Anello al Pizzo di Claro (q. 2720) da Claro
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Lo sento. Mentre muovo i primi passi in questo bosco umido, mentre arranco su questo sentiero senza respiro. Lo sento. Esso si diffonde nell'aria e la impregna, si mischia con il sudore che da ogni poro mi trasuda. Lo sento e mi richiama alla mente quello che sono o vorrei essere: un predone dell'infinito. Lo sento, è un profumo, il profumo dell'impresa.
E' il destino che l'ha voluto, io volevo salire il Pizzo di Claro dai monti di Maruso, volevo risalire la carrozzabile comodamente seduto sulla mia automobile e non è colpa mia se alla sbarra che ne delimita l'accesso a pagamento non ho sufficienti monetine. La colpa è del destino, forse è giusto così, forse era quello che volevo, sentire il profumo dell'impresa.
Peccato per l'umidità davvero notevole, sarebbe invece un piacere risalire a Maruso prima e all'alpe Domas poi per splendidi boschi che mutano continuamente nell'aspetto, mano a mano che si guadagna quota.
All'alpe Domas, dopoo aver cambiato la prima maglietta, è il tempo della prima decisione. Decido per andare alla capanna Brogoldone e in una ventina di minuti la raggiungo: sembra un resort, tutto bello, pulito e in ordine, l'erba rasata, cavalli e ciucci che pascolano sereni.
Dalla capanna, si va all'attacco del pizzo: con sentiero a mezza costa risalgo al passo di Gagern. Secondo bivio. scarto la via Lumino perchè c'è nebbia e perchè l'impresa di oggi contempla tanta fatica ma nessun pericolo. Una cosa per volta.
Quindi dal passo, scendo verso il pian de Baitel e punto una seconda sella che appare e scompare talvolta celata dalle nuvole che svelte, le termiche portano su. Il percorso non è sempre evidente nonostante rari segni di vernice e qualche ometto. Forse è proprio per colpa di qualche maldesto ometto, mi mantengo troppo basso, perdo ogni traccia e vado avanti ad intuito. Ciò mi fa perdere sia la via di salita che parte dal secondo canalone, si quella più avanti che si collega al sentiero che viene dalla Calanca. Vien voglia di desistere, ora fa caldo, ora freddo, ora non si vede nulla, il tempo passa e la stanchezza cresce.
Mi do ancora una chance e raggiungo la seconda sella a Q2270, dove una coppia di escursionisti proveninti dalla via normale della Calanca, mi forniscono le giuste indicazioni. Ora è tutto chiaro, il sentiero evidente. La fatica sarà pazzesca, lo so perchè ho fame e mi fa male tutto, ma adesso so che ce la farò.
Giungo in vetta al pizzo di Claro alle 13.30, dopo 6h15min dalla partenza, in regime di gioia infinita, al pari della stanchezza e dei crampi allo stomaco.
Sono come dentro un sacco di nebbia, talvolta è difficile vedere chi mi accompagna, a pochi metri da me.
Si decide ora per la discesa dal lago di Canee, che si attacca dalla vetta seguendo i segnavia bianco rossi posti nella dirazione opposta a quella di salita. Il sentiero è molto ripido, sconnesso e sdrucciolevole ma finalmente evidente. Un po' d'aria, qualche centinaio di metri più in basso, apre lo sguardo sul sottostante laghetto. Questo è uno spettacolo che, da solo, giustifica ogni fatica e difficoltà.
Si aggira il lago mantenendosi piuttosto alti sullo stesso, si perviene dunque ad un alpeggio ancora carico e, per prati, si scende all'alpe Pueritt dove un segnavia indica la strada per Claro. In un bosco perfetto si scende a capofitto verso Bens, dove è un piacere trascorrere qualche minuto in compagnia di simpaticissimi indigeni per poi svelti ripartire perchè il tempo è tiranno.
Ancora giù, a rotta di collo verso la famosa carrozzabile a pagamento che si segue per alcuni tratti prima di immettersi nell'ultimo sentiero che riporta all'automobile, alla sbarra.
Ho scalato il Pizzo di Claro da Claro, sono salito sulla montagna dei Ticinesi attraverso la via più faticosa: meriterei la cittadinza onoraria!
Sviluppo chilometrico: 16 km circa.
SE (secondo la regola di upthehill): 40.5 km
Tempo di salita: 6h15min (soste comprese)
Permanza in vetta: 45 min circa
tempo di discesa: 3h45min (soste comprese)
I dislivelli tengono conto della discesa al pian de Baitel da Gagerm e relativa risalita a Q2270.
E' il destino che l'ha voluto, io volevo salire il Pizzo di Claro dai monti di Maruso, volevo risalire la carrozzabile comodamente seduto sulla mia automobile e non è colpa mia se alla sbarra che ne delimita l'accesso a pagamento non ho sufficienti monetine. La colpa è del destino, forse è giusto così, forse era quello che volevo, sentire il profumo dell'impresa.
Peccato per l'umidità davvero notevole, sarebbe invece un piacere risalire a Maruso prima e all'alpe Domas poi per splendidi boschi che mutano continuamente nell'aspetto, mano a mano che si guadagna quota.
All'alpe Domas, dopoo aver cambiato la prima maglietta, è il tempo della prima decisione. Decido per andare alla capanna Brogoldone e in una ventina di minuti la raggiungo: sembra un resort, tutto bello, pulito e in ordine, l'erba rasata, cavalli e ciucci che pascolano sereni.
Dalla capanna, si va all'attacco del pizzo: con sentiero a mezza costa risalgo al passo di Gagern. Secondo bivio. scarto la via Lumino perchè c'è nebbia e perchè l'impresa di oggi contempla tanta fatica ma nessun pericolo. Una cosa per volta.
Quindi dal passo, scendo verso il pian de Baitel e punto una seconda sella che appare e scompare talvolta celata dalle nuvole che svelte, le termiche portano su. Il percorso non è sempre evidente nonostante rari segni di vernice e qualche ometto. Forse è proprio per colpa di qualche maldesto ometto, mi mantengo troppo basso, perdo ogni traccia e vado avanti ad intuito. Ciò mi fa perdere sia la via di salita che parte dal secondo canalone, si quella più avanti che si collega al sentiero che viene dalla Calanca. Vien voglia di desistere, ora fa caldo, ora freddo, ora non si vede nulla, il tempo passa e la stanchezza cresce.
Mi do ancora una chance e raggiungo la seconda sella a Q2270, dove una coppia di escursionisti proveninti dalla via normale della Calanca, mi forniscono le giuste indicazioni. Ora è tutto chiaro, il sentiero evidente. La fatica sarà pazzesca, lo so perchè ho fame e mi fa male tutto, ma adesso so che ce la farò.
Giungo in vetta al pizzo di Claro alle 13.30, dopo 6h15min dalla partenza, in regime di gioia infinita, al pari della stanchezza e dei crampi allo stomaco.
Sono come dentro un sacco di nebbia, talvolta è difficile vedere chi mi accompagna, a pochi metri da me.
Si decide ora per la discesa dal lago di Canee, che si attacca dalla vetta seguendo i segnavia bianco rossi posti nella dirazione opposta a quella di salita. Il sentiero è molto ripido, sconnesso e sdrucciolevole ma finalmente evidente. Un po' d'aria, qualche centinaio di metri più in basso, apre lo sguardo sul sottostante laghetto. Questo è uno spettacolo che, da solo, giustifica ogni fatica e difficoltà.
Si aggira il lago mantenendosi piuttosto alti sullo stesso, si perviene dunque ad un alpeggio ancora carico e, per prati, si scende all'alpe Pueritt dove un segnavia indica la strada per Claro. In un bosco perfetto si scende a capofitto verso Bens, dove è un piacere trascorrere qualche minuto in compagnia di simpaticissimi indigeni per poi svelti ripartire perchè il tempo è tiranno.
Ancora giù, a rotta di collo verso la famosa carrozzabile a pagamento che si segue per alcuni tratti prima di immettersi nell'ultimo sentiero che riporta all'automobile, alla sbarra.
Ho scalato il Pizzo di Claro da Claro, sono salito sulla montagna dei Ticinesi attraverso la via più faticosa: meriterei la cittadinza onoraria!
Sviluppo chilometrico: 16 km circa.
SE (secondo la regola di upthehill): 40.5 km
Tempo di salita: 6h15min (soste comprese)
Permanza in vetta: 45 min circa
tempo di discesa: 3h45min (soste comprese)
I dislivelli tengono conto della discesa al pian de Baitel da Gagerm e relativa risalita a Q2270.
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