Rifugio Bignami dalla Val Poschiavina
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La stagione migliore per salire in alta Valmalenco: tantissimi colori e pochissime persone sui sentieri. Questa escursione, pur agganciandosi nell'ultimo tratto al super-frequentato accesso normale al Rifugio Bignami (nonchè al sentiero per il neoformato Lago di Fellaria, celebre e direi quasi ormai famigerato), si dirige per la gran parte a percorrere un vecchio sentiero svizzero - peraltro in territorio italiano - ormai dismesso (i primi bolli di vernice bianco-rosso-bianco sono stati cancellati con una copertura grigia). Dismesso ma ancora perfettamente distinguibile ed assai interessante, oltre che per gli ovvi panorami immensi, soprattutto per l'attraversamento dei versanti occidentali della Cresta delle Ruzze, con la particolarità geologica della sovrapposizione di tre falde: falda Suretta (serpentiniti), falda Margna (micascisti con intercalazione di marmi -"Sassi Bianchi") e falda Sella (gneiss). Lungo questo tratto si possono osservare numerosi laghetti prevalentemente stagionali o temporanei, dei quali solo i cosiddetti "Laghi dei Bianchi" (osservabili dall'alto) sarebbero perenni, ma in avanzatissimo stato di intorbamento. Ultima particolarità da segnalare, nei pressi del Pass d'Ur, è il disallineamento dei cippi confinari rispetto alla linea di displuvio: il terreno, di evidenti caratteristiche moreniche recenti, ha subito nel tempo lievi assestamenti permettendo qua e là qualche piccolo "guadagno" di lembi di terreno geograficamente svizzero.
Da notare che il fondovalle Poschiavino ormai da molti anni è percorso da una una pista per e-bike che in molti tratti ha "rettificato" il tracciato del sentiero originale e seppellito con pietrisco di riporto, nei tratti paludosi, l'antico lastricato; quando poi la valle si impenna rocciosa per salire al Passo Canciano la ciclabile si interrompe all'improvviso senza potersi collegare con alcun proseguimento ragionevole...
Dall'ultimo piazzale liberamente accessibile ai veicoli alla base della Diga di Alpe Gera si sale fino al coronamento tramite una pista sterrata (ma molto meglio le scorciatoie ben delineate) ed un piano inclinato che attraversa in diagonale ascendente la parete della diga medesima; trascurato a sinistra il camminamento sommitale (via di ritorno), si imbocca la stradina di destra che in piano segue la riva dell'invaso. Oltrepassata una breve galleria, si volge a destra salendo una ripida valletta dove la pista talora appare cementata, onde evitare le terribili erosioni che un tempo la caratterizzavano; si lascia a sinistra la direzione per l'Alpe Gembrè e si raggiunge la selletta d'ingresso all'Alpe Poschiavina: un ponticello sul torrente di valle permette di raggiungerne le baite, tutte degnamente rimodernate ormai da qualche decennio. La Val Poschiavina è forse il miglior modello di valle glaciale della Valmalenco: tipico profilo ad U, rocce montonate e con striature, esempi di marmitte dei giganti; il tutto distribuito su tre ripiani successivi ed intercalati da due gradini parzialmente rocciosi. Dei tre ripiani, i primi due sono a fondo pascolivo o parzialmente paludosi, mentre il terzo ed ultimo appare più che altro invaso dai massi rocciosi franati dalla costa della Spundascia. Fin qui ed a partire dalla Diga di Alpe Gera abbiamo seguito il percorso e la segnaletica di parte della settima tappa dell'Alta Via della Valmalenco, ma in corrispondenza di una palina segnaletica li abbandoniamo e deviamo a sinistra in direzione del crinale di confine a trovare il sentiero di collegamento fra Pass da Cancian e Pass d'Ur; raggiunta la traccia, seguiamo verso sinistra fino a raggiungere il cippo del Pass d'Ur nei pressi di un bel laghetto. Lasciate a destra le indicazioni per l'Alp d'Ur, si inizia a cercare la sequenza di segnali che percorre il margine del terrazzo roccioso alla base della Costa delle Ruzze: le tracce di passaggio spesso latitano e, almeno inizialmente, i vecchi bolli svizzeri sono stati cancellati per far sì che vengano presi in considerazione i più recenti bolli italiani con uno strano giro sulla destra; nel prosieguo del percorso saranno sempre presenti i bolli svizzeri, affiancati da sporadiche bandierine CAI e parecchi ometti di pietre. La via segue una linea a saliscendi continui ai piedi delle rocce e dei canaloni che salgono al Corno delle Ruzze (o Corno Campascio), al Piz Canfinal ed alla Cima delle Ruzze, tutti collegati da creste di aspetto non solidissimo. Punto di maggior interesse è l'intersecamento dei Sassi Bianchi, vena di marmi chiari che talora appaiono piuttosto frantumati dalla compressione tra falde. Circa sulla verticale dell'Alpe Poschiavina la traccia si porta ad aggirare lo sperone ONO della Cima delle Ruzze deviando nettamente a nord per imboccare un canalone detritico che scende bruscamente sino al fondo della Val Confinale, circa a metà strada fra l'Alpe Gembrè ed il Bivacco Anghileri-Rusconi, posto in bella posizione poco a monte del Pass da Canfinal. [Come spesso è accaduto, i topografi hanno italianizzato per assonanza il toponimo svizzero: il confine non c'entra nulla, ma fa riferimento alla sottostante Alp Canfinal]. Trascuriamo la salita al bivacco, già visitato in passato almeno tre volte, e scendiamo direttamente a sinistra in direzione della Diga di Alpe Gera; dopo aver attraversato i vasti pascoli del fondovalle, il sentiero cala ripidamente ed all'improvviso sul gradino di accesso alla soglia sospesa della Val Confinale, andando a raggiungere le numerose baite dell'Alpe Gembrè, ancora parzialmente in uso e caricata. Qui si incrocia nuovamente il sentiero della settima tappa dell'Alta Via della Valmalenco, coincidente con l'escursione del Giro del Lago; il tracciato, largo e comodo, attraversando mediante solide passerelle vari torrenti immissari dell'invaso, si porta quasi al livello del lago, per poi risalire, anche ripidamente, fino al terrazzo che ospita il Rifugio Bignami del CAI Milano. Non rimane che seguire in discesa l'ampia mulattiera di accesso alla struttura che, dopo un paio di tornanti, imbocca un lungo traverso alle pendici del Sasso Moro fra radi larici e begli scorci sulla diga, ed in breve ne raggiunge il coronamento per percorrerne gli interminabili 500 metri della lunghezza. All'estremità orientale del manufatto si rientra sul percorso di andata.
Da notare che il fondovalle Poschiavino ormai da molti anni è percorso da una una pista per e-bike che in molti tratti ha "rettificato" il tracciato del sentiero originale e seppellito con pietrisco di riporto, nei tratti paludosi, l'antico lastricato; quando poi la valle si impenna rocciosa per salire al Passo Canciano la ciclabile si interrompe all'improvviso senza potersi collegare con alcun proseguimento ragionevole...
Dall'ultimo piazzale liberamente accessibile ai veicoli alla base della Diga di Alpe Gera si sale fino al coronamento tramite una pista sterrata (ma molto meglio le scorciatoie ben delineate) ed un piano inclinato che attraversa in diagonale ascendente la parete della diga medesima; trascurato a sinistra il camminamento sommitale (via di ritorno), si imbocca la stradina di destra che in piano segue la riva dell'invaso. Oltrepassata una breve galleria, si volge a destra salendo una ripida valletta dove la pista talora appare cementata, onde evitare le terribili erosioni che un tempo la caratterizzavano; si lascia a sinistra la direzione per l'Alpe Gembrè e si raggiunge la selletta d'ingresso all'Alpe Poschiavina: un ponticello sul torrente di valle permette di raggiungerne le baite, tutte degnamente rimodernate ormai da qualche decennio. La Val Poschiavina è forse il miglior modello di valle glaciale della Valmalenco: tipico profilo ad U, rocce montonate e con striature, esempi di marmitte dei giganti; il tutto distribuito su tre ripiani successivi ed intercalati da due gradini parzialmente rocciosi. Dei tre ripiani, i primi due sono a fondo pascolivo o parzialmente paludosi, mentre il terzo ed ultimo appare più che altro invaso dai massi rocciosi franati dalla costa della Spundascia. Fin qui ed a partire dalla Diga di Alpe Gera abbiamo seguito il percorso e la segnaletica di parte della settima tappa dell'Alta Via della Valmalenco, ma in corrispondenza di una palina segnaletica li abbandoniamo e deviamo a sinistra in direzione del crinale di confine a trovare il sentiero di collegamento fra Pass da Cancian e Pass d'Ur; raggiunta la traccia, seguiamo verso sinistra fino a raggiungere il cippo del Pass d'Ur nei pressi di un bel laghetto. Lasciate a destra le indicazioni per l'Alp d'Ur, si inizia a cercare la sequenza di segnali che percorre il margine del terrazzo roccioso alla base della Costa delle Ruzze: le tracce di passaggio spesso latitano e, almeno inizialmente, i vecchi bolli svizzeri sono stati cancellati per far sì che vengano presi in considerazione i più recenti bolli italiani con uno strano giro sulla destra; nel prosieguo del percorso saranno sempre presenti i bolli svizzeri, affiancati da sporadiche bandierine CAI e parecchi ometti di pietre. La via segue una linea a saliscendi continui ai piedi delle rocce e dei canaloni che salgono al Corno delle Ruzze (o Corno Campascio), al Piz Canfinal ed alla Cima delle Ruzze, tutti collegati da creste di aspetto non solidissimo. Punto di maggior interesse è l'intersecamento dei Sassi Bianchi, vena di marmi chiari che talora appaiono piuttosto frantumati dalla compressione tra falde. Circa sulla verticale dell'Alpe Poschiavina la traccia si porta ad aggirare lo sperone ONO della Cima delle Ruzze deviando nettamente a nord per imboccare un canalone detritico che scende bruscamente sino al fondo della Val Confinale, circa a metà strada fra l'Alpe Gembrè ed il Bivacco Anghileri-Rusconi, posto in bella posizione poco a monte del Pass da Canfinal. [Come spesso è accaduto, i topografi hanno italianizzato per assonanza il toponimo svizzero: il confine non c'entra nulla, ma fa riferimento alla sottostante Alp Canfinal]. Trascuriamo la salita al bivacco, già visitato in passato almeno tre volte, e scendiamo direttamente a sinistra in direzione della Diga di Alpe Gera; dopo aver attraversato i vasti pascoli del fondovalle, il sentiero cala ripidamente ed all'improvviso sul gradino di accesso alla soglia sospesa della Val Confinale, andando a raggiungere le numerose baite dell'Alpe Gembrè, ancora parzialmente in uso e caricata. Qui si incrocia nuovamente il sentiero della settima tappa dell'Alta Via della Valmalenco, coincidente con l'escursione del Giro del Lago; il tracciato, largo e comodo, attraversando mediante solide passerelle vari torrenti immissari dell'invaso, si porta quasi al livello del lago, per poi risalire, anche ripidamente, fino al terrazzo che ospita il Rifugio Bignami del CAI Milano. Non rimane che seguire in discesa l'ampia mulattiera di accesso alla struttura che, dopo un paio di tornanti, imbocca un lungo traverso alle pendici del Sasso Moro fra radi larici e begli scorci sulla diga, ed in breve ne raggiunge il coronamento per percorrerne gli interminabili 500 metri della lunghezza. All'estremità orientale del manufatto si rientra sul percorso di andata.
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