Motto di Paraone
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La Valle Albano, che risale da Dongo (sulla riva del Lago di Como) fino al confine con la Svizzera, è percorsa da una vecchia mulattiera militare (risalente alla Linea Cadorna, poi ripresa dalla GdF) che attraversa tutto il versante meridionale della catena montuosa secondaria compresa fra la bocchetta di Germasino e Il Giovo: aveva lo scopo di facilitare l'avvicinamento alle tre caserme (attualmente trasformate in rifugio - Giovo, Sommafiume e S.Jorio) presenti alla testata della valle stessa. Dal punto di partenza della nostra gita, il percorso ricalca fedelmente il tracciato originale, solo qua e là adattato al passaggio di piccoli mezzi motorizzati. [Attualmente sono in corso, ma già attuati per lungo tratto, lavori di selciatura del fondo stradale; rispetto alla costruzione originale, qui il rivestimento è cementato, ma sembra ben fatto ed il trascorrere di qualche stagione riuscirà certamente a togliere l'eccessiva patina di nuovo che adesso lo caratterizza.]. All'arrivo al Giovo, presso l'omonimo rifugio, ci si raccorda alla moderna pista forestale (aperta al traffico) che sale da Garzeno attraverso la Bocchetta di Germasino. [Recenti lavori di spianatura/riempimento hanno procurato in loco la formazione di un ormai indispensabile - a fronte dell'altissima frequentazione turistica - piazzale di parcheggio.]. Il percorso è fattibile in inverno, specialmente dal Dosso di Brento al Giovo, solo in assenza - o quasi - di neve: la salita sotto i ripidi pendii erbosi del Motto di Paraone presenterebbe troppi rischi di valanghe (ne sono testimonianza i tre cippi commemorativi di pattuglie di finanzieri travolte in circa quarant'anni di uso). La dorsale che dal Giovo retroverte in direzione del Lago (est) mostra, lungo il sentierino che la percorre, una ottimamente conservata linea di trincee risalenti alla Grande Guerra, facenti parte del settore San Lucio-San Jorio. Lo stato dei manufatti si spiega con il totale disuso fin dall'inizio, considerato che il presidio locale era previsto solo in caso di reale emergenza.
Provenendo dal santuario di Quang o dal piccolo spiazzo accanto a Brenzeglio, si passa accanto ed al di sopra delle numerose baite della contrada: tutti i libri e le guide escursionistiche della zona parlano delle tipiche abitazioni locali, dette "mason", costruite con un alto tetto a falde molto acute ricoperte di paglia di segale e con le facciate del secondo piano in graticcio di rami di castagno; ormai le poche che rimangono sono ruderi ricoperti di ondulato di lamiera. Si prosegue in attraversata lungo le ripide pendici erbose del Monte Cortafon superando i Monti Ciaccio e raggiungendo l'ultima contrada della valle, Piazza Cavada. [Tutto il versante, visto dal lato opposto della valle, appare punteggiato da minimi nuclei di cascine, che la cartografia generalmente ignora o nomina in disaccordo con la nomenclatura locale.]. Da qui si guadagna quota con una serie di tornanti che portano alla spalla pascoliva del Dosso di Brento, al cui culmine si trova la rinnovata Alpe di Brento, con stallone e ampio recinto per gli animali, dominata dalla piramide erbosa del Motto Paraone. Un nuovo traverso di regolare pendenza, costruito come pericoloso intaglio del pendio erboso dominato da roccette verticali e dei vari canaloni che lo incidono, si conclude alla sella del Giovo, che ospita al margine di ripidissimi prati la trilobata costruzione della ex-caserma, ora Rifugio Il Giovo.
Alle spalle dell'edificio, sul versante della Valle San Iorio, in corrispondenza del nuovo terrazzo/parcheggio, si trova subito il percorso della carrozzabile: la si segue per poche decine di metri alle spalle del rifugio, andando a trovare, oltrepassata una cospicua struttura per evidentemente assai frequentati convivi, una traccetta nell'erba. Il sentierino segue prevalentemente il crinale (qualche deviazione sui fianchi è occasionale e non obbligatoria) che in un paio di punti si fa brevemente roccioso (proprio pochi passi, T3); il cocuzzolo che ospita uno dei tralicci di una modesta linea elettrica (Centrale di Mese-Bellinzona, in transito per il Passo di S.Jorio e la Bocchetta Chiaro) ospita una struttura in galleria, anche questa ben conservata, chiusa sul fondo da una porta metallica. Percorso un camminamento scavato a modo di cengia nelle rocce del versante meridionale, si raggiunge il tratto finale della dorsale del Motto di Parone, solcato da una ininterrotta linea di trincea costruita in pietrame a secco: sono presenti lungo tutta l'estensione del fossato il gradino-sedile per i solati, nicchie di deposito per le munizioni leggere e, ove necessario, deviazioni artificiali a zigzag per far sì che eventuali tiri d'infilata di un ipotetico nemico riuscito a penetrare o che lo spostamento d'aria e l'onda d'urto di una potenziale esplosione potessero spegnersi contro una parete, permettendo un contenimento nei danni umani. La vetta del Motto di Paraone, come suggerisce il nome stesso, è una vastissima cupola erbosa con qualche limitato avvallamento recante tracce di modestissimi ripari di blocchi di roccia accumulati.
Da qui scendiamo nel senso della cresta - sempre assai larga- fino ad incrociare una nuova linea di trincea, non lontano dal punto più basso della dorsale (Bocchetta di Ardalla) ed a monte del Rifugio (bivacco) Ardalla; seguiamo in lieve salita il sentiero che percorre l'accumulo di terriccio di scavo della trincea fino a trovare una larga traccia che cala fra il basso cespugliame verso la carrozzabile proveniente da Garzeno e Bocchetta di Germasino. Tramite questa, in poche centinaia di metri, si torna al Rifugio Il Giovo: da qui per la via di salita.
Provenendo dal santuario di Quang o dal piccolo spiazzo accanto a Brenzeglio, si passa accanto ed al di sopra delle numerose baite della contrada: tutti i libri e le guide escursionistiche della zona parlano delle tipiche abitazioni locali, dette "mason", costruite con un alto tetto a falde molto acute ricoperte di paglia di segale e con le facciate del secondo piano in graticcio di rami di castagno; ormai le poche che rimangono sono ruderi ricoperti di ondulato di lamiera. Si prosegue in attraversata lungo le ripide pendici erbose del Monte Cortafon superando i Monti Ciaccio e raggiungendo l'ultima contrada della valle, Piazza Cavada. [Tutto il versante, visto dal lato opposto della valle, appare punteggiato da minimi nuclei di cascine, che la cartografia generalmente ignora o nomina in disaccordo con la nomenclatura locale.]. Da qui si guadagna quota con una serie di tornanti che portano alla spalla pascoliva del Dosso di Brento, al cui culmine si trova la rinnovata Alpe di Brento, con stallone e ampio recinto per gli animali, dominata dalla piramide erbosa del Motto Paraone. Un nuovo traverso di regolare pendenza, costruito come pericoloso intaglio del pendio erboso dominato da roccette verticali e dei vari canaloni che lo incidono, si conclude alla sella del Giovo, che ospita al margine di ripidissimi prati la trilobata costruzione della ex-caserma, ora Rifugio Il Giovo.
Alle spalle dell'edificio, sul versante della Valle San Iorio, in corrispondenza del nuovo terrazzo/parcheggio, si trova subito il percorso della carrozzabile: la si segue per poche decine di metri alle spalle del rifugio, andando a trovare, oltrepassata una cospicua struttura per evidentemente assai frequentati convivi, una traccetta nell'erba. Il sentierino segue prevalentemente il crinale (qualche deviazione sui fianchi è occasionale e non obbligatoria) che in un paio di punti si fa brevemente roccioso (proprio pochi passi, T3); il cocuzzolo che ospita uno dei tralicci di una modesta linea elettrica (Centrale di Mese-Bellinzona, in transito per il Passo di S.Jorio e la Bocchetta Chiaro) ospita una struttura in galleria, anche questa ben conservata, chiusa sul fondo da una porta metallica. Percorso un camminamento scavato a modo di cengia nelle rocce del versante meridionale, si raggiunge il tratto finale della dorsale del Motto di Parone, solcato da una ininterrotta linea di trincea costruita in pietrame a secco: sono presenti lungo tutta l'estensione del fossato il gradino-sedile per i solati, nicchie di deposito per le munizioni leggere e, ove necessario, deviazioni artificiali a zigzag per far sì che eventuali tiri d'infilata di un ipotetico nemico riuscito a penetrare o che lo spostamento d'aria e l'onda d'urto di una potenziale esplosione potessero spegnersi contro una parete, permettendo un contenimento nei danni umani. La vetta del Motto di Paraone, come suggerisce il nome stesso, è una vastissima cupola erbosa con qualche limitato avvallamento recante tracce di modestissimi ripari di blocchi di roccia accumulati.
Da qui scendiamo nel senso della cresta - sempre assai larga- fino ad incrociare una nuova linea di trincea, non lontano dal punto più basso della dorsale (Bocchetta di Ardalla) ed a monte del Rifugio (bivacco) Ardalla; seguiamo in lieve salita il sentiero che percorre l'accumulo di terriccio di scavo della trincea fino a trovare una larga traccia che cala fra il basso cespugliame verso la carrozzabile proveniente da Garzeno e Bocchetta di Germasino. Tramite questa, in poche centinaia di metri, si torna al Rifugio Il Giovo: da qui per la via di salita.
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