Cima di Cagnói (2544 m)
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Eccoci quindi organizzati come la volta precedente, con

Ad ogni modo, partitamo di buon passo, percorrendo un sentiero perfetto, su cui non troveremo nessun bollo, ma assolutamente chiaro ed evidente. Passiamo quindi prima da Monte, poi da Barm, e infine giungiamo, dopo due ore e mezzo, all'Alpe di Cagnói. Barm è un semplicissimo monte a una ventina di minuti dalla citata alpe, e a quel punto l'escursionista rischia, come abbiamo fatto noi, d'illudersi di vedere dritto e sopra la sua testa, l'obiettivo della giornata. In realtà quella bella cima che si scorge non è quella di Cagnói, ma la Q2382m.
All'Alpe di Cagnói ci consultiamo sul da farsi, e optiamo, dal momento che la Guida del Brenna suggerisce tre varianti, per quella ancora di tipo escursionistico, sebbene trattasi di EI: questa variante prevede di rimanere sul versante S della cresta che dalla Corona di Redòrta di srotola verso E e culmina proprio con la Cima di Cagnói.
Si può senza difficoltà affermare che da qui inizia una nuova escursione, di carattere ben diverso da quanto fatto finora. Si abbandonano velocità e semplicità, e la cartina 1:8000 di

Dopo circa dieci minuti di cammino dall'Alpe, ricevo un SMS sul telefonino, e chiedo ai miei compagni di fermarsi un momento... pochi attimi dopo, ecco sbucare da sotto di noi un elicottero militare, passare sopra le nostre teste e gironzolare tra l'Alpe di Cagnói e la sua Cima. Si tratta di un mio amico, al quale poche sere prima avevo detto che venerdì sarei salito da quelle parti: mi rispose che sarebbe passato a trovarmi... detto, fatto!
Dopo questo strano intermezzo - l'elicottero s'è ormai allontanato - riprendiamo i nostri passi, accorgendoci che quelle che stiamo seguendo sono davvero semplici sentieri di pecore, ma non tracce per l'escursionista. Dovremo infatti più volte fermarci e consultare cartina e altimetro, e modificare il nostro percorso, guadagnando metri o perdendone, sempre cercando di arrivare alle due quote sopra citate.
In un qualche modo, giungiamo alla Q2107m. Qui il Brenna ci suggerisce di prendere i ripidi pendii erbosi, raggiungere la cresta S, di percorrerla e di giungere in vetta. Quello che però da lì vediamo non ci sembra particolarmente invitante, e quindi decidiamo di proseguire e scendere qualche metro, per poi attaccare il pendio erboso da un punto che pare più accessibile, ossia all'interno di un canalone già oltre una crestina che avremmo comunque dovuto aggirare se avessimo seguito le indicazioni del Brenna. Così facciamo, e da questo momento non incontreremo più difficoltà particolari, ma dovremo davvero fare i conti con quanto viene definito "pendio erboso". Ci separano ancora buoni quattrocento metri dalla cima, e questi saranno percorsi praticamente in linea retta fino a duemilaquattrocento metri circa. A questa quota, curiosamente riscopriamo delle tracce, davvero ben visibili e camminabili: dopo tutto quel salire senza segnali e senza il benché minimo omino a dirci "Per la Cima di Cagnói, di qua", trovarci su qualcosa che sembri un sentiero ci sembra il dovuto premio.
In pochi minuti su questa chiara traccia guadagniamo gli ultimi metri, e là, davanti e sopra di noi, ecco presentarsi l'omone di vetta! Si presenta, ahinoi, in maniera opaca, offuscata... la beffa, in tutta quest'ascesa memorabile, ce l'ha giocata infatti la meteo! Attorno a noi è tutto nebbia e nuvole, e solo sulla Val Vegornèss ci è dato di scattare qualche foto nitida. Il nostro sogno era quello di poter fotografare la Corona di Redòrta da lì, ma non potremo fare altro che immaginarcela là, dritta davanti a noi.
È esattamente mezzogiorno, e l'appetito si fa sentire: non ci rimane che assecondarlo!
Nell'omone è presente il libro di vetta: a dimostrazione della non semplicità di questa cima (e forse anche del suo non essere così famosa), esso è composto di due sole pagine, fronte e retro. La prima iscrizione risale al 2008, e poi è stata lasciata una dedica una volta all'anno fino alla nostra, la prima del 2012.
Per il rientro sappiamo che avremo meno difficoltà, dal momento che è sempre più semplice sbirciare dall'alto. Decidiamo subito di ripercorrere i nostri passi, poiché il canalone seguito all'andata non ha presentato difficoltà di sorta; abbiamo comunque in programma di non scendere fino ai suoi piedi, poiché dopo ci toccherebbe andare a ripescare la Q2107m, che non è proprio accessibile, da là. Cominciamo quindi la discesa, e più o meno a metà canalone

Ora non ci rimane che tornare all'Alpe di Cagnói, e di scendere a Sonogno. ll raggiungimento dell'alpe - per i motivi sopra descritti - si rivela assolutamente più semplice di quanto ci toccò all'andata. Scopriamo, giungendovi, che un punto chiave sta proprio nella scelta del sentiero di pecore da seguire partendo dall'alpe: noi ne avevamo preso uno che partiva dietro la cascina, giusto dopo aver attraversato una piccola pietraia: in realtà, quello giusto da imboccare era proprio a lato della cascina! Certo "a saperlo..."!
Ad ogni modo, ci concediamo una breve pausa, e guardandoci in giro ci accorgiamo che le nuvole sembrano davvero essersi adagiate dai duemilaquattrocento in su circa... e vabbè!
In poco più di un'ora e mezzo siamo a Sonogno, e un'oretta dopo siamo a Tenero a gustarci la tanto attesa birra, che oggi ha il sapore della conquista sì, ma che lascia un po' d'amaro in bocca, non solo di fatto...
Grazie

(Ah, dicevo del cartello a Sonogno... quello indica Cima di Cognone - 4 ore... abbiamo nutrito forti dubbi a riguardo!)
tapio: alle circostanziate e dettagliatissime parole di
Jules è difficile aggiungere qualcosa, è già tutto perfetto così…
Faccio dunque parlare il maestro, solo per ricordare quello che avrebbe potuto essere e che invece non è stato. Infatti Giuseppe Brenna, a proposito della Cima di Cagnói, si esprime con questa frase:
“Elevazione al culmine di alti dirupi … è al centro di un immenso anfiteatro di monti, tanto da essere un osservatorio esclusivo”.
Bene, per noi la Cima di Cagnói è stata tutto ciò di cui ha parlato Jules (in estrema sintesi, una grande emozione) fuorché “osservatorio esclusivo”; ma questo è proprio voler cercare il pelo nell’uovo…
Ringrazio Jules e
SaBo per aver condiviso questa fantastica giornata di montagna verzaschese, a cui spero ne seguiranno presto altre.
Tempo totale: 9 ore e 30’. Dettaglio:
Sonogno – Alpe di Cagnói : 2 ore e 30’
Alpe di Cagnói - Cima di Cagnói: 3 ore
Cima di Cagnói – Sonogno: 4 ore
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