Rifugio degli Angeli ( a 2916 metri senza ali)
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Questa non è solo la descrizione di un'ascesa verso un rifugio.
Da parte mia è la scoperta di un luogo teatro di un'impresa di spessore etico molto elevato, con i connotati di un impresa epica, interposta tra progetto e realizzazione.
Del rifugio degli Angeli, ex Scavarda, restava solo uno scheletro di pietre annerite, dopo l'incendio che lo colpì nel 1990.
I volontari dell' Operazione Mato Grosso, (un'organizzazione no- profit, che raccoglie fondi per progetti mirati in America Latina) trasformarono in realtà l'idea della ricostruzione, portando materialmente negli zaini e sulle spalle di centinaia di ragazzi, mattoni, legname, tubi, piastrelle, sabbia ed altro materiale edilizio dalla valle sottostante.
Un lavoro lungo due anni, fino all'inaugurazione del 2005, dimostra che la tenacia nel perseguire la direzione dei sogni è la via giusta per la loro realizzazione!
Un caldo pomeriggio di agosto, lasciamo l'auto a Bonne per imboccare la strada interpoderale che tranquilla porta al pacioso alpeggio Alpe Botza.
Usciti dal bosco di larici, seguiamo il sentiero n°16, che sale fino alle baite di Arp Vieille.
Si presenta al nostro sguardo un'ampia conca erbosa di pascoli, solcata da piccoli torrenti che scendono dalla testa innevata e accaldata del Rutor.
Sulla destra, il cammino si inerpica su di un versante abbastanza ripido, modellato dal ritiro del ghiacciaio e tagliato da tornanti che guadagnando quota si fanno sempre più stretti.
Una gola dantesca irta di massi spigolosi, che sembrano spaccati dalla spada di un ciclope infuriato, permette lo scollinamento a quota 2950, dove ci appare la forma squadrata del Rifugio Degli Angeli.(2916 m)
Dalla terrazza panoramica, con una elementare rotazione del collo posso ammirare la Grande Rousse, il Gran Paradiso, Monte Rosa , Cervino e Grand Combin...inebriante no?
Siamo in cerca di altitudine e di frescura: dopo una cena servita in un'atmosfera cordiale che i ragazzi del Mato Grosso sanno ben amministrare, come da programma passiamo la notte al rifugio.
Le lancette dell'orologio nel buio girano come una moviola stanca, la notte passa in un dormiveglia, come sempre a queste quote.
Alle sette del mattino dopo, sono già in cammino verso il laghetto situato un centinaio di metri sotto il rifugio, da dove si può meglio ammirare quel che resta del ghiacciaio del Morion, esile figlio del Grande Rutor.
Nel cammino noto una strana pietra nera, sembra quasi un meteorite.
L'ambiente è severo e lunare, visto dietro il filtro del sole appena sorto che uniforma i colori, appare di una bellezza selvaggia e antica.
Il silenzio quasi totale è scalfitto solo dal fruscio del torrente che alimenta il piccolo specchio d'acqua freddissima, resa torbida dalla sospensione minerale.
Inalando aria rarefatta, guardo la lingua disidratata del Morion che scende verso di me...un sospiro mi coglie, come tutti i ghiacciai se la passa davvero male.
Guardo lassù il rifugio, appollaiato su di una cresta di roccia grigia: sembra una navicella spaziale che non è più ripartita per gli spazi siderali, causa mancanza di carburante.
Un lampo.
Solo ora comprendo l'azzeccata scelta del nome.
I volontari.
Una moltitudine di angeli terreni, i ragazzi che hanno reso tangibile il soffio di un'idea, lavorando senza compenso, hanno sconfitto la gretta logica del profitto.
Un vero miracolo.
E non avevano neanche le ali.
soundtrack: Zap Mama " It's not too late for making a new world "
http://www.youtube.com/watch?v=PujEC7k496I
Da parte mia è la scoperta di un luogo teatro di un'impresa di spessore etico molto elevato, con i connotati di un impresa epica, interposta tra progetto e realizzazione.
Del rifugio degli Angeli, ex Scavarda, restava solo uno scheletro di pietre annerite, dopo l'incendio che lo colpì nel 1990.
I volontari dell' Operazione Mato Grosso, (un'organizzazione no- profit, che raccoglie fondi per progetti mirati in America Latina) trasformarono in realtà l'idea della ricostruzione, portando materialmente negli zaini e sulle spalle di centinaia di ragazzi, mattoni, legname, tubi, piastrelle, sabbia ed altro materiale edilizio dalla valle sottostante.
Un lavoro lungo due anni, fino all'inaugurazione del 2005, dimostra che la tenacia nel perseguire la direzione dei sogni è la via giusta per la loro realizzazione!
Un caldo pomeriggio di agosto, lasciamo l'auto a Bonne per imboccare la strada interpoderale che tranquilla porta al pacioso alpeggio Alpe Botza.
Usciti dal bosco di larici, seguiamo il sentiero n°16, che sale fino alle baite di Arp Vieille.
Si presenta al nostro sguardo un'ampia conca erbosa di pascoli, solcata da piccoli torrenti che scendono dalla testa innevata e accaldata del Rutor.
Sulla destra, il cammino si inerpica su di un versante abbastanza ripido, modellato dal ritiro del ghiacciaio e tagliato da tornanti che guadagnando quota si fanno sempre più stretti.
Una gola dantesca irta di massi spigolosi, che sembrano spaccati dalla spada di un ciclope infuriato, permette lo scollinamento a quota 2950, dove ci appare la forma squadrata del Rifugio Degli Angeli.(2916 m)
Dalla terrazza panoramica, con una elementare rotazione del collo posso ammirare la Grande Rousse, il Gran Paradiso, Monte Rosa , Cervino e Grand Combin...inebriante no?
Siamo in cerca di altitudine e di frescura: dopo una cena servita in un'atmosfera cordiale che i ragazzi del Mato Grosso sanno ben amministrare, come da programma passiamo la notte al rifugio.
Le lancette dell'orologio nel buio girano come una moviola stanca, la notte passa in un dormiveglia, come sempre a queste quote.
Alle sette del mattino dopo, sono già in cammino verso il laghetto situato un centinaio di metri sotto il rifugio, da dove si può meglio ammirare quel che resta del ghiacciaio del Morion, esile figlio del Grande Rutor.
Nel cammino noto una strana pietra nera, sembra quasi un meteorite.
L'ambiente è severo e lunare, visto dietro il filtro del sole appena sorto che uniforma i colori, appare di una bellezza selvaggia e antica.
Il silenzio quasi totale è scalfitto solo dal fruscio del torrente che alimenta il piccolo specchio d'acqua freddissima, resa torbida dalla sospensione minerale.
Inalando aria rarefatta, guardo la lingua disidratata del Morion che scende verso di me...un sospiro mi coglie, come tutti i ghiacciai se la passa davvero male.
Guardo lassù il rifugio, appollaiato su di una cresta di roccia grigia: sembra una navicella spaziale che non è più ripartita per gli spazi siderali, causa mancanza di carburante.
Un lampo.
Solo ora comprendo l'azzeccata scelta del nome.
I volontari.
Una moltitudine di angeli terreni, i ragazzi che hanno reso tangibile il soffio di un'idea, lavorando senza compenso, hanno sconfitto la gretta logica del profitto.
Un vero miracolo.
E non avevano neanche le ali.
soundtrack: Zap Mama " It's not too late for making a new world "
http://www.youtube.com/watch?v=PujEC7k496I
Tourengänger:
lebowski

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Kommentare (3)