Pizzo Tresero per la Vedretta di San Giacomo
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Spettacolare e poco frequentata salita alternativa alla classica per l'Isola Persa e il Ghiacciaio dei Forni
Partiamo, con una giornata splendida, alle 8 e 40, Schiep detto P, il Capitano e io dal parcheggio dei Forni.
Superata la diga, dopo qualche centinaio di metri, si abbandona il percorso normale per prendere decisamente sulla destra e infilare la Valle di San Giacomo, un canale progressivamente sempre più ripido che porta sulla Vedretta di San Giacomo. Prendiamo il ramo di destra e salendo bellissimi pendii la cui direzione ruota da sud ovest fino a sud est, arriviamo al colletto a quota 3100 circa sotto la Cima di San Giacomo.
Il traverso che da qui taglia il versante nordovest della Cima di San Giacomo è un po' delicato, ma le condizioni favorevoli e una traccia recente, ci permettono di affrontarlo con relativa tranquillità. Ci portiamo così sulla sommità del canale sovrastante alla Vedretta di Cerena e, con poche forchette, al colle tra la Cima di San Giacomo e la cresta nordest del Tresero, dove ci uniamo ad una piccola folla di scialpinisti che risalgono la via classica del Ghiacciaio dei Forni. L'ultimo pendio diventa un piccolo calvario per Schiep, che mostra di soffrire pesantemente i 3500 metri, ma intorno a mezzogiorno il Capitano sbuca in vetta dove, abbandonato P poco sotto il deposito sci lo raggiungo insieme ad una dozzina di altri avventori. E' la quinta volta che arrivo quassù, ma è sempre una grande soddisfazione. Il giro d'orizzonte, visto che il meteo ha tenuto oltre ogni più rosea aspettativa, è superlativo; strette di mano, foto e poi giù a recuperare gli sci. Nonostante la notevole "tritata" subita dal pendio sommitale, si scia ancora alla grande e, spostandoci decisamente sulla destra riusciamo a ricamarci le nostre venti curve su neve ancora vergine. Poi torniamo a sinistra, verso il colle, per recuperare il ns. sofferente compagno, che, nel frattempo si è abbassato di quota, senza peraltro trarre alcun giovamento.
Il colore terreo e la palese debolezza del nostro amico, ci convincono subito ad abbandonare i sogni di polvere e gloria: rientro dalla via normale con sciata senza storia ed un caldo africano ma con negli occhi l'impagabile panorama offerto da San Matteo, Vioz, Palon e compagnia cantante. A Bormio, registrato lo scorrere garrulo della birra e l'alacre lavorio delle ganasce, dichiariamo Schiep finalmente fuori pericolo e ci avviamo contenti verso Tirano snocciolando progetti per il futuro.
P.S.: la Valle di San Giacomo, consiste essenzialmente in un canale che si restringe e si impenna nel finale raggiungendo pendenze sostenute (azzarderei, ma chiedo conforto a gente più esperta di me, intorno ai 40°) prima di allargarsi nei pendii più dolci che portano alla Vedretta di San Giacomo; per affrontarla è quindi richiesto un innevamento sicuro. Idem, come già accennato, per il traverso del pendio NW del San Giacomo.
Non sono molto pratico per cui mi riservo di inserire un paio di foto quando sarò riuscito a ridurle di peso.
Non metto il waypoint, perché ritengo che il waypoint del Pizzo Tresero attualmente nella banca dati sia errato e non voglio inserirne un altro in alternativa
Partiamo, con una giornata splendida, alle 8 e 40, Schiep detto P, il Capitano e io dal parcheggio dei Forni.
Superata la diga, dopo qualche centinaio di metri, si abbandona il percorso normale per prendere decisamente sulla destra e infilare la Valle di San Giacomo, un canale progressivamente sempre più ripido che porta sulla Vedretta di San Giacomo. Prendiamo il ramo di destra e salendo bellissimi pendii la cui direzione ruota da sud ovest fino a sud est, arriviamo al colletto a quota 3100 circa sotto la Cima di San Giacomo.
Il traverso che da qui taglia il versante nordovest della Cima di San Giacomo è un po' delicato, ma le condizioni favorevoli e una traccia recente, ci permettono di affrontarlo con relativa tranquillità. Ci portiamo così sulla sommità del canale sovrastante alla Vedretta di Cerena e, con poche forchette, al colle tra la Cima di San Giacomo e la cresta nordest del Tresero, dove ci uniamo ad una piccola folla di scialpinisti che risalgono la via classica del Ghiacciaio dei Forni. L'ultimo pendio diventa un piccolo calvario per Schiep, che mostra di soffrire pesantemente i 3500 metri, ma intorno a mezzogiorno il Capitano sbuca in vetta dove, abbandonato P poco sotto il deposito sci lo raggiungo insieme ad una dozzina di altri avventori. E' la quinta volta che arrivo quassù, ma è sempre una grande soddisfazione. Il giro d'orizzonte, visto che il meteo ha tenuto oltre ogni più rosea aspettativa, è superlativo; strette di mano, foto e poi giù a recuperare gli sci. Nonostante la notevole "tritata" subita dal pendio sommitale, si scia ancora alla grande e, spostandoci decisamente sulla destra riusciamo a ricamarci le nostre venti curve su neve ancora vergine. Poi torniamo a sinistra, verso il colle, per recuperare il ns. sofferente compagno, che, nel frattempo si è abbassato di quota, senza peraltro trarre alcun giovamento.
Il colore terreo e la palese debolezza del nostro amico, ci convincono subito ad abbandonare i sogni di polvere e gloria: rientro dalla via normale con sciata senza storia ed un caldo africano ma con negli occhi l'impagabile panorama offerto da San Matteo, Vioz, Palon e compagnia cantante. A Bormio, registrato lo scorrere garrulo della birra e l'alacre lavorio delle ganasce, dichiariamo Schiep finalmente fuori pericolo e ci avviamo contenti verso Tirano snocciolando progetti per il futuro.
P.S.: la Valle di San Giacomo, consiste essenzialmente in un canale che si restringe e si impenna nel finale raggiungendo pendenze sostenute (azzarderei, ma chiedo conforto a gente più esperta di me, intorno ai 40°) prima di allargarsi nei pendii più dolci che portano alla Vedretta di San Giacomo; per affrontarla è quindi richiesto un innevamento sicuro. Idem, come già accennato, per il traverso del pendio NW del San Giacomo.
Non sono molto pratico per cui mi riservo di inserire un paio di foto quando sarò riuscito a ridurle di peso.
Non metto il waypoint, perché ritengo che il waypoint del Pizzo Tresero attualmente nella banca dati sia errato e non voglio inserirne un altro in alternativa
Tourengänger:
Nevi Kibo
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