Pizzo di Vogorno da Costapiana
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Esistono diverse relazioni al Pizzo di Vogorno da Costapiana, villaggio sopra Vogorno e l'omonimo lago, tutte molto dettagliate, pertanto è inutile che mi inoltri in descrizioni pseudo tecniche con l'unico risultato di creare confusione.
Mi limito a qualche impressione e consiglio a chi, come me, ha media esperienza e medio allenamento in ambiente di montagna.
Con il tempo bello, il cielo terso e la temperatura accettabile come è capitato a me, questa gita s'ha assolutamente da fare, perchè il panorama salendo e dalla cima è in grado di remunerare qualsiasi fatica: il lago Maggiore è praticamente visibile in tutto il suo contorno, cos'ì come la catena alpina (il Monte Rosa sembra dire "sono qui, vienimi a prendere". "Lo farò - rispondo - tra poche settimane). E poi i monti del Gambarogno, del Malcantone, della valle della Porta, del Lario, della Valgrande e l'aeroporto della Malpensa. Vi basta? No? Si vedono anche le prealpi Varesine. Ecco adesso dovrebbe bastarvi.
La salita da Costapiana è lunga e a tratti faticosa (soprattutto dopo l'alpe Bardughè) ma mai impossibile. Il sentiero tracciato in bianco rosso fino all'alpe e bianco blu fino al pizzo non presenta difficoltà tecniche. Le uniche volte che occorre usare le mani e più che altro per sentirsi degli alpinisti ed è semplice ed evitabile divertimento. Questo in assenza di neve. Con la stessa, mi fermerei all'alpe.
Una volta in cima, per non tornare sui miei passi e nell'illusione di fare anche il Madone (rinunciato per mancanza di tempo, di energie e perchè la traccia avrei dovuto inventarmela e no, non è il mio mestiere), ho preso per la bocchetta di Rognoi con l'intenzione di scendere verso l'Alpe Locia, Rienza, Moscioi e Colletta. Così in realtà ho fatto e non so se consigliarlo. La discesa sembra non finire mai e dal pizzo alla bocchetta risulta piuttosto complessa. Perlomeno rallenta moltissimo la marcia. Dalla bocchetta alla Locia, inoltre, in caso di nebbia e misconoscenza del territorio, l'orientamento può essere un grande problema. Al momento del mio passaggio, questo segmento appare poco segnato e smarrire il sentiero è una possibilità da considerare. Per fortuna il cielo terso di cui sopra mi ha consentito di individuare i punti principali (Crapia, per esempio) e di raggiungerli per incerte traiettorie sino ad intercettare la traccia finalmente ben marcata in corrispondenza della Locia. E poi interminabili discese a volte molto ripide nel bosco. L'acqua c'è ma occorre un po' di fantasia per riempire la borraccia, nel senso che i rubinetti sono molto scarsi (i fiumi abbondanti, però). Ovviamente si può raggiungere il pizzo anche facendo il giro al contrario, cioè quello da me usato per scendere ma è una possibilità che vi consiglio solo se avete enormi peccati da espiare.
Ho raggiunto la vetta in tre ore e mezza che è un tempo di tutto rispetto e sono sceso in cinque ore che è un tempo da incapace ma tant'è, provo a dar la scusa agli scarponi nuovi e agli occhiali da sole che - mai messi prima in vita mia - mi hanno provocato un certo smarrimento. O sarà forse l'incontenibile emozione di una gita di largo respiro che attraversa pesaggi molto vari ed offre momenti di intima riflessione privata. Ed ecco l'ultimo, scellerato, consiglio che spero non seguirete: fate il Pizzo di Vogorno in compagnia di voi stessi e dei vostri pensieri e se proprio volete scambiare due parole, ci sono (non troppe) pecore e capre: non ha prezzo!!
Mi limito a qualche impressione e consiglio a chi, come me, ha media esperienza e medio allenamento in ambiente di montagna.
Con il tempo bello, il cielo terso e la temperatura accettabile come è capitato a me, questa gita s'ha assolutamente da fare, perchè il panorama salendo e dalla cima è in grado di remunerare qualsiasi fatica: il lago Maggiore è praticamente visibile in tutto il suo contorno, cos'ì come la catena alpina (il Monte Rosa sembra dire "sono qui, vienimi a prendere". "Lo farò - rispondo - tra poche settimane). E poi i monti del Gambarogno, del Malcantone, della valle della Porta, del Lario, della Valgrande e l'aeroporto della Malpensa. Vi basta? No? Si vedono anche le prealpi Varesine. Ecco adesso dovrebbe bastarvi.
La salita da Costapiana è lunga e a tratti faticosa (soprattutto dopo l'alpe Bardughè) ma mai impossibile. Il sentiero tracciato in bianco rosso fino all'alpe e bianco blu fino al pizzo non presenta difficoltà tecniche. Le uniche volte che occorre usare le mani e più che altro per sentirsi degli alpinisti ed è semplice ed evitabile divertimento. Questo in assenza di neve. Con la stessa, mi fermerei all'alpe.
Una volta in cima, per non tornare sui miei passi e nell'illusione di fare anche il Madone (rinunciato per mancanza di tempo, di energie e perchè la traccia avrei dovuto inventarmela e no, non è il mio mestiere), ho preso per la bocchetta di Rognoi con l'intenzione di scendere verso l'Alpe Locia, Rienza, Moscioi e Colletta. Così in realtà ho fatto e non so se consigliarlo. La discesa sembra non finire mai e dal pizzo alla bocchetta risulta piuttosto complessa. Perlomeno rallenta moltissimo la marcia. Dalla bocchetta alla Locia, inoltre, in caso di nebbia e misconoscenza del territorio, l'orientamento può essere un grande problema. Al momento del mio passaggio, questo segmento appare poco segnato e smarrire il sentiero è una possibilità da considerare. Per fortuna il cielo terso di cui sopra mi ha consentito di individuare i punti principali (Crapia, per esempio) e di raggiungerli per incerte traiettorie sino ad intercettare la traccia finalmente ben marcata in corrispondenza della Locia. E poi interminabili discese a volte molto ripide nel bosco. L'acqua c'è ma occorre un po' di fantasia per riempire la borraccia, nel senso che i rubinetti sono molto scarsi (i fiumi abbondanti, però). Ovviamente si può raggiungere il pizzo anche facendo il giro al contrario, cioè quello da me usato per scendere ma è una possibilità che vi consiglio solo se avete enormi peccati da espiare.
Ho raggiunto la vetta in tre ore e mezza che è un tempo di tutto rispetto e sono sceso in cinque ore che è un tempo da incapace ma tant'è, provo a dar la scusa agli scarponi nuovi e agli occhiali da sole che - mai messi prima in vita mia - mi hanno provocato un certo smarrimento. O sarà forse l'incontenibile emozione di una gita di largo respiro che attraversa pesaggi molto vari ed offre momenti di intima riflessione privata. Ed ecco l'ultimo, scellerato, consiglio che spero non seguirete: fate il Pizzo di Vogorno in compagnia di voi stessi e dei vostri pensieri e se proprio volete scambiare due parole, ci sono (non troppe) pecore e capre: non ha prezzo!!
Tourengänger:
rochi

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Kommentare (2)