Capanna Alzasca
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A volte nella nostra vita programmata e misurata subentrano fattori irrazionali e non serve a nulla la ragione, un imperativo categorico ti spinge a compiere le azioni e a te non resta altro che seguirlo. E' così che domenica 14 novembre, alle 8 del mattino mi trovai a Someo al ponte sospeso, l'inizio del sentiero verso Capanna Alzasca.
La mia intenzione era quella di salire fino alla Capanna ma il tempo mi fermò, nebbia e pioggia non promettevano niente di buono. Rinunciai e mi proposi di tornare a breve.
Precisamente un anno prima
Floriano ed io ci trovavamo proprio lì, reduci da un'avventura che cambiò la nostra percezione della montagna...
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11-12 dicembre, 2010
Finalmente i due elementi essenziali di un'escursione: il tempo (inteso come opportunità) e il tempo (inteso come clima) si sono ritrovati insieme! Sono ferma da due settimane e inizio già a sclerare (così dice mia figlia). Le previsioni sono favorevoli anche per domani, forse riesco fare la "doppietta". Parto e la mia direzione è sempre quella, Valmaggia, ponte Brolla, Someo. Lascio la macchina su uno spiazzo appena fuori dal paese, ca 30 m prima del garage, di fronte ad una casa color giallo limone molto maturo. Dietro al muretto inizia il sentiero. Sulla strada sterrata dopo il ponte tibetano incontro un signore. Mentre mi fermo per prendere i guanti dallo zaino, lui mi supera. Riparto e lo seguo spensierata per un po', convinta che andasse a raggiungere la mia stessa meta. Dopo ben 10 minuti d'inseguimento lui si gira e alla mia richiesta della conferma di via mi indica un sentiero... nella direzione opposta. Lo imbocco poco convinta e mi accorgo che non è quello che conosco. Ritorno sui miei passi ed infine trovo il sentiero giusto. Squilla il telefono, è Francesco che mi invita alla ciaspolata domenicale sulla punta di Larescia. Accetto!!! Lui è dubbioso, mi chiede: "Ma anche se fai tanti chilometri oggi, vorrai venire domani?" Si, dopo tutto questo periodo statico ho tanta voglia di camminare. Le ultime parole famose:)
Intanto vado, mi fermo spesso per scattare foto , respirare a pieni polmoni, gioire della natura e della giornata di sole. Mi fermo a lungo all'alpe Soladino, è un posto bellissimo, protetto dal vento e fa quasi caldo. Mangio solo due mandarini, ho intenzione di pranzare all'arrivo a destinazione. Riparto seguendo il sentiero, che da questo punto è innevato per bene e senza tracce umane. Mi fanno invece compagnia tante orme di animali ed ogni tanto scorgo qualche esemplare di camoscio. Non c'è bisogno di calzare le ciaspole, la neve è resistente; le metto solo quando affondo, in vicinanza di alpe Rotonda .
La stanchezza inizia a farsi sentire, stupidamente ampliata causa una mia svista. Sono partita con i bastoncini sbagliati, quelli estivi senza le racchette; con la neve non mi servono assolutamente a nulla. Mi trascino passo dopo passo, mi sento come in un film guardato al rallentatore. Ad un tratto mi ricordo che questa mattina ho fatto una moka di caffè ma...non l'ho bevuta! Per consolarmi e rinforzarmi tiro fuori dallo zaino i croccantini al sesamo, che mi permettono di affrontare il resto del percorso.
Arrivo alla capanna con la forza della volontà, accendo la stufa e mangio affumicata.Faccio due calcoli: volendo ripartire subito non riesco ad arrivare alla macchina con la luce del giorno. Decido di pernottare alla capanna, così posso ammirare un tramonto fiabesco. Cerco di domare la stufa e dopo sole due ore il fumo esce da dove dovrebbe, cioè dalla canna fumaria. Ti ho pensato Alberto:)
Mi organizzo per la notte, porto il materasso e il piumone nel vano cucina, nelle altre stanze fa troppo freddo!
Squilla il telefono, questa volta un fisso della capanna. Pronto, sono Angelo, il custode... volevo sapere se tutto va bene e com'è la situazione alla capanna. Dopo essersi assicurato che alla capanna fosse tutto in ordine e che io stessi bene, si è informato dei miei programmi per il giorno successivo. Io avevo intenzione di salire fino al laghetto ma me l'ha sconsigliato vivamente spiegandomi che con la neve quello diventa un sentiero pericoloso e raccontandomi di due turisti che l'anno prima hanno avuto bisogno dei soccorsi...Per non farlo preoccupare ho omesso di dirgli che uno dei due turisti dispersi nella bufera ero proprio io, ma salutandolo gli prometto di ritornare col sentiero con cui sono arrivata. Mi tocca avvisare Francesco della mia assenza per il giorno successivo, poi, trovato un bel libro di racconti lo leggo fino ad addormentarmi. La mattina dopo mi sveglio tardi, senza nessuna fretta faccio colazione, metto in ordine la capanna e mi incammino per la lunga strada del ritorno. La faccio senza la mia solita corsa, è proprio impossibile camminare veloci: più della metà del sentiero e molto ripida e si trova sotto uno strato imponente di foglie secche e spesso serba sorprese come lastre di ghiaccio o scalini invisibili. Arrivo alla macchina con la convinzione di aver camminato abbastanza:)
La mia intenzione era quella di salire fino alla Capanna ma il tempo mi fermò, nebbia e pioggia non promettevano niente di buono. Rinunciai e mi proposi di tornare a breve.
Precisamente un anno prima

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11-12 dicembre, 2010
Finalmente i due elementi essenziali di un'escursione: il tempo (inteso come opportunità) e il tempo (inteso come clima) si sono ritrovati insieme! Sono ferma da due settimane e inizio già a sclerare (così dice mia figlia). Le previsioni sono favorevoli anche per domani, forse riesco fare la "doppietta". Parto e la mia direzione è sempre quella, Valmaggia, ponte Brolla, Someo. Lascio la macchina su uno spiazzo appena fuori dal paese, ca 30 m prima del garage, di fronte ad una casa color giallo limone molto maturo. Dietro al muretto inizia il sentiero. Sulla strada sterrata dopo il ponte tibetano incontro un signore. Mentre mi fermo per prendere i guanti dallo zaino, lui mi supera. Riparto e lo seguo spensierata per un po', convinta che andasse a raggiungere la mia stessa meta. Dopo ben 10 minuti d'inseguimento lui si gira e alla mia richiesta della conferma di via mi indica un sentiero... nella direzione opposta. Lo imbocco poco convinta e mi accorgo che non è quello che conosco. Ritorno sui miei passi ed infine trovo il sentiero giusto. Squilla il telefono, è Francesco che mi invita alla ciaspolata domenicale sulla punta di Larescia. Accetto!!! Lui è dubbioso, mi chiede: "Ma anche se fai tanti chilometri oggi, vorrai venire domani?" Si, dopo tutto questo periodo statico ho tanta voglia di camminare. Le ultime parole famose:)
Intanto vado, mi fermo spesso per scattare foto , respirare a pieni polmoni, gioire della natura e della giornata di sole. Mi fermo a lungo all'alpe Soladino, è un posto bellissimo, protetto dal vento e fa quasi caldo. Mangio solo due mandarini, ho intenzione di pranzare all'arrivo a destinazione. Riparto seguendo il sentiero, che da questo punto è innevato per bene e senza tracce umane. Mi fanno invece compagnia tante orme di animali ed ogni tanto scorgo qualche esemplare di camoscio. Non c'è bisogno di calzare le ciaspole, la neve è resistente; le metto solo quando affondo, in vicinanza di alpe Rotonda .
La stanchezza inizia a farsi sentire, stupidamente ampliata causa una mia svista. Sono partita con i bastoncini sbagliati, quelli estivi senza le racchette; con la neve non mi servono assolutamente a nulla. Mi trascino passo dopo passo, mi sento come in un film guardato al rallentatore. Ad un tratto mi ricordo che questa mattina ho fatto una moka di caffè ma...non l'ho bevuta! Per consolarmi e rinforzarmi tiro fuori dallo zaino i croccantini al sesamo, che mi permettono di affrontare il resto del percorso.
Arrivo alla capanna con la forza della volontà, accendo la stufa e mangio affumicata.Faccio due calcoli: volendo ripartire subito non riesco ad arrivare alla macchina con la luce del giorno. Decido di pernottare alla capanna, così posso ammirare un tramonto fiabesco. Cerco di domare la stufa e dopo sole due ore il fumo esce da dove dovrebbe, cioè dalla canna fumaria. Ti ho pensato Alberto:)
Mi organizzo per la notte, porto il materasso e il piumone nel vano cucina, nelle altre stanze fa troppo freddo!
Squilla il telefono, questa volta un fisso della capanna. Pronto, sono Angelo, il custode... volevo sapere se tutto va bene e com'è la situazione alla capanna. Dopo essersi assicurato che alla capanna fosse tutto in ordine e che io stessi bene, si è informato dei miei programmi per il giorno successivo. Io avevo intenzione di salire fino al laghetto ma me l'ha sconsigliato vivamente spiegandomi che con la neve quello diventa un sentiero pericoloso e raccontandomi di due turisti che l'anno prima hanno avuto bisogno dei soccorsi...Per non farlo preoccupare ho omesso di dirgli che uno dei due turisti dispersi nella bufera ero proprio io, ma salutandolo gli prometto di ritornare col sentiero con cui sono arrivata. Mi tocca avvisare Francesco della mia assenza per il giorno successivo, poi, trovato un bel libro di racconti lo leggo fino ad addormentarmi. La mattina dopo mi sveglio tardi, senza nessuna fretta faccio colazione, metto in ordine la capanna e mi incammino per la lunga strada del ritorno. La faccio senza la mia solita corsa, è proprio impossibile camminare veloci: più della metà del sentiero e molto ripida e si trova sotto uno strato imponente di foglie secche e spesso serba sorprese come lastre di ghiaccio o scalini invisibili. Arrivo alla macchina con la convinzione di aver camminato abbastanza:)
Tourengänger:
Ewuska

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