Ciaspolata ai piedi del Monte Rosa


Publiziert von rochi , 17. Januar 2011 um 13:54.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:17 Januar 2011
Schneeshuhtouren Schwierigkeit: WT3 - Anspruchsvolle Schneeschuhwanderung
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 6:00
Aufstieg: 1000 m
Abstieg: 1000 m
Strecke:Alagna Valsesia - Funivia intermedia Campolongo - Rifugio Guglielmina - Col d'Olen
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Autostrada per Genova Gravellona Toce. Al bivio prendere per Genova ed uscire a Carpignano Sesia. Seguire le indicazioni per Varallo Sesia prima e Alagna Valsesia poi. Parcheggiare nell'area sottostante la stazione di partenza della funivia (a pagamento: 4 euro al giorno). Prendere la Funivia per Campolongo (I fermata: 9euro A/R. Prima salita h. 8.00, ultima discesa h. 16.30)
Unterkunftmöglichkeiten:Numerosi alberghi ad Alagna Valsesia. Possibile alloggio in quota al rifugio Guglielmina con camere private e ristorante.

Splendida giornata di gennaio: nessuna nuvola, brezza leggera che incrementa la visibilità, clima quasi primaverile, anche in quota. Non siamo mai stati così fortunati, io e il Carminello durante le nostre spedizioni. Per la prima volta affrontiamo le ciaspole e ci affidiamo - vista l'inesperienza e la prevista difficoltà del percorso - ad un istruttore qualificato di nordic walking: Luca Colli. 
Incontriamo Luca alla funivia di Alagna e con 10 minuti di salita arriviamo alla prima stazione intermedia. Sono le 9.00, le piste da sci ancora immacolate sulle quali sciatori mattinieri si lanciano a tutta velocità. Indossate le ciaspole, presi i bastoni ed ascoltati i facili ma preziosi consigli ci avviamo dapprima in piano costeggiando la pista (occhio a non batterla: multe salatissime e certe). Dopo poche centinaia di metri si comincia a salire, prima su facili dossi, poi sulla pista di servizio che ben presto diventa un muro e senza respiro conduce ad un grosso masso erratico denominato "dente del diavolo". Dal dente si abbandona la pista di servizio e ci si inerpica verso il rifugio ormai evidente ma ancora molto lontano visto che occorre risalire un costone la cui pendenza supera il 50%. Il percorso è ora libero, ma da qualsiasi parte ci si volti le pendenze rimangono molto impegnative e la neve morbida rallenta la progressione. Pur dotati di racchette, si arriva ad affondare sino ai polpacci nella neve.
Solo pochi minuti prima del rifugio, la salita si fa più dolce perché traversa a mezza costa, ma, per le stesse ragioni, diviene piuttosto esposta. Intanto il sole di mezzo giorno comincia a battere duro e i riverberi dovuti alla neve fanno bruciare gli occhi. Non fate come noi: portatevi ottimi occhiali da sole.
Al rifugio giusto il tempo per riprendersi e via, all'attacco dell'ultimo muro verso il Corno del Camoscio (msl 3024) situato 100/150 metri più in alto. La progressione si fa presto quasi impossibile. Per ogni metro risalito (occorre aiutarsi con le mani, i bastoni e tutta la determinazione del mondo), si scende di due e tocca rifare tutto daccapo. In alcuni punti vorrei tornare indietro, nonostante la fine del muro sia a non più di dieci metri. Comunque, tira e molla, questi dieci metri li supero in non meno di un quarto d'ora e da lì alla vetta è tutto semplice. Dal corno ,la vista è impagabile e si capisce che è valsa la pena affrontare tutti i sacrifici: sguardo a 360° sul vicinissimo massiccio del Rosa (la punta Gnifetti con la capanna Margherita sembrano lasciarsi acchiappare con le mani); più lontano, tanto per citare, si vedono le vette del monte Bianco e del Monviso.
Riscendiamo al rifugio non senza ruzzolare sulla neve instabile, pranziamo velocemente ed affrontiamo la discesa che, per me, presenta notevoli difficoltà tecniche. A peggiorare la situazione ci sono i miei occhi, praticamente inservibili per la troppa luce. Per fortuna, scesi duecento metri, entriamo in un cono d'ombra e ciò mi consente di intravvedere la via del ritorno che, sino al dente del diavolo si presenta insidiosissima e costringe a lavorare di polpacci per cercare aderenza.
Nonostante la difficoltà, i pericoli e la fatica, questo battesimo delle ciaspole si è rilevato piacevolissimo consentendo di muoversi in ambiente di alta montagna di rara bellezza ai piedi di quella che, per me, è la montagna più bella del mondo: il Rosa.

Tourengänger: rochi


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