Monte Cadelle
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Nel tardo pomeriggio devo recuperare mio fratello in aeroporto a Bergamo, per cui scelgo una meta in zona e un percorso che mi occupi buona parte della giornata.
La zona di Foppolo si presta bene all'occasione e decido di aggiungere alla sola salita al Monte Cadelle anche uno sconfinamento in alta Val Tartano.
Parcheggio in via Cortivo, dove parte la sterrata per il Passo Dordona (che farò al ritorno), attraverso il torrente e imbocco il sentiero nr. 201 con indicazioni per Monte Cadelle e Passo Porcile.
Dopo una mezz'ora nel bosco l'ambiente si apre e si comincia a salire. Mi trovo un po' in difficoltà a dover guadare un paio di torrentelli particolarmente pieni attorno a quota 1.800 m. Per evitare di bagnarmi eccessivamente devo fare un po' di acrobazie. Passato questo punto, la salita prosegue senza difficoltà costeggiando anche un paio di pozze (a dir la verità parecchio in secca) e avendo davanti, sulla destra, la mole del Cadelle sempre a vista.
Poco prima di raggiungere il Passo Porcile c'è una traccia che si stacca sulla destra e che è possibile seguire per evitare di salire fino al Passo per raggiungere la vetta: faccio questa all'andata, e andrò invece direttamente verso il Passo in discesa.
La traccia è ben battuta e non presenta difficoltà alcuna salvo un paio di punti in cui è necessario l'uso delle mani.
Le due vie si ricongiungono attorno a quota 2.300 m e da qui si prosegue lungo sentiero comune, molto ripido, fino a portarsi al di sotto dell'edificio sommitale. Qui incontro un gruppetto di tre signori bergamaschi con cui scambiamo quattro chiacchiere: la settimana precedente erano stati sul Madonnino trovando un po' di neve, ma oggi a quota analoga non c'è più nulla.
Con un ultimo strappo raggiungo la vetta del Monte Cadelle a 2.483 m e davanti a me si apre uno splendido panorama sulle principali vette valtellinesi ben imbiancate.
In cima troneggia la grande statua dell'Arcangelo Gabriele posta a ricordo dell'alluvione del 1987 che colpì fortemente queste zone.
Tira un vento della madonna. La visibilità verso Nord è ottima, si vede benissimo tutto il gruppo del Bernina e anche il Pizzo Scalino. A Ovest la visibilità si estende fino al Monte Leone, mentre a Sud e a Est qualche nube di troppo disturba la vista sulle Orobie.
Mi fermo a lungo per scattare un po' di foto e ammirare dall'alto la parte rimanente del percorso, che si svolgerà in territorio tartanese.
Dovrò infatti scendere al Passo Porcile, abbassarmi in Val Lunga fino agli omonimi laghetti e da lì risalire la Valle dei Lupi fino al valico che la separa dalla Val Madre.
La discesa fino al Passo Porcile è ripida ma semplice (200 metri di dislivello circa dalla vetta del Cadelle). Incontro ancora un paio di persone che stanno salendo al Cadelle da Nord, saranno le ultime della giornata. Ora che sono sottovento e la temperatura è decisamente migliore mi fermo con bella vista sui laghetti a consumare il pranzo. Davanti a me ho una splendida visuale delle Cime di Lemma e del Pizzo Scala. Idee per escursioni future.
Mi abbasso ancora qualche decina di metri fino a incrociare i segnavia del sentiero 201A. Da questo lato delle Orobie le temperature notturne hanno già cominciato a far gelare alcune pozze d'acqua di piccole dimensioni.
Proseguo sul sentiero 201A in sostanziale falsopiano, compiendo un lungo traverso sotto la testata della Val Lunga, contraddistinta in particolare dalla sagoma del Cadelle che da questo lato è decisamente slanciata.
Il sentiero comincia a risalire in prossimità della congiunzione con la Gran Via delle Orobie, con pendenze via via più accentuate in prossimità della Bocchetta dei Lupi (2.316 m) che raggiungo con qualche difficoltà a causa del fango presente su buona parte del sentiero. La bocchetta è ben visibile da entrambi i versanti, ed è piuttosto riconoscibile. Si tratta di un profondo intaglio a V posto proprio al di sotto della Cima dei Lupi.
Mi affaccio un'ultima volta verso i laghetti e immortalo con qualche ulteriore foto lo splendido e vasto panorama autunnale che mi si apre davanti.
Dalla bocchetta proseguo in discesa fino a raggiungere il Lago Vallocci. Qui mi lascio ammaliare da una ipotetica traccia riportata dalla mappa che sto seguendo, che in teoria dovrebbe tagliare in traverso la pietraia fino ad arrivare direttamente sotto al Passo Dordona. Mi avventuro lungo la pietraia per qualche centinaio di metri, ma del sentiero non c'è traccia.
In realtà non c'è proprio niente di niente e sono molto tentato di fare dietrofront e abbassarmi di qualche decina di metri fino a ricongiungermi col sentiero 201.
Ma lo spirito di avventura è più forte di me e testardamente scelgo di proseguire lungo la pietraia, fingendo di intravedere una qualche ipotetica traccia. Ad un certo punto, però, incredibilmente spunta qualche ometto: forse un qualche sentiero in passato c'era davvero?
Con qualche difficoltà, e con un andamento tutt'altro che lineare, mi muovo tra blocchi più o meno piccoli fino a trovarmi su un terrazzamento che sovrasta la strada cementata che sale al Passo. A questo punto mi abbasso tra gli arbusti fino a raggiungere la sottostante strada e utilizzo questa per raggiungere il Passo Dordona. Da qui scatto qualche ulteriore bella foto al gruppo del Bernina, bello innevato davanti a me, e mi abbasso verso Foppolo tramite sentiero nr. 202.
Il sentiero si rivela piuttosto fangoso in alcuni punti, ma è sicuramente un'opzione migliore rispetto alla strada del Passo che corre più a Est, in quanto più diretto.
Poco prima delle 16 sono di ritorno alla macchina, in perfetto orario per raggiungere Orio senza trovare nemmeno troppo casino lungo la statale della Val Brembana.
La zona di Foppolo si presta bene all'occasione e decido di aggiungere alla sola salita al Monte Cadelle anche uno sconfinamento in alta Val Tartano.
Parcheggio in via Cortivo, dove parte la sterrata per il Passo Dordona (che farò al ritorno), attraverso il torrente e imbocco il sentiero nr. 201 con indicazioni per Monte Cadelle e Passo Porcile.
Dopo una mezz'ora nel bosco l'ambiente si apre e si comincia a salire. Mi trovo un po' in difficoltà a dover guadare un paio di torrentelli particolarmente pieni attorno a quota 1.800 m. Per evitare di bagnarmi eccessivamente devo fare un po' di acrobazie. Passato questo punto, la salita prosegue senza difficoltà costeggiando anche un paio di pozze (a dir la verità parecchio in secca) e avendo davanti, sulla destra, la mole del Cadelle sempre a vista.
Poco prima di raggiungere il Passo Porcile c'è una traccia che si stacca sulla destra e che è possibile seguire per evitare di salire fino al Passo per raggiungere la vetta: faccio questa all'andata, e andrò invece direttamente verso il Passo in discesa.
La traccia è ben battuta e non presenta difficoltà alcuna salvo un paio di punti in cui è necessario l'uso delle mani.
Le due vie si ricongiungono attorno a quota 2.300 m e da qui si prosegue lungo sentiero comune, molto ripido, fino a portarsi al di sotto dell'edificio sommitale. Qui incontro un gruppetto di tre signori bergamaschi con cui scambiamo quattro chiacchiere: la settimana precedente erano stati sul Madonnino trovando un po' di neve, ma oggi a quota analoga non c'è più nulla.
Con un ultimo strappo raggiungo la vetta del Monte Cadelle a 2.483 m e davanti a me si apre uno splendido panorama sulle principali vette valtellinesi ben imbiancate.
In cima troneggia la grande statua dell'Arcangelo Gabriele posta a ricordo dell'alluvione del 1987 che colpì fortemente queste zone.
Tira un vento della madonna. La visibilità verso Nord è ottima, si vede benissimo tutto il gruppo del Bernina e anche il Pizzo Scalino. A Ovest la visibilità si estende fino al Monte Leone, mentre a Sud e a Est qualche nube di troppo disturba la vista sulle Orobie.
Mi fermo a lungo per scattare un po' di foto e ammirare dall'alto la parte rimanente del percorso, che si svolgerà in territorio tartanese.
Dovrò infatti scendere al Passo Porcile, abbassarmi in Val Lunga fino agli omonimi laghetti e da lì risalire la Valle dei Lupi fino al valico che la separa dalla Val Madre.
La discesa fino al Passo Porcile è ripida ma semplice (200 metri di dislivello circa dalla vetta del Cadelle). Incontro ancora un paio di persone che stanno salendo al Cadelle da Nord, saranno le ultime della giornata. Ora che sono sottovento e la temperatura è decisamente migliore mi fermo con bella vista sui laghetti a consumare il pranzo. Davanti a me ho una splendida visuale delle Cime di Lemma e del Pizzo Scala. Idee per escursioni future.
Mi abbasso ancora qualche decina di metri fino a incrociare i segnavia del sentiero 201A. Da questo lato delle Orobie le temperature notturne hanno già cominciato a far gelare alcune pozze d'acqua di piccole dimensioni.
Proseguo sul sentiero 201A in sostanziale falsopiano, compiendo un lungo traverso sotto la testata della Val Lunga, contraddistinta in particolare dalla sagoma del Cadelle che da questo lato è decisamente slanciata.
Il sentiero comincia a risalire in prossimità della congiunzione con la Gran Via delle Orobie, con pendenze via via più accentuate in prossimità della Bocchetta dei Lupi (2.316 m) che raggiungo con qualche difficoltà a causa del fango presente su buona parte del sentiero. La bocchetta è ben visibile da entrambi i versanti, ed è piuttosto riconoscibile. Si tratta di un profondo intaglio a V posto proprio al di sotto della Cima dei Lupi.
Mi affaccio un'ultima volta verso i laghetti e immortalo con qualche ulteriore foto lo splendido e vasto panorama autunnale che mi si apre davanti.
Dalla bocchetta proseguo in discesa fino a raggiungere il Lago Vallocci. Qui mi lascio ammaliare da una ipotetica traccia riportata dalla mappa che sto seguendo, che in teoria dovrebbe tagliare in traverso la pietraia fino ad arrivare direttamente sotto al Passo Dordona. Mi avventuro lungo la pietraia per qualche centinaio di metri, ma del sentiero non c'è traccia.
In realtà non c'è proprio niente di niente e sono molto tentato di fare dietrofront e abbassarmi di qualche decina di metri fino a ricongiungermi col sentiero 201.
Ma lo spirito di avventura è più forte di me e testardamente scelgo di proseguire lungo la pietraia, fingendo di intravedere una qualche ipotetica traccia. Ad un certo punto, però, incredibilmente spunta qualche ometto: forse un qualche sentiero in passato c'era davvero?
Con qualche difficoltà, e con un andamento tutt'altro che lineare, mi muovo tra blocchi più o meno piccoli fino a trovarmi su un terrazzamento che sovrasta la strada cementata che sale al Passo. A questo punto mi abbasso tra gli arbusti fino a raggiungere la sottostante strada e utilizzo questa per raggiungere il Passo Dordona. Da qui scatto qualche ulteriore bella foto al gruppo del Bernina, bello innevato davanti a me, e mi abbasso verso Foppolo tramite sentiero nr. 202.
Il sentiero si rivela piuttosto fangoso in alcuni punti, ma è sicuramente un'opzione migliore rispetto alla strada del Passo che corre più a Est, in quanto più diretto.
Poco prima delle 16 sono di ritorno alla macchina, in perfetto orario per raggiungere Orio senza trovare nemmeno troppo casino lungo la statale della Val Brembana.
Tourengänger:
Mezmerize

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