungamente tutta la bella val Bianca passando dall’alpe Cortelancio e Lasino giungo alla chiesa della Madonna del Sassello e poi a Barzona dove chiudo questo bellissimo e interessante anello.
Tempo di discesa circa 3 h
Tourengänger:
antrobi

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (6)