Traversata alta dal Bivacco Bottani-Cornaggia alla Val Toate
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Di fronte al repentino e precoce - soprattutto dal punto di vista climatico - cambio di stagione (che si spera solo momentaneo), non ci fidiamo troppo ad azzardare una escursione inedita, col rischio di "sciuparla" con un'eventuale incompletezza dovuta al ghiaccio od al vento. Motivo per cui ripetiamo una gita che, vista la veramente pochissima distanza da casa, nella sua interezza o anche solo concatenandone dei tratti, abbiamo già percorso decine di volte. La decisione si è rivelata adeguata, dal momento che il vento in alcuni episodi si è rivelato veramente molesto.
Dal piazzale della chiesa si torna lungo la carrozzabile di accesso per alcune decine di metri fino a trovare una stradetta (vecchie indicazioni escursionistiche) che si avvia attraverso villette sparse nella pineta; facendo attenzione ad un bivio (le segnalazioni utili sono poste in alto sui tronchi, verso destra) si prosegue su largo ed agevole sentiero. Lo si segue a larghe curve nel bosco di pini silvestri (il più esteso della provincia di Sondrio, ma purtroppo in via di progressiva lottizzazione) fino ad incrociare lo sterrato di una pista tagliafuoco; si attraversa il sedime e, proprio di fronte, si trova la prosecuzione del sentiero (notare, in alto su di un tronco, l'indicazione "Tre Cornini"). Si prosegue la salita nel bosco che si arricchisce di betulle; poi un traverso fra le ginestre ci porta al maggengo di Prà Sücc, dove il sentiero diventa meno evidente: per ritrovarlo occorre oltrepassare un abbeveratoio sulla sinistra e risalire subito a destra il ripido pascolo a monte fino ad intersecare una traccia proveniente da destra che si porta nelle vicinanze di alcuni ruderi; si prosegue attraverso la caotica vegetazione ricresciuta dopo la distruzione della preesistente foresta a causa dei diversi incendi avvenuti in vari episodi dagli anni della II Guerra Mondiale agli anni '980/'990. Superata la quota della vegetazione arborea, si arriva ad una spianata a pascolo molto sassoso dove il sentiero si allarga sulla traccia di uno scavo per la posa dell'acquedotto di servizio al Pra Sücc: dopo alcune curve sul pendio ed attraverso una valletta appena accennata, si arriva ad una spalla soprastante, in vista dell'Alpe Vesògn. Da qui è già visibile, in alto, apparentemente su di uno sperone roccioso, il Bivacco Bottàni-Cornaggia. Passando attraverso due torbiere, residui di antichi laghi ormai interrati, si individuano sul lato sinistro del vallone (un po' verso i Tre Cornini, caratteristico triplice accumulo di massi, ma ignorandone la traccia di accesso) i radi segnali a vernice bianco/rossa, che conviene seguire con attenzione: non essendo più a questo punto il bivacco visibile,c'è il forte rischio di vagare inutilmente per il versante. Raggiungiamo il pulpito roccioso che sostiene la costruzione (oggi trovata aperta: seconda volta dall'anno di costruzione; comunque chiavi a richiesta nei ristoranti di Pòira) aggirandolo da ultimo sulla destra. Alle spalle del bivacco si notano, su di un masso, le indicazioni per i Rifugi Volta e Omio (rispettivamente a circa 5 e 7 ore di marcia): questa è la direzione del proseguimento. Ad un rapido sguardo sembra che il Passo Visogno possa essere l'evidente intaglio osservabile a nord, caratteristicamente compreso fra la Cima di Malvedello orientale e la Q2636, ma le buone indicazioni accompagnano gradualmente verso destra fra sempre più estese aree di ganda. Da ultimo, aggirato un blando sperone scendente a sudest dalla Q2636 che preclude definitivamente la vista dell'ormai lontano bivacco, si raggiunge la piccola spianata sassosa del Passo Visogno. Lo scollinamento in Valle dei Ratti - un centinaio di metri di perdita di quota- arriva fino al fondo di una valletta morenica secondaria scavata nel pietrame da un torrentello stagionale; lasciato a sinistra il bivio per i Rifugi Volta e Omio (indicazioni per il bivacco a vernice bianca su di un masso), si segue la bollatura anonima che si dirige a est su terreno instabile: la conca del Passo del Colino occidentale è già visibile al culmine di un ripido pendio ghiaioso/sabbioso di una valletta secondaria marcato da segni di passaggio. Il valico, individuato da una scritta ed un piccolo accumulo di sassi, è un antico passaggio di pastori che attualmente assume valore escursionistico solo per la salita alla vicina Cima del Desenigo. La discesa sul versante opposto inizia - e si prolunga per qualche decina di metri - attraverso una scoscesa inclinazione di fine detrito smosso che non agevola la progressione; poi, oltrepassato un lago stagionale, devia verso destra in una larga valletta di grossi massi sparsi (uno è particolarmente caratteristico per il formare una sorta di riparo aggettante a valle) fino a raggiungere la prima di una lunga serie di fontane-abbeveratoi. Nei pressi si trovano le sorgenti dell'acquedotto che rifornisce tutta la Val Toate (e si spinge con una diramazione fino al Prà Sücc) ed il bivio per il Passo del Colino orientale localizzato appena a nord della cresta settentrionale della Torre Bering. [La recente carta topografica SeteMap colloca erroneamente il detto Passo del Colino orientale troppo a nord ed evidenzia un inesistente sentiero fra i due passi, lungo un percorso che avevo personalmente effettuato nel 2013: https://www.inalto.org/it/relazioni/escursionismo/i_due_passi_del_colino].
Da qui si scende seguendo senza difficoltà il sentiero che è stato marcato in corrispondenza della posa dell'acquedotto (a tratti molto smosso e faticoso) fino alla Baita Colino ad al maggengo del Pesc (in stagione di pascolo occorre seguire le segnalazioni provvisorie di riguardo ai prati). Nei pressi delle baite più occidentali - ultima fontana con abbeveratoio - si trova il sentiero che scende a Poira: lo si segue attraverso il bosco, si oltrepassa la solita pista tagliafuoco e si giunge in vista di una cappella votiva; qui si presentano due possibilità: si può proseguire nella discesa principale verso Ledino e Careggio, oppure si prende a destra (come in questo file GPS) un sentierino comodissimo che arriva a Poira direttamente a poche decine di metri dal parcheggio.
Dal piazzale della chiesa si torna lungo la carrozzabile di accesso per alcune decine di metri fino a trovare una stradetta (vecchie indicazioni escursionistiche) che si avvia attraverso villette sparse nella pineta; facendo attenzione ad un bivio (le segnalazioni utili sono poste in alto sui tronchi, verso destra) si prosegue su largo ed agevole sentiero. Lo si segue a larghe curve nel bosco di pini silvestri (il più esteso della provincia di Sondrio, ma purtroppo in via di progressiva lottizzazione) fino ad incrociare lo sterrato di una pista tagliafuoco; si attraversa il sedime e, proprio di fronte, si trova la prosecuzione del sentiero (notare, in alto su di un tronco, l'indicazione "Tre Cornini"). Si prosegue la salita nel bosco che si arricchisce di betulle; poi un traverso fra le ginestre ci porta al maggengo di Prà Sücc, dove il sentiero diventa meno evidente: per ritrovarlo occorre oltrepassare un abbeveratoio sulla sinistra e risalire subito a destra il ripido pascolo a monte fino ad intersecare una traccia proveniente da destra che si porta nelle vicinanze di alcuni ruderi; si prosegue attraverso la caotica vegetazione ricresciuta dopo la distruzione della preesistente foresta a causa dei diversi incendi avvenuti in vari episodi dagli anni della II Guerra Mondiale agli anni '980/'990. Superata la quota della vegetazione arborea, si arriva ad una spianata a pascolo molto sassoso dove il sentiero si allarga sulla traccia di uno scavo per la posa dell'acquedotto di servizio al Pra Sücc: dopo alcune curve sul pendio ed attraverso una valletta appena accennata, si arriva ad una spalla soprastante, in vista dell'Alpe Vesògn. Da qui è già visibile, in alto, apparentemente su di uno sperone roccioso, il Bivacco Bottàni-Cornaggia. Passando attraverso due torbiere, residui di antichi laghi ormai interrati, si individuano sul lato sinistro del vallone (un po' verso i Tre Cornini, caratteristico triplice accumulo di massi, ma ignorandone la traccia di accesso) i radi segnali a vernice bianco/rossa, che conviene seguire con attenzione: non essendo più a questo punto il bivacco visibile,c'è il forte rischio di vagare inutilmente per il versante. Raggiungiamo il pulpito roccioso che sostiene la costruzione (oggi trovata aperta: seconda volta dall'anno di costruzione; comunque chiavi a richiesta nei ristoranti di Pòira) aggirandolo da ultimo sulla destra. Alle spalle del bivacco si notano, su di un masso, le indicazioni per i Rifugi Volta e Omio (rispettivamente a circa 5 e 7 ore di marcia): questa è la direzione del proseguimento. Ad un rapido sguardo sembra che il Passo Visogno possa essere l'evidente intaglio osservabile a nord, caratteristicamente compreso fra la Cima di Malvedello orientale e la Q2636, ma le buone indicazioni accompagnano gradualmente verso destra fra sempre più estese aree di ganda. Da ultimo, aggirato un blando sperone scendente a sudest dalla Q2636 che preclude definitivamente la vista dell'ormai lontano bivacco, si raggiunge la piccola spianata sassosa del Passo Visogno. Lo scollinamento in Valle dei Ratti - un centinaio di metri di perdita di quota- arriva fino al fondo di una valletta morenica secondaria scavata nel pietrame da un torrentello stagionale; lasciato a sinistra il bivio per i Rifugi Volta e Omio (indicazioni per il bivacco a vernice bianca su di un masso), si segue la bollatura anonima che si dirige a est su terreno instabile: la conca del Passo del Colino occidentale è già visibile al culmine di un ripido pendio ghiaioso/sabbioso di una valletta secondaria marcato da segni di passaggio. Il valico, individuato da una scritta ed un piccolo accumulo di sassi, è un antico passaggio di pastori che attualmente assume valore escursionistico solo per la salita alla vicina Cima del Desenigo. La discesa sul versante opposto inizia - e si prolunga per qualche decina di metri - attraverso una scoscesa inclinazione di fine detrito smosso che non agevola la progressione; poi, oltrepassato un lago stagionale, devia verso destra in una larga valletta di grossi massi sparsi (uno è particolarmente caratteristico per il formare una sorta di riparo aggettante a valle) fino a raggiungere la prima di una lunga serie di fontane-abbeveratoi. Nei pressi si trovano le sorgenti dell'acquedotto che rifornisce tutta la Val Toate (e si spinge con una diramazione fino al Prà Sücc) ed il bivio per il Passo del Colino orientale localizzato appena a nord della cresta settentrionale della Torre Bering. [La recente carta topografica SeteMap colloca erroneamente il detto Passo del Colino orientale troppo a nord ed evidenzia un inesistente sentiero fra i due passi, lungo un percorso che avevo personalmente effettuato nel 2013: https://www.inalto.org/it/relazioni/escursionismo/i_due_passi_del_colino].
Da qui si scende seguendo senza difficoltà il sentiero che è stato marcato in corrispondenza della posa dell'acquedotto (a tratti molto smosso e faticoso) fino alla Baita Colino ad al maggengo del Pesc (in stagione di pascolo occorre seguire le segnalazioni provvisorie di riguardo ai prati). Nei pressi delle baite più occidentali - ultima fontana con abbeveratoio - si trova il sentiero che scende a Poira: lo si segue attraverso il bosco, si oltrepassa la solita pista tagliafuoco e si giunge in vista di una cappella votiva; qui si presentano due possibilità: si può proseguire nella discesa principale verso Ledino e Careggio, oppure si prende a destra (come in questo file GPS) un sentierino comodissimo che arriva a Poira direttamente a poche decine di metri dal parcheggio.
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