Massone (m.2161) per la "via dei lupi" (Anzola)
Ogni volta che transitavo sulla superstrada dell'Ossola pensavo a questa bella salita da nord al Massone.
Per quanto riguarda i lupi citati nel titolo, non si fa riferimento al percorso, ma a dei lupi in carne ed ossa che abbiamo sentito ululare nella boscaglia sotto le pareti nord dell'Eyehorn e di cui abbiamo poi avuto conferma da gente del posto, infatti ne hanno avvistati 4.
Finalmente mi decido. Sento anche Emiliano che decide di essere della partita.
Partenza da Anzola 210 m, lungo una bella mulattiera lastricata saliamo al Santuario della Madonna del Carmine 280 m, incrociamo un paio di volta la nuova strada, ma proseguiamo sulla storica mulattiera che passa da Boch Ca L'Usch ( fontanella ) e da Tre Cruset. A Pian Sola si lambisce ancora la strada e saliamo a Cantirè 850 m. Poco sopra sbuchiamo nei pascoli di Piazza Grande 970 m ( Pianezzo Grande su CNS ).
Qui non si capisce bene dove prosegue il sentiero A33 ( che in teoria arriva fino al Massone, ma solo in teoria ), andiamo al nucleo di baite sulla destra, che rimane sull'orlo della Valle di Anzola, resici conto di essere fuori via, facciamo un taglio verso sinistra fino a riprendere il sentiero giusto. Passiamo nei pressi dell'Alpe Crota e arriviamo ai prati dell'Alpe Tagliata 1221 m, dove Guido che lì ha baita ci offre il caffè e ci dà qualche dritta per il nostro percorso ( vista la mia testa dura, chiaramente non dò retta e faccio di testa mia, sbagliando , sigh ).
Ancora mezz'ora nel bosco di faggi e sbuchiamo all'Alpe Drosone Fuori 1433 m. Qui secondo i consigli del "Local" avremmo dovuto attraversare una pietraia e salire poi dal secondo canale. Ma va da sè che avevo una traccia riportata dalla CNS e dalla "superlativa" Kompass ( stò scherzando ) che risaliva il costone a sinistra e andava al Monte Tre Croci.
Quindi alla vista della pietraia, invece che attraversarla in piano a ricercare il giusto canale, andiamo su per la ripida faggeta, arrivando sul crinale a un cimotto di quota 1595 senza grossi patemi. Ora per seguire la traccia delle mie 2 supermappe ( continuo a scherzare ), risaliamo un pendio erboso da fuori di testa, letteralmente aggrappati all'erba dura e pungente ( forse 50 ° o più ), Emiliano decreta che da qui non si scende, purtroppo per lui, proprio da qui faremo dietrofront.
Arrivati al culmine del pendio, ci rendiamo conto di essere su una cimetta a quota 1700 m, ma davanti a noi ci sono dei denti rocciosi e sui fianchi dirupi e cespugli, con l'incognita su come è la risalita oltre, verso il Tre Croci.
Si scende, facendo "erbing" estremo, letteralmente aggrappati all'erba e a qualche esile ontanella, un vero T6.
Arrivati ancora sulla groppa boscosa di quota 1595, scendiamo un pò più a sinistra della via fatta all'andata, arrivando più a est delle baite di Drosone Fuori, e già al margine della pietraia. Abbiamo perso solo 230 m- di dislivello.
Stavolta cerchiamo di capire cosa voleva dire Guido dell'Alpe Tagliata, e percorriamo la pietraia in falsopiano, arrivando sotto un pendio abbastanza aperto e che sembra portarci oltre i denti rocciosi che ci avevano fermato prima. Incredibilmente appena iniziamo la risalita, compaiono ometti, segni di vernice e sui cespugli anche molti nastri di plastica.
Siamo sulla via giusta, arriviamo sulla dorsale nord-ovest della Cima delle Tre Croci, già al di quà dei denti di roccia che ci hanno sbarrato la via. Seguendo i segni ora si passa nel tratto finale, un pò a sinistra delle rocce e si arriva sull'ampia dorsale erbosa est, e in breve siamo alla "unica croce" e al soprastante cartello di vetta della Cima delle Tre Croci 1872 m. Da qui ricordavo che molti anni fà avevo trovato una marcatura che arrivava all'Eyehorn. In effetti i segni e gli ometti si trovano, però la traccia è poco frequentata e bisogna stare attenti per individuarla nei tratti erbosi. Percorriamo tutta la dorsale orientata a nord-est, passando anche da alcune conche, e nell'ultimo tratto anche abbastanza ripida, infine arriviamo alla Croce dell'Eyehorn 2078 m e risalendo ancora un tratto anche all'omonima vetta 2131 m, dove è presente solo un palo con attrezzatura scientifica ( non so esattamente cosa ). Ora finalmente un breve tratto facile, che dopo una cortissima discesa ci porta alla vetta massima del giorno: il Monte Massone 2161 m.
Ora in teoria non dovremmo più avere problemi di percorso, infatti faremo il sentiero A33 a ritroso e integralmente fino ad Anzola. Ma sticazz.....
Già il tratto fino al Colle Scaravini è in stato di abbandono, bisogna stare molto attenti ai segni e soprattutto a dove si mettono i piedi, nell'erba viscida e sempre in esposizione. Alla fine dopo un paio di intagli arriviamo a quello giusto, nessun cartello ma solo ancuni segni invitano alla discesa nel canale verso nord.
Ma dopo i 4 segni nei primissimi metri del canalone, più niente per quasi due chilometri ! Abbandoniamo il canale per alcune cenge erbose sulla destra, ma poi sotto scendiamo nel centro della pietraia. Proprio in abbandono questo tratto. Solo quando siamo al di sopra ( a est ) dell'Alpe Vineggio di Sopra ricompare un sentiero che sale a destra verso la bocchetta che ci porterà nel versante dell'Alpe Drosone. Ma già che ci siamo saliamo in breve anche la vicinissima Cima di Vineggio 1773. Una volta scollinato, si scende un pò e inizia un lungo traverso verso est anche con delle brevi risalite, fino ad approdare all'Alpe Drosone Dentro e poco dopo a Drosone Fuori 1433 m chiudendo il giro. Con l'ultima luce ritorniamo all'Alpe Tagliata dove Guido ci offre un paio di bicchieri di vino. Il resto della discesa sarà al buio, ma sotto l'Alpe Piazza Grande seguiremo fedelmente la stradina fino ad Anzola.
Poncione
Accolgo volentieri la proposta di Antonio, visto che il Massone mi mancava ancora e mi ha sempre attratto. Ero stato in queste zone già un paio di volte mancando, in qualche modo, puntualmente la cima prescelta, ed anche stavolta ci è mancato poco che andasse così dopo il rovinoso e delicato dietrofront dalla Cima Tre Croci, ma una buona determinazione ci ha permesso comunque di portare a termine da via relativamente più "comoda" il giro ben architettato da Antonio, già espertissimo di questa zona. Alla fine più che la vetta stessa del Massone (panoramicissima e comunque splendida) è stato l'ampio giro in sè a regalare belle emozioni, in una zona ampiamente selvaggia, suggestiva (molto bello il tratto che precede l'Eyehorn su questo versante) e inselvatichita... tanto che durante il secondo e vincente tentativo di salita a Cima Tre Croci abbiamo udito neanche tanto in lontananza l'ululato di un branco di lupi, che ci hanno segnalato la loro presenza. A loro dunque la nostra personale "dedica" a questa bellissima via.
Per quanto riguarda i lupi citati nel titolo, non si fa riferimento al percorso, ma a dei lupi in carne ed ossa che abbiamo sentito ululare nella boscaglia sotto le pareti nord dell'Eyehorn e di cui abbiamo poi avuto conferma da gente del posto, infatti ne hanno avvistati 4.
Finalmente mi decido. Sento anche Emiliano che decide di essere della partita.
Partenza da Anzola 210 m, lungo una bella mulattiera lastricata saliamo al Santuario della Madonna del Carmine 280 m, incrociamo un paio di volta la nuova strada, ma proseguiamo sulla storica mulattiera che passa da Boch Ca L'Usch ( fontanella ) e da Tre Cruset. A Pian Sola si lambisce ancora la strada e saliamo a Cantirè 850 m. Poco sopra sbuchiamo nei pascoli di Piazza Grande 970 m ( Pianezzo Grande su CNS ).
Qui non si capisce bene dove prosegue il sentiero A33 ( che in teoria arriva fino al Massone, ma solo in teoria ), andiamo al nucleo di baite sulla destra, che rimane sull'orlo della Valle di Anzola, resici conto di essere fuori via, facciamo un taglio verso sinistra fino a riprendere il sentiero giusto. Passiamo nei pressi dell'Alpe Crota e arriviamo ai prati dell'Alpe Tagliata 1221 m, dove Guido che lì ha baita ci offre il caffè e ci dà qualche dritta per il nostro percorso ( vista la mia testa dura, chiaramente non dò retta e faccio di testa mia, sbagliando , sigh ).
Ancora mezz'ora nel bosco di faggi e sbuchiamo all'Alpe Drosone Fuori 1433 m. Qui secondo i consigli del "Local" avremmo dovuto attraversare una pietraia e salire poi dal secondo canale. Ma va da sè che avevo una traccia riportata dalla CNS e dalla "superlativa" Kompass ( stò scherzando ) che risaliva il costone a sinistra e andava al Monte Tre Croci.
Quindi alla vista della pietraia, invece che attraversarla in piano a ricercare il giusto canale, andiamo su per la ripida faggeta, arrivando sul crinale a un cimotto di quota 1595 senza grossi patemi. Ora per seguire la traccia delle mie 2 supermappe ( continuo a scherzare ), risaliamo un pendio erboso da fuori di testa, letteralmente aggrappati all'erba dura e pungente ( forse 50 ° o più ), Emiliano decreta che da qui non si scende, purtroppo per lui, proprio da qui faremo dietrofront.
Arrivati al culmine del pendio, ci rendiamo conto di essere su una cimetta a quota 1700 m, ma davanti a noi ci sono dei denti rocciosi e sui fianchi dirupi e cespugli, con l'incognita su come è la risalita oltre, verso il Tre Croci.
Si scende, facendo "erbing" estremo, letteralmente aggrappati all'erba e a qualche esile ontanella, un vero T6.
Arrivati ancora sulla groppa boscosa di quota 1595, scendiamo un pò più a sinistra della via fatta all'andata, arrivando più a est delle baite di Drosone Fuori, e già al margine della pietraia. Abbiamo perso solo 230 m- di dislivello.
Stavolta cerchiamo di capire cosa voleva dire Guido dell'Alpe Tagliata, e percorriamo la pietraia in falsopiano, arrivando sotto un pendio abbastanza aperto e che sembra portarci oltre i denti rocciosi che ci avevano fermato prima. Incredibilmente appena iniziamo la risalita, compaiono ometti, segni di vernice e sui cespugli anche molti nastri di plastica.
Siamo sulla via giusta, arriviamo sulla dorsale nord-ovest della Cima delle Tre Croci, già al di quà dei denti di roccia che ci hanno sbarrato la via. Seguendo i segni ora si passa nel tratto finale, un pò a sinistra delle rocce e si arriva sull'ampia dorsale erbosa est, e in breve siamo alla "unica croce" e al soprastante cartello di vetta della Cima delle Tre Croci 1872 m. Da qui ricordavo che molti anni fà avevo trovato una marcatura che arrivava all'Eyehorn. In effetti i segni e gli ometti si trovano, però la traccia è poco frequentata e bisogna stare attenti per individuarla nei tratti erbosi. Percorriamo tutta la dorsale orientata a nord-est, passando anche da alcune conche, e nell'ultimo tratto anche abbastanza ripida, infine arriviamo alla Croce dell'Eyehorn 2078 m e risalendo ancora un tratto anche all'omonima vetta 2131 m, dove è presente solo un palo con attrezzatura scientifica ( non so esattamente cosa ). Ora finalmente un breve tratto facile, che dopo una cortissima discesa ci porta alla vetta massima del giorno: il Monte Massone 2161 m.
Ora in teoria non dovremmo più avere problemi di percorso, infatti faremo il sentiero A33 a ritroso e integralmente fino ad Anzola. Ma sticazz.....
Già il tratto fino al Colle Scaravini è in stato di abbandono, bisogna stare molto attenti ai segni e soprattutto a dove si mettono i piedi, nell'erba viscida e sempre in esposizione. Alla fine dopo un paio di intagli arriviamo a quello giusto, nessun cartello ma solo ancuni segni invitano alla discesa nel canale verso nord.
Ma dopo i 4 segni nei primissimi metri del canalone, più niente per quasi due chilometri ! Abbandoniamo il canale per alcune cenge erbose sulla destra, ma poi sotto scendiamo nel centro della pietraia. Proprio in abbandono questo tratto. Solo quando siamo al di sopra ( a est ) dell'Alpe Vineggio di Sopra ricompare un sentiero che sale a destra verso la bocchetta che ci porterà nel versante dell'Alpe Drosone. Ma già che ci siamo saliamo in breve anche la vicinissima Cima di Vineggio 1773. Una volta scollinato, si scende un pò e inizia un lungo traverso verso est anche con delle brevi risalite, fino ad approdare all'Alpe Drosone Dentro e poco dopo a Drosone Fuori 1433 m chiudendo il giro. Con l'ultima luce ritorniamo all'Alpe Tagliata dove Guido ci offre un paio di bicchieri di vino. Il resto della discesa sarà al buio, ma sotto l'Alpe Piazza Grande seguiremo fedelmente la stradina fino ad Anzola.

Accolgo volentieri la proposta di Antonio, visto che il Massone mi mancava ancora e mi ha sempre attratto. Ero stato in queste zone già un paio di volte mancando, in qualche modo, puntualmente la cima prescelta, ed anche stavolta ci è mancato poco che andasse così dopo il rovinoso e delicato dietrofront dalla Cima Tre Croci, ma una buona determinazione ci ha permesso comunque di portare a termine da via relativamente più "comoda" il giro ben architettato da Antonio, già espertissimo di questa zona. Alla fine più che la vetta stessa del Massone (panoramicissima e comunque splendida) è stato l'ampio giro in sè a regalare belle emozioni, in una zona ampiamente selvaggia, suggestiva (molto bello il tratto che precede l'Eyehorn su questo versante) e inselvatichita... tanto che durante il secondo e vincente tentativo di salita a Cima Tre Croci abbiamo udito neanche tanto in lontananza l'ululato di un branco di lupi, che ci hanno segnalato la loro presenza. A loro dunque la nostra personale "dedica" a questa bellissima via.
Tourengänger:
Poncione,
Antonio59 !


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Kommentare (4)