Creuza de ma, Camogli Portofino
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Creuza de ma, nel sincopato dialetto ligure mulattiera di mare.
Queste tre parole trasmutate in musica da uno dei più raffinati poeti del novecento, il grande Fabrizio De Andrè, sintetizzano idealmente la traversata Camogli Portofino.
Lasciato il piccolo borgo di casette pastello alle nostre spalle, oltrepassiamo il presidio di due gatti immobili come sfingi e iniziamo la salita.
La lunga scalinata che porta verso San Rocco scioglie il nostro numeroso gruppo, oggi di proporzioni bibliche: siamo in quarantaquattro, forse un guinness world record, un vero esodo.
Come Mosè condusse gli ebrei verso la terra promessa Marco, la nostra guida, sta alla testa di una lunga colonna in cammino non verso il monte Sinai, ma verso Portofino, la "Portus Delphini" dei romani.
Dal crocevia con la Ruta di Camogli verso "Pietre Strette" il percorso prosegue in leggera salita, all'ombra del bosco di castagno che si mescola con le essenze della macchia mediterranea, la montagna che abbraccia calorosamente il mare compenetrandolo.
Il vantaggio di seguire il confine tra due mondi è quello di avere a disposizione l'essenza di entrambi.
Pietre Strette, una manciata di massi sparsi come dadi irregolari su di un tappeto verde ricorda una Stonehenge eretta da sacerdoti disordinati.
Qui il gruppo si divide, in sei scendiamo rotolando per il ripido sentiero che come un'anaconda attorcigliata al torrente, porta a San Fruttuoso (sconsigliato a ginocchia e caviglie deboli).
Tra gli ulivi scorgo il profilo della torre, che attorno al 1500 i Doria eressero a difesa del piccolo porto naturale dalle incursioni piratesche.
L'abbazia sottostante di origine greca, fondata dai monaci su canoni bizantini, custodiva una preziosa sorgente d'acqua dolce, oggi proprietà del Fai.
E' domenica, la gente che affolla le poche vie del complesso e la graziosa spiaggia ricorda la densità formicolante di un suk.
Accaldati, finalmente entriamo in acqua!
La scossa corroborante della notevole differenza di temperatura passa presto, mi dirigo a nuoto verso il centro della piccola insenatura dove posso ammirarne integralmente la bellezza, sotto un sole dorato come lo sfondo di un'icona russa.
Dietro di me, sotto quindici metri di profondità blu, Il cristo degli abissi mi fa compagnia ; ne sono certo, anche lui pensa che questo posto sarebbe ancora più incantevole senza tutte queste barche a motore, senza i ristoranti attaccati alle rocce come cozze e gli ombrelloni in fila come sombreri svogliati della spiaggia attrezzata.
Potrei restare all'infinito in acqua, almeno fino a vedermi spuntare le branchie, la nostra origine comune con i pesci deve avere in me una traccia ancora evidente!
Il mare è un immenso posacenere blu dove spegnere mozziconi di tristezza, un mondo parallelo fantastico e misterioso, così immenso che costituisce poesià in sè.
Nella stessa parentesi temporale Marco-Mosè con il popolo eletto, probabilmente su indicazione divina, percorre tutto il sentiero base O , snobba il traghetto a Portofino e infila con nonchalanche gli ultimi sei chilometri di saliscendi fino a Santa Margherita spronando i suoi con l'invocazione mistica:
"Ghè minga problema".
Semplicemente mitico.
Decidiamo di goderci il mare, quindi più tardi con la salsedine che solletica la schiena, raggiungeremo gli altri in traghetto.
Portofino ci appare come un piccolo presepe marino composto ad arte, un ikebana di case colorate accostate con studiato senso estetico. E' una scatola di Lego gigante della serie "Porti del Tigullio" meticolosamente assemblata.
In realtà non è un porto è la sua miniatura, e queste dimensioni liilipuziane accrescono il fascino di questo rettangolo di blu incorniciato da case gialle, ocra, rosso di persia, cremisi e corallo.
Non posso che concludere con una strofa di Creuza de ma, un applauso ed un inchino al mare.
E 'nt'a barca du vin ghe naveghiemu 'nsc'i scheuggi
emigranti du rìe cu'i cioi 'nt'i euggi
finché u matin crescià da puéilu rechéugge
frè di ganeuffeni e dè figge
bacan d'a corda marsa d'aegua e de sä
che a ne liga e a ne porta 'nte 'na creuza de mä
E nella barca del vino navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d'acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare
suoundtrack "Creuza de ma" Fabrizio de Andrè
http://www.youtube.com/watch?v=Mq1wJcQlDZY
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