Rifugio F.A.L.C. con la prima neve di stagione
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Prendendo l'occasione di poter usufruire di una giornata di bel tempo fra due pur modeste nevicate e, soprattutto, confidando nelle previsioni che danno pioggia/neve fino alle sette di mattina e poi repentinamente sereno, ci avviamo ad una breve gita già frequentata varie volte come passaggio durate escursioni nel circondario del Pizzo dei Tre Signori. Come detto, la neve è poca, ma il sottostante strato di vetrato è spesso insidioso: la difficoltà indicata nella scheda si riferisce al terreno pulito, ma in queste condizioni direi che qualche passaggio arriva a T3.
Da Laveggiolo si va ad imboccare la pista forestale (non sbarrata ma vietata ai non autorizzati) che accede alla Val Vedrano: se ne percorre un breve tratto e, quando si incontra una palina con indicazioni, si scende sulla mulattiera che si stacca a sinistra. Un lungo tratto a saliscendi conduce al fondovalle dove una passerella di tronchi permette di attraversare il torrente della Val Vedrano; sull'altro versante la traccia risale a tornanti fino a ritrovare la pista precedentemente abbandonata. La si segue in salita, usufruendo dove possibile delle scorciatoie che tagliano i tornanti. Appena prima di una baita si prende a destra il vecchio sentiero (ancora in uso per la sua logicità e brevità nonostante la presenza della carrozzabile) e, risalita una valletta, si sbuca su di un pulpito erboso con piccola area picnic. Si prosegue in piano lungo una cengia con protezioni a valle e quindi si torna per l'ultima volta sulla pista forestale. La si segue verso sinistra andando dapprima ad affiancare un traliccio con vistoso paravalanghe di cemento, poi, in piano, si raggiunge la Casera di Trona Soliva: edificio per metà casera e per metà rifugio. Era ormai qualche anno che non salivamo fin qui e solo qualche notizia sulla stampa locale ci aveva rese note le - pesanti - modificazioni ambientali avvenute nel frattempo. La Valgerola ha subito nei decenni molte aggressioni antropiche: tralasciando l'antica viabilità pastorale e mineraria (ormai praticamente archeologia), gradualmente comparvero i tracciati militari della Linea Cadorna e i numerosi invasi idroelettrici con i relativi percorsi di collegamento, ambedue in modo differente indispensabili; ma ora sono comparsi anche i recentissimi sbancamenti (grossolani e a tratti palesemente inutilizzabili) della "Transorobica Occidentale", un tracciato specifico per e-bike che ha sovrascritto i sentieri e le mulattiere tradizionali (dei quali rimangono, ora ingiustificati ed incomprensibili, i cartelli illustrativi) cancellandoli per sempre. Ora davanti al Rifugio Trona Soliva, dove un tempo terminava la pista carrozzabile di accesso, si presenta uno svincolo di strade bianche, delle quali la più stupefacente si avvia, perdendosi alla vista, con numerosi tornanti (larghezza a doppio senso di marcia) verso le pendici del Pizzo Melasc... Il percorso, con poca pendenza, per breve tratto sul sentiero originale prima di riconquistare la Transorobica, va a contornare una valletta paludosa portandosi poi alla base del breve canalone adducente alla Bocchetta di Trona. Raggiunto il passo, il panorama si apre sui pascoli della testata della Valvarrone dominati dalla cuspide dell'infido Pizzo Varrone. Al passo si trovano i ruderi puntellati del vecchio Rifugio Pio XI e, poco più in alto, un ben conservato appostamento blindato appartenente alla cosiddetta Frontiera Nord. Dalla bocchetta, ignorando la vecchia strada militare (attualmente "valorizzata") che scende in Val Varrone, si imbocca un sentierino sulla sinistra che conduce fino a al Rifugio F.A.L.C., poco a valle della Bocchetta di Varrone: è il segmento più tecnico dell'escursione, con attraversata di antiche frane di blocchi, lunghi tratti di percorso in cengia, con qualche saliscendi, nei tratti più esposti assistiti da catene corrimano. La conca del rifugio appare dominata dagli incombenti Pizzo Varrone e Varrone delle Vacche, assai attraente il primo, ma instabile e soggetto a frequenti frane (poco rimane della vecchia ferrata che risaliva l'evidente camino-canale nord), un semplice piano inclinato d'erba il secondo. Dal rifugio si sale in pochi passi alla bocchetta e, lasciando a destra i sentieri che si avviano alla Bocchetta di Piazzocco, al Pizzo dei Tre Signori ed alla Bocchetta d'Inferno, si volge a sinistra in direzione della diga del Lago d'Inferno: senza scendere al livello dello sbarramento e passando accanto a ruderi di strutture temporanee dismesse dopo l'entrata in funzione della diga, si prosegue in un saliscendi un poco roccioso fino a confluire poco sotto la Bocchetta di Trona nella via di salita, che si segue poi fino al ritorno a Laveggiolo.
Da Laveggiolo si va ad imboccare la pista forestale (non sbarrata ma vietata ai non autorizzati) che accede alla Val Vedrano: se ne percorre un breve tratto e, quando si incontra una palina con indicazioni, si scende sulla mulattiera che si stacca a sinistra. Un lungo tratto a saliscendi conduce al fondovalle dove una passerella di tronchi permette di attraversare il torrente della Val Vedrano; sull'altro versante la traccia risale a tornanti fino a ritrovare la pista precedentemente abbandonata. La si segue in salita, usufruendo dove possibile delle scorciatoie che tagliano i tornanti. Appena prima di una baita si prende a destra il vecchio sentiero (ancora in uso per la sua logicità e brevità nonostante la presenza della carrozzabile) e, risalita una valletta, si sbuca su di un pulpito erboso con piccola area picnic. Si prosegue in piano lungo una cengia con protezioni a valle e quindi si torna per l'ultima volta sulla pista forestale. La si segue verso sinistra andando dapprima ad affiancare un traliccio con vistoso paravalanghe di cemento, poi, in piano, si raggiunge la Casera di Trona Soliva: edificio per metà casera e per metà rifugio. Era ormai qualche anno che non salivamo fin qui e solo qualche notizia sulla stampa locale ci aveva rese note le - pesanti - modificazioni ambientali avvenute nel frattempo. La Valgerola ha subito nei decenni molte aggressioni antropiche: tralasciando l'antica viabilità pastorale e mineraria (ormai praticamente archeologia), gradualmente comparvero i tracciati militari della Linea Cadorna e i numerosi invasi idroelettrici con i relativi percorsi di collegamento, ambedue in modo differente indispensabili; ma ora sono comparsi anche i recentissimi sbancamenti (grossolani e a tratti palesemente inutilizzabili) della "Transorobica Occidentale", un tracciato specifico per e-bike che ha sovrascritto i sentieri e le mulattiere tradizionali (dei quali rimangono, ora ingiustificati ed incomprensibili, i cartelli illustrativi) cancellandoli per sempre. Ora davanti al Rifugio Trona Soliva, dove un tempo terminava la pista carrozzabile di accesso, si presenta uno svincolo di strade bianche, delle quali la più stupefacente si avvia, perdendosi alla vista, con numerosi tornanti (larghezza a doppio senso di marcia) verso le pendici del Pizzo Melasc... Il percorso, con poca pendenza, per breve tratto sul sentiero originale prima di riconquistare la Transorobica, va a contornare una valletta paludosa portandosi poi alla base del breve canalone adducente alla Bocchetta di Trona. Raggiunto il passo, il panorama si apre sui pascoli della testata della Valvarrone dominati dalla cuspide dell'infido Pizzo Varrone. Al passo si trovano i ruderi puntellati del vecchio Rifugio Pio XI e, poco più in alto, un ben conservato appostamento blindato appartenente alla cosiddetta Frontiera Nord. Dalla bocchetta, ignorando la vecchia strada militare (attualmente "valorizzata") che scende in Val Varrone, si imbocca un sentierino sulla sinistra che conduce fino a al Rifugio F.A.L.C., poco a valle della Bocchetta di Varrone: è il segmento più tecnico dell'escursione, con attraversata di antiche frane di blocchi, lunghi tratti di percorso in cengia, con qualche saliscendi, nei tratti più esposti assistiti da catene corrimano. La conca del rifugio appare dominata dagli incombenti Pizzo Varrone e Varrone delle Vacche, assai attraente il primo, ma instabile e soggetto a frequenti frane (poco rimane della vecchia ferrata che risaliva l'evidente camino-canale nord), un semplice piano inclinato d'erba il secondo. Dal rifugio si sale in pochi passi alla bocchetta e, lasciando a destra i sentieri che si avviano alla Bocchetta di Piazzocco, al Pizzo dei Tre Signori ed alla Bocchetta d'Inferno, si volge a sinistra in direzione della diga del Lago d'Inferno: senza scendere al livello dello sbarramento e passando accanto a ruderi di strutture temporanee dismesse dopo l'entrata in funzione della diga, si prosegue in un saliscendi un poco roccioso fino a confluire poco sotto la Bocchetta di Trona nella via di salita, che si segue poi fino al ritorno a Laveggiolo.
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