Adula
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Terza uscita del corso SA3 CAI Varese del 2012… sebbene manchino due allievi, le previsioni meteo da disastrose diventano sempre più ottimistiche, quindi si parte! Gli istruttori ci consigliano di salire dalla val Soi, un po’ più di dislivello, ma ben più corta della val Carassino. Arrivati a Dangio non troviamo la strada che sale per la val di Soi, al suo posto troviamo un poco invitante cartello escursionistico che indica il tempo necessario a raggiungere la capanna CAS dove dovremmo dormire… 4 ore e 1200 m di dislivello, sci in spalla: si mette ai voti e la maggioranza decide che si sale per la val Carassino, più lunga ma con 700 m in meno di dislivello. Per la cronaca io ero tra quelli che avrebbe “osato” salire da Dangio per la val di Soi… probabilmente a quel punto ci saremmo accorti della strada asfaltata che proseguiva senza problemi fino a Soi e poi ancora un po’ oltre su sterrata… pace, è andata così! Anche io comunque sono colpevole di non aver saputo leggere bene la cartina svizzera: ho scambiato una strada per una mulattiera/sentiero.
Eccoci quindi alla diga del Luzzone, attraversata in lungo e in largo da gallerie percorribili in auto… dopo averle provate tutte, finalmente imbocchiamo quella giusta e riusciamo a partire, sci in spalla, ovviamente!
Solo l’ultimo pezzetto riusciamo a farlo con gli sci ai piedi, per il resto è un calvario, sebbene si salga parlando di montagna (e di cosa se no?!) e quindi il tempo e i km (quasi 7) passano velocemente…
Arrivati in rifugio svuotiamo gli zaini, carichi non solo dell’attrezzatura indispensabile alla salita del giorno successivo, ma anche delle cibarie che io e Carlo avevamo comprato al supermercato prima di partire… questo perchè il rifugio in questo periodo è aperto, ma senza gestore, e quindi è necessario portarsi da casa le materie prime per la cena: pasta al sugo, carne alla griglia, vino e pesche sciroppate! Dopo una notte insonne (per me ormai un’abitudine nei rifugi) partiamo alle 5, dopo una veloce colazione con the e biscotti (volendo c’erano 2 costine avanzate dalla sera, ma volevo stare leggero!). Prova ARVA a cura di Barbara e poi via… Giorgetti mi invita a stare davanti tracciando la rotta… ogni tanto do un occhio al GPS, puntando al rifugio UTOE, prima meta della giornata… capiamo subito di che pasta è fatta l’Adula versione SA3. Saliamo da un canale bello ripido con neve marmorea… salgo con circospezione, visto che ogni due per tre gli sci scappano via. Dopo un’ora esatta siamo al rifugio UTOE, aspettiamo che il gruppo si ricompatti e ripartiamo. Sbagliamo leggermente rotta (per fortuna non sono più l’apripista!) e ci tocca salire un canalino erboso/roccioso con gli sci in mano. Dopo una breve discesa, siamo finalmente nella conca del ghiacciaio di Bresciana, che risaliamo in direttissima, fin dove possibile con gli sci (senza rampanti), poi quando il pendio si fa troppo ripido, visto anche qualche scivolone pericoloso da parte di altri allievi, saliamo con i ramponi, sci in spalla. Così fino alla vetta che raggiungiamo per la direttissima sbucando proprio sotto la croce. Mi preparo alla discesa e mi accorgo che uno dei due attacchi è apparentemente rotto, per lo meno si è smontato qualcosa. Dopo qualche minuti di panico, con l’assistenza psicologica e fisica di Nicola, riesco a rimettere a posto il tutto. Un altro scivolone, questa volta da parte di un istruttore, anche questo senza conseguenze, ci fa capire che la discesa sarà tutt’altro che semplice. Con attenzione affrontiamo i pendii più ripidi, alcuni molto lentamente per la paura di scivolare. La neve poi si smolla un po’ di più e la sciata diventa divertente e rilassante. Arrivati al rifugio finiamo le costine avanzate, il pane, i biscotti e dopo una breve pennichella al sole e una riassettata al rifugio, possiamo ripartire, gli allievi per la val Carassino, gli istruttori per la val Soi.
Eccoci quindi alla diga del Luzzone, attraversata in lungo e in largo da gallerie percorribili in auto… dopo averle provate tutte, finalmente imbocchiamo quella giusta e riusciamo a partire, sci in spalla, ovviamente!
Solo l’ultimo pezzetto riusciamo a farlo con gli sci ai piedi, per il resto è un calvario, sebbene si salga parlando di montagna (e di cosa se no?!) e quindi il tempo e i km (quasi 7) passano velocemente…
Arrivati in rifugio svuotiamo gli zaini, carichi non solo dell’attrezzatura indispensabile alla salita del giorno successivo, ma anche delle cibarie che io e Carlo avevamo comprato al supermercato prima di partire… questo perchè il rifugio in questo periodo è aperto, ma senza gestore, e quindi è necessario portarsi da casa le materie prime per la cena: pasta al sugo, carne alla griglia, vino e pesche sciroppate! Dopo una notte insonne (per me ormai un’abitudine nei rifugi) partiamo alle 5, dopo una veloce colazione con the e biscotti (volendo c’erano 2 costine avanzate dalla sera, ma volevo stare leggero!). Prova ARVA a cura di Barbara e poi via… Giorgetti mi invita a stare davanti tracciando la rotta… ogni tanto do un occhio al GPS, puntando al rifugio UTOE, prima meta della giornata… capiamo subito di che pasta è fatta l’Adula versione SA3. Saliamo da un canale bello ripido con neve marmorea… salgo con circospezione, visto che ogni due per tre gli sci scappano via. Dopo un’ora esatta siamo al rifugio UTOE, aspettiamo che il gruppo si ricompatti e ripartiamo. Sbagliamo leggermente rotta (per fortuna non sono più l’apripista!) e ci tocca salire un canalino erboso/roccioso con gli sci in mano. Dopo una breve discesa, siamo finalmente nella conca del ghiacciaio di Bresciana, che risaliamo in direttissima, fin dove possibile con gli sci (senza rampanti), poi quando il pendio si fa troppo ripido, visto anche qualche scivolone pericoloso da parte di altri allievi, saliamo con i ramponi, sci in spalla. Così fino alla vetta che raggiungiamo per la direttissima sbucando proprio sotto la croce. Mi preparo alla discesa e mi accorgo che uno dei due attacchi è apparentemente rotto, per lo meno si è smontato qualcosa. Dopo qualche minuti di panico, con l’assistenza psicologica e fisica di Nicola, riesco a rimettere a posto il tutto. Un altro scivolone, questa volta da parte di un istruttore, anche questo senza conseguenze, ci fa capire che la discesa sarà tutt’altro che semplice. Con attenzione affrontiamo i pendii più ripidi, alcuni molto lentamente per la paura di scivolare. La neve poi si smolla un po’ di più e la sciata diventa divertente e rilassante. Arrivati al rifugio finiamo le costine avanzate, il pane, i biscotti e dopo una breve pennichella al sole e una riassettata al rifugio, possiamo ripartire, gli allievi per la val Carassino, gli istruttori per la val Soi.
La cima dell'Adula (3402 m) l'avevo già raggiunta la scorsa estate salendo la via Malvaglia e scendendo dalla normale per poi ricongiungermi al percorso di salita al passo del laghetto: questa gita però è stata completamente diversa, sia perchè in veste invernale, sia perchè la salita si è svolta da un altro versante. Grazie a tutti gli istruttori per le dritte che ci danno, infondendoci sicurezza, e grazie a tutti i compagni di corso per la simpatia e l’amicizia che ci lega sempre di più. Alla prossima!
Le foto caricate sono di Barbara.
Qui le mie foto.
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