Pizzo Tresero 3594mt.
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Oggi per impegni dell'ultima ora "salta" una gita con mio figlio ed anche con i miei soci abituali e mio fratello non riesco a combinare.
Per cui mi ritrovo da solo e, dopo essere stato a lungo indeciso, scelgo una una meta un po' lontana da casa da fare in giornata, ma che mi ha sempre attratto particolarmente: il pizzo Tresero.
Partenza ad un orario improponibile (ma tanto oggi non devo rendere conto a nessuno) e alle 5.30 mi ritorovo già al Berni purtroppo davanti ad un cielo a dir poco preoccupante, con abbondante copertura nuvolosa, cime assolutamente invisibili e vento da nord nord-ovest.
Di tanto in tanto scende addirittura una pioggierella mista forse a nevischio che non invita molto alla gita.
D'altra parte le previsioni erano così uniformi per il bel tempo che non possono aver fallito così clamorosamente e poi dopo tutta la strada fatta non avrei proprio voglia di cambiare meta...
Al passo scambio quattro parole con un altro ragazzo che, con tanto di sci sullo zaino si accinge a salire il San Matteo, anche lui con poco entusiasmo per via del tempaccio.
A questo punto mi preparo di tutto punto con ramponi e piccozza e mi incammino, decidendo però di percorrere la traccia utilizzata dagli scialpinisti per il Pizzo Tresero (ossia sentiero n.42 per il Bivacco Btg. M. Ortles abbandonato a un certo punto verso sinistra), restando più a destra rispetto la via normale (ossia sentiero n.25) che percorrerò al ritorno, cosicchè da variare un po' il tragitto compiendo una sorta di anello.
Il bivio tra queste due vie, ben segnalato è praticamente subito dopo la partenza, in corrispondenza della Baita ex Rifugio di Gavia.
Sul ghiacciaio i crepacci sono tutti ancora abbondantemente coperti, ma da parte mia la prudenza e la concentrazione sono massime.
Oltretutto non c'è in giro davvero nessuno e quindi mi faccio la traccia ad intuito, su una neve non propriamente trasformata e indurita dal gelo ma comunque accettabile.
Dopo circa due ore di marcia sono in vista del Bivacco Seveso, immerso nella nuvolaglia e decido di raggiungerlo per mangiare qualcosa e per ripararmi perchè fa piuttosto freddo ed il vento ne aumenta la percezione.
Arrivato al Seveso entro deciso e mi ritrovo tre ragazzi stranieri che dormono sulle brande accucciati e ben coperti e quasi quasi in quelle condizioni un po' li invidio.
Dopo aver mangiato una banana e scambiato, per quello che ci siamo potuti comprendere, qualche parola con i ragazzi che hanno pernottato lì, esco deciso per tentare la cresta per il Pizzo Tresero.
Le condizioni del tempo in questo momento sono pessime ed il vento a folate è fortissimo.
La cresta è molto scivolosa anche se abbastanza scoperta dalla neve, ma ad un certo punto per passare la devo abbandonare piegando leggermente verso ovest, alla mia sinistra, percorrendo un tratto su nevaio e riprendendola un po' più in alto dopo aver fatto una parete di neve e sfasciumi veramente delicata.
A questo punto mi ritrovo in prossimità del ricongiungimento della via normale più semplice proveniente dal ghiacciaio dov'è anche una catena che permette di superare delle roccette; di lì scenderò al ritorno.
Le difficoltà sono ormai terminate e in breve raggiungo la vetta del Tresero percorrendo l'ultimo semplice tratto di cresta.
In vetta il cielo tende a momenti a schiarisi e mi permette di contemplare il panorama e di restare, ben coperto, in ascolto del rumore del vento.
Nel frattempo giunge un primo ragazzo che scende quasi subito e successivamente un altro ragazzo di nome Filippo proveniente da Valli del Pasubio con cui faccio amicizia e con cui condividerò il resto dell'escursione odierna.
Dopo aver scattato le consuete foto di vetta, nel corso di una pausa veramente "mega", mi accingo a scendere lungo la via normale in compagnia di Filippo.
Con innumerevoli altre pause durante il tragitto ritorniamo al Gavia sotto un cielo blu cobalto e in quasi totale assenza di vento: ora è una giornata davvero fantastica.
Ci concediamo infine una birra ristoratrice al Berni (grazie Filippo) e dopo i saluti al socio di oggi rientro per il lungo viaggio verso casa.
Grazie Tresero e un saluto (se leggerà questa mia) a Filippo.
Per cui mi ritrovo da solo e, dopo essere stato a lungo indeciso, scelgo una una meta un po' lontana da casa da fare in giornata, ma che mi ha sempre attratto particolarmente: il pizzo Tresero.
Partenza ad un orario improponibile (ma tanto oggi non devo rendere conto a nessuno) e alle 5.30 mi ritorovo già al Berni purtroppo davanti ad un cielo a dir poco preoccupante, con abbondante copertura nuvolosa, cime assolutamente invisibili e vento da nord nord-ovest.
Di tanto in tanto scende addirittura una pioggierella mista forse a nevischio che non invita molto alla gita.
D'altra parte le previsioni erano così uniformi per il bel tempo che non possono aver fallito così clamorosamente e poi dopo tutta la strada fatta non avrei proprio voglia di cambiare meta...
Al passo scambio quattro parole con un altro ragazzo che, con tanto di sci sullo zaino si accinge a salire il San Matteo, anche lui con poco entusiasmo per via del tempaccio.
A questo punto mi preparo di tutto punto con ramponi e piccozza e mi incammino, decidendo però di percorrere la traccia utilizzata dagli scialpinisti per il Pizzo Tresero (ossia sentiero n.42 per il Bivacco Btg. M. Ortles abbandonato a un certo punto verso sinistra), restando più a destra rispetto la via normale (ossia sentiero n.25) che percorrerò al ritorno, cosicchè da variare un po' il tragitto compiendo una sorta di anello.
Il bivio tra queste due vie, ben segnalato è praticamente subito dopo la partenza, in corrispondenza della Baita ex Rifugio di Gavia.
Sul ghiacciaio i crepacci sono tutti ancora abbondantemente coperti, ma da parte mia la prudenza e la concentrazione sono massime.
Oltretutto non c'è in giro davvero nessuno e quindi mi faccio la traccia ad intuito, su una neve non propriamente trasformata e indurita dal gelo ma comunque accettabile.
Dopo circa due ore di marcia sono in vista del Bivacco Seveso, immerso nella nuvolaglia e decido di raggiungerlo per mangiare qualcosa e per ripararmi perchè fa piuttosto freddo ed il vento ne aumenta la percezione.
Arrivato al Seveso entro deciso e mi ritrovo tre ragazzi stranieri che dormono sulle brande accucciati e ben coperti e quasi quasi in quelle condizioni un po' li invidio.
Dopo aver mangiato una banana e scambiato, per quello che ci siamo potuti comprendere, qualche parola con i ragazzi che hanno pernottato lì, esco deciso per tentare la cresta per il Pizzo Tresero.
Le condizioni del tempo in questo momento sono pessime ed il vento a folate è fortissimo.
La cresta è molto scivolosa anche se abbastanza scoperta dalla neve, ma ad un certo punto per passare la devo abbandonare piegando leggermente verso ovest, alla mia sinistra, percorrendo un tratto su nevaio e riprendendola un po' più in alto dopo aver fatto una parete di neve e sfasciumi veramente delicata.
A questo punto mi ritrovo in prossimità del ricongiungimento della via normale più semplice proveniente dal ghiacciaio dov'è anche una catena che permette di superare delle roccette; di lì scenderò al ritorno.
Le difficoltà sono ormai terminate e in breve raggiungo la vetta del Tresero percorrendo l'ultimo semplice tratto di cresta.
In vetta il cielo tende a momenti a schiarisi e mi permette di contemplare il panorama e di restare, ben coperto, in ascolto del rumore del vento.
Nel frattempo giunge un primo ragazzo che scende quasi subito e successivamente un altro ragazzo di nome Filippo proveniente da Valli del Pasubio con cui faccio amicizia e con cui condividerò il resto dell'escursione odierna.
Dopo aver scattato le consuete foto di vetta, nel corso di una pausa veramente "mega", mi accingo a scendere lungo la via normale in compagnia di Filippo.
Con innumerevoli altre pause durante il tragitto ritorniamo al Gavia sotto un cielo blu cobalto e in quasi totale assenza di vento: ora è una giornata davvero fantastica.
Ci concediamo infine una birra ristoratrice al Berni (grazie Filippo) e dopo i saluti al socio di oggi rientro per il lungo viaggio verso casa.
Grazie Tresero e un saluto (se leggerà questa mia) a Filippo.
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Luca_P

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