Pizzo Cavergno (3223 m)
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L’anno scorso avevo raggiunto prima il Basodino (con annesso Tamierhorn) e successivamente anche il Kastelhorn con due salite dalla Val Formazza. Ora, per il Pizzo Cavergno mi si pone l’annoso quesito: terza salita formazzina (rocciosa/ghiaiosa/pietrosa) o ghiacciaio del Basodino dal versante opposto? Dato che sono da solo, la risposta è ovvia… Inoltre fisso il punto di partenza a metà strada tra Canza e Riale, le due località che mi avevano visto partente per le sopracitate mete: la cosa è interessante, perché mi permette di evitare la seppur minima ripetizione di itinerario.
Parto così dalla Cascata del Toce abbastanza sfiduciato, dopo essermi “gustato” un temporale notturno con relativi tuoni e lampi durante la colazione a casa (nonostante le previsioni meteo incoraggianti…), e dopo aver dovuto effettuare per ben due volte una Turbo Siesta durante il viaggio in auto: la prima esigua (10 minuti), la seconda canonica (almeno mezz’ora o più), dovute non tanto, o non solo, all’orario della sveglia (“comodamente” puntata alle 03.15, un lusso rispetto all’orario di partenza per il Monte Leone!), bensì alla nefanda influenza che il tempo uggioso ha su di me. Persa un’ora in totale rispetto a ciò che avrei normalmente fatto (ma la sicurezza è più importante!), arrivo alla Cascata del Toce completamente immerso nella nebbia; siccome non piove decido comunque, visto che sono arrivato fin qui, di fare due passi fino al Lago Castel; eventualmente mi pongo come massimo obiettivo di giornata di arrivare a vedere il Lago Nero.
Invece poi le cose vanno diversamente, e lo Spirito della Montagna mi permette di effettuare l’ascensione esattamente come l’avevo prevista, anche se mi aspettavo un livello di difficoltà nettamente inferiore.
Dunque, dalla Cascata del Toce (1681 m) seguo il sentiero che sale a destra e, al primo bivio, salgo ancora a destra verso l’Alpe Ghighel (2121 m). Qui, nonostante la nebbia, proseguo e dopo un piccolo fuori-sentiero arrivo ai guadi sul Rio Scelp. Effettuati anche questi, salgo tra belle rocce montonate ed arrivo alle sponde del Lago Nero (2428 m), quasi invisibile a causa della nebbia. Per un attimo appare la montagna che lo sovrasta, il Corno Talli, e tanto basta ad incoraggiarmi ad arrivare fino alla fine del lago, dove dovrei abbandonare ogni sentiero e salire costeggiando il ruscello che si butta nel lago.
Improvvisamente la nebbia si dirada e, alla fine del lago, comincio a distinguere nettamente la Bocchetta del Basodino, alla quale dovrei puntare con lunghissimo traverso (oltre 700 metri di dislivello) verso NE. Ormai sono qui, tanto vale cominciare a salire: al massimo ripeterò l’itinerario in un’altra occasione, se la nebbia dovesse ricominciare ad infittirsi.
Invece, come detto, arrivo fino a quota 3000 senza nessun problema. Qui faccio un cambio di maglietta, indosso gli scarponi e mi preparo a superare i nevai che mi dividono dai due canali che dovrebbero portare alla Bocchetta del Basodino. Nessun problema sull’unico nevaio affrontato: i ramponi rimangono nello zaino.
Mi butto sul canale di sinistra (forse perché presenta un accesso più facile e meno nevoso). Lo percorro parzialmente con difficoltà (franosissimo e scarsamente appigliato): poi su un passaggio che richiederebbe una gamba più lunga di quella che ho (sarebbe stato ancora fattibile, ma avevo timore per il ritorno) decido di tornare prudenzialmente sui miei passi e di tentare il passaggio al canale di destra senza tornare alla base.
L’operazione è difficoltosa, gli appigli sono veramente “miseri” ed il passaggio è un pochino aereo, ma alla fine riesco a passare. Non è che questo secondo canale sia migliore del primo in quanto a franosità, tutt’altro, ma almeno, oltre alla roccia marcia, offre anche dei buoni appigli (tutti naturalmente da verificare!). Dal canale, al mio passaggio, viene giù di tutto: verifico, anche se mi sembra superfluo (nei 700 metri precedenti non si è vista anima viva), che non ci sia nessuno in giro e proseguo. La maggior parte del materiale franato si ferma alla base del canale, in prossimità delle prime propaggini del nevaio. Dopo alcuni passaggi in cui, più che ai piedi, mi affido alle braccia e alla presa delle mani, il canale diventa più abbordabile pur rimanendo franoso. Lo salgo per intero e guadagno così la sospirata Bocchetta del Basodino (3152 m).
Da qui alla cima del Pizzo Cavergno (3223 m) è un gioco da ragazzi (qualcosa frana anche qui, seppur davvero poco in confronto al canale). Sapendo che i passaggi più ostici non li ritroverò al ritorno (erano nel canale di sinistra), mi rilasso e mi godo la stupenda ed agognata vetta. Il panorama non è un granché: visibile solo il Basodino e la punta 3129 del Kastelhorn ma non la sua vetta principale; poi, a sprazzi, parte del Ghiacciaio del Basodino, e tutta la via di salita dal Lago Nero; più a Sud, come del resto anche in direzione degli altri punti cardinali, nulla. Ma sono già al settimo cielo per ciò che mi è stato permesso di fare, con delle premesse assolutamente contrarie!
Nella discesa trovo nuovamente dei passaggi ostici ed uno in particolare su una placca un po’ troppo liscia per i miei gusti, ma alla fine raggiungo la base. Qui, a differenza dell’andata, scendo con grande attenzione un ripido nevaio (sempre evitando di calzare i ramponi) e successivamente un po’ più “sportivamente” un secondo nevaio meno inclinato. Dopo qualche passaggio su roccia ritrovo gli indumenti che avevo lasciato ad asciugare precedentemente e da qui, pur tentato di raggiungere la base del Kastelhorn e di effettuare così un anello, decido di non sfidare la sorte e la nebbia che è sempre lì in agguato, e ripeto la via di salita fino alla Cascata del Toce.
Commento finale: grande giornata di montagna! Il Pizzo Cavergno fatto da W lo potrei paragonare come difficoltà alla salita al Pesciora o anche (seppur molto meno lunga) a quella al Pizzo Rotondo via Poncione di Ruino. Il Brenna dice :“il canalino si presenta franoso e pericoloso in mancanza di neve”. E oggi, nel canale, di neve non ce n’era. Per questo motivo come difficoltà tecnica azzarderei un PD+. In effetti ora capisco perché si preferisce normalmente salire il Pizzo Cavergno dal Ghiacciaio del Basodino…
Tempi di percorrenza: 8 ore e 45’. Dettaglio:
Cascata del Toce – Pizzo Cavergno : 5 ore e 30’
Pizzo Cavergno – Cascata del Toce: 3 ore e 15’

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