Cima di Camadra 3172m - Piz Medel 3211m
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Riuscire a passare un weekend in montagna tutti assieme è un avvenimento: ognuno ha i suoi impegni che non sempre combaciano con quelli degli altri, insomma, spesso bisogna essere contenti se si trova un compagno. Oggi no! Oggi la combriccola è al completo e per l'occasione vogliamo salire due 3000: la Cima di Camadra e il Piz Medel. Il ritrovo è molto presto, perchè vogliamo cominciare a camminare alle 6. Risaliamo in auto la strada fino a Pan Geirett, da dove prende il via il nostro giro. Abbiamo prenotato alla capanna Scaletta, che raggiungeremo però solo dopo un lungo giro.
Infiliamo gli scarponi e cominciamo a camminare risalendo il Sentiero degli Stambecchi, che si inerpica per ripidi pendii fino al Passo Uffiern 2628m. Lì lasciamo il sentiero e percorriamo la dorsale che verso NW porta alla Cima di Camadra. Il tempo che fino a qualche ora prima sembrava prevedere una giornata limpida, si sta guastando. Forti venti spingono nuvoloni verso sud e il cielo si è nel frattempo fatto grigio.
La dorsale che percorriamo procede con un saliscendi fino al cospetto della parete S della Cima di Camadra, che risaliamo per blocchi e detriti. Giungiamo in cima, ma purtroppo il panorama non è quello che ci aspettavamo. Nuvole e nebbia ci privano del colpo d'occhio sui dintorni e ci preannunciano come sarà il resto della giornata.
Indossiamo giacche e windstopper per ripararci dal forte vento e come al solito cerchiamo il libro di vetta per lasciare una traccia del nostro passaggio. Ma c'è una sorpresa: la gamella che contiene il libro di vetta è stata attraversata da un fulmine. Sono evidenti il punto di entrata e quello di uscita. Lascio immaginare lo stato del libro di vetta!
La pausa sulla Cima di Camadra è breve: il tempo di mangiare una barretta e di indossare i ramponi che ci serviranno per la discesa sul Vadrecc di Camadra. Il primo tratto è infatti abbastanza ripido e la neve ancora dura scricchiola sotto le punte dei ramponi. Proseguiamo in direzione del Piz Medel (che però non si vede a causa della nebbia) attraversando con percorso pianeggiante appena sotto la cresta rocciosa. Raggiunte le rocce appena a destra di una selletta nevosa togliamo i ramponi e ci inerpichiamo su blocchi raggiungendo la cresta S del Piz Medel che seguiamo poi fino alla cima. Con il bel tempo la cresta non è difficile: ci sono dei passaggi di arrampicata (II) che però si possono sempre aggirare sul lato destro. Nel nostro caso le rocce si sono bagnate a causa della nebbia diventando molto scivolose.
Ci siamo resi conto di essere in vetta solo quando abbiamo notato che la cresta cominciava a scendere. Visibilità di pochi metri. Non ci fermiamo che pochi istanti: preferiamo proseguire e trovare un posto più riparato dal vento per effettuare una pausa, prima di cominciare la lunga discesa. Dalla cima si scende dapprima per blocchi, poi per una breve crestina nevosa fino a raggiungere il ghiacciaio di Medel.
Ci rendiamo subito conto che l'aspetto più delicato della discesa sarà l'orientamento. Da questo momento le decisioni sulla direzione da prendere saranno importanti, e non potremo permetterci errori visto il lungo cammino che ancora ci aspetta. Decidiamo di tenerci appena a sinistra della cresta rocciosa, per avere un riferimento visivo costante. In alcuni punti ci portiamo sulla cresta che scaliamo in discesa (qualche passaggio di II). Superata una larga sella nevosa a quota 3015 ca il ghiacciaio si fa più ripido e scendiamo fino a quota 2900 ca, poi traversiamo verso SE sotto una fascia rocciosa. È il punto più delicato e siamo vicini all'errore scendendo un po' troppo. Ce ne accorgiamo però subito e risaliamo alla selletta quotata 2906 sulla CN. Da lì ci riportiamo sulla cresta rocciosa che percorriamo in discesa, sfruttando a volte piccole tracce di sentiero, fino alla quota 2728. Lì un ripido canalino di neve ci permette di scendere sui nevai sottostanti e risalire più comodamente alla Fuorcla Sura da Lavaz. Le difficoltà sono ormai dietro di noi. Ci aspetta solo una lunga discesa verso il piano della Greina, e la Capanna Scaletta, che raggiungeremo alle 16 sotto un inizio di acquazzone.
Durante questa gita abbiamo avuto la conferma di quanto la meteo può cambiare le condizioni di una gita e di quanto è importante essere pronti ad affrontare questi cambiamenti, non solo per quel che riguarda l'equipaggiamento, ma anche per l'aspetto della navigazione. Se in cattive condizioni può essere già difficile trovare un sentiero, su terreni più "alpinistici" è vitale saper trovare la giusta via anche nelle peggiori condizioni. Da non dimenticare quando si pianifica una gita.
Infiliamo gli scarponi e cominciamo a camminare risalendo il Sentiero degli Stambecchi, che si inerpica per ripidi pendii fino al Passo Uffiern 2628m. Lì lasciamo il sentiero e percorriamo la dorsale che verso NW porta alla Cima di Camadra. Il tempo che fino a qualche ora prima sembrava prevedere una giornata limpida, si sta guastando. Forti venti spingono nuvoloni verso sud e il cielo si è nel frattempo fatto grigio.
La dorsale che percorriamo procede con un saliscendi fino al cospetto della parete S della Cima di Camadra, che risaliamo per blocchi e detriti. Giungiamo in cima, ma purtroppo il panorama non è quello che ci aspettavamo. Nuvole e nebbia ci privano del colpo d'occhio sui dintorni e ci preannunciano come sarà il resto della giornata.
Indossiamo giacche e windstopper per ripararci dal forte vento e come al solito cerchiamo il libro di vetta per lasciare una traccia del nostro passaggio. Ma c'è una sorpresa: la gamella che contiene il libro di vetta è stata attraversata da un fulmine. Sono evidenti il punto di entrata e quello di uscita. Lascio immaginare lo stato del libro di vetta!
La pausa sulla Cima di Camadra è breve: il tempo di mangiare una barretta e di indossare i ramponi che ci serviranno per la discesa sul Vadrecc di Camadra. Il primo tratto è infatti abbastanza ripido e la neve ancora dura scricchiola sotto le punte dei ramponi. Proseguiamo in direzione del Piz Medel (che però non si vede a causa della nebbia) attraversando con percorso pianeggiante appena sotto la cresta rocciosa. Raggiunte le rocce appena a destra di una selletta nevosa togliamo i ramponi e ci inerpichiamo su blocchi raggiungendo la cresta S del Piz Medel che seguiamo poi fino alla cima. Con il bel tempo la cresta non è difficile: ci sono dei passaggi di arrampicata (II) che però si possono sempre aggirare sul lato destro. Nel nostro caso le rocce si sono bagnate a causa della nebbia diventando molto scivolose.
Ci siamo resi conto di essere in vetta solo quando abbiamo notato che la cresta cominciava a scendere. Visibilità di pochi metri. Non ci fermiamo che pochi istanti: preferiamo proseguire e trovare un posto più riparato dal vento per effettuare una pausa, prima di cominciare la lunga discesa. Dalla cima si scende dapprima per blocchi, poi per una breve crestina nevosa fino a raggiungere il ghiacciaio di Medel.
Ci rendiamo subito conto che l'aspetto più delicato della discesa sarà l'orientamento. Da questo momento le decisioni sulla direzione da prendere saranno importanti, e non potremo permetterci errori visto il lungo cammino che ancora ci aspetta. Decidiamo di tenerci appena a sinistra della cresta rocciosa, per avere un riferimento visivo costante. In alcuni punti ci portiamo sulla cresta che scaliamo in discesa (qualche passaggio di II). Superata una larga sella nevosa a quota 3015 ca il ghiacciaio si fa più ripido e scendiamo fino a quota 2900 ca, poi traversiamo verso SE sotto una fascia rocciosa. È il punto più delicato e siamo vicini all'errore scendendo un po' troppo. Ce ne accorgiamo però subito e risaliamo alla selletta quotata 2906 sulla CN. Da lì ci riportiamo sulla cresta rocciosa che percorriamo in discesa, sfruttando a volte piccole tracce di sentiero, fino alla quota 2728. Lì un ripido canalino di neve ci permette di scendere sui nevai sottostanti e risalire più comodamente alla Fuorcla Sura da Lavaz. Le difficoltà sono ormai dietro di noi. Ci aspetta solo una lunga discesa verso il piano della Greina, e la Capanna Scaletta, che raggiungeremo alle 16 sotto un inizio di acquazzone.
Durante questa gita abbiamo avuto la conferma di quanto la meteo può cambiare le condizioni di una gita e di quanto è importante essere pronti ad affrontare questi cambiamenti, non solo per quel che riguarda l'equipaggiamento, ma anche per l'aspetto della navigazione. Se in cattive condizioni può essere già difficile trovare un sentiero, su terreni più "alpinistici" è vitale saper trovare la giusta via anche nelle peggiori condizioni. Da non dimenticare quando si pianifica una gita.
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