Ossola selvaggia – Monte Crotta (1965 m) e Cima Scaravini (2117 m) – Via di cresta
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tapio: La proposta di
ciolly non può lasciare indifferenti: si tratta di una salita – in parte di ricerca – su versanti Nord della Bassa Ossola in modo da avere, una volta arrivati in cresta, una magnifica visuale sia sui Corni di Nibbio che sulle vette della Valstrona, recentemente visitate. A questo va aggiunto un percorso di cresta, attrezzato sì, ma del tutto intrigante, e una discesa impreziosita da un bel canale iniziale con prosecuzione su via diversa da quella di salita con meta nuovamente il fondovalle. Come si vede, è impossibile resistere!
Partiamo dunque da Caslet, piccolo nucleo situato sopra Megolo di Mezzo e servito da una stradina asfaltata. Subito dopo, una sbarra inibisce la prosecuzione motorizzata (oltre al fatto che la strada non è più asfaltata…) e noi ci incamminiamo di buon passo ed in breve raggiungiamo l’Alpe Castello. Qui prendiamo il sentiero segnalato per l’Alpe Bal (il Ballo), dove abbandoniamo la traccia principale che porta verso Cabannone ed Orcocco, e saliamo su flebile traccia oltre le baite avendo come riferimento la cima del Monte Turi. Prestando sempre attenzione nel mantenere la traccia (ma spesso si notano dei tagli di rododendri e altri arbusti, segno che qualcuno percorre, seppur raramente, questo sentiero) dopo un bel bosco di faggi sbuchiamo all’Alpe Rosso, dove è presente un cospicuo zampillo d’acqua.
Superiamo alcuni riali e giunti oltre il costolone che scende dalla cresta Turi-Crotta, appena rientrati nel bosco abbandoniamo il bel sentiero che va verso Cassinei e seguiamo una traccia praticamente invisibile che sale oltre la fine del bosco (sono quasi 200 metri di dislivello da percorrere avendo come riferimento la gobba della montagna). Qui giunti intravediamo, oltre il solco vallivo, l’Alpe Crotta, e un po’ su pietraia, un po’ su rododendri e bassa vegetazione raggiungiamo il ruscello che, subito dopo, adduce all’Alpe Crotta.
Breve pausa e poi cominciamo la salita verso la vetta, inizialmente seguendo un sentierino verso destra: ma lo abbandoniamo quasi subito per la via più diretta, quella che ci porta prima sulla cresta Nord e successivamente in vetta al Monte Crotta.
Le previsioni parlano di rischio pioggia di lì a breve: siccome ci aspetta una traversata di cresta indugiamo quel tanto che basta per gustarci il bellissimo panorama e poi ci dirigiamo verso lo spartiacque Ossola-Val Strona.
Raggiunta una prima cupola erbosa e ridiscesala verso SE incontriamo ben presto il cartello giallo del CAI di Omegna “Via delle Creste” e subito dopo una lunga serie di catene che infarciscono i numerosi denti presenti e che permettono di superare i vari passaggi scabrosi (alcuni dei quali verticali). Esistono anche dei passaggi senza catene, ma la maggior parte della cresta è attrezzata.
Nei pressi della rocciosa cupola sommitale della Scaravini, un muro di roccia (non più attrezzato, naturalmente) induce, ormai avvolti nella nebbia che riduce la visibilità a non oltre 10 metri (!), ad aggirare questo muro verso S e a ricongiungersi con la via normale che sale dalla Val Strona ad un centinaio di metri dalla vetta.
Ormai sepolti nella nebbia raggiungiamo la croce di vetta della Cima di Scaravini e gustiamo le birre di vetta in un paesaggio surreale. Solo qualche raro squarcio sull’Ossola ci concede un certo legame con la realtà.
In queste condizioni ci dirigiamo verso la cresta Est (verso il Massone, per capirci) e dopo qualche gobba (e qualche canalino verso nord non troppo dissimile da quello che andremo a fare) raggiungiamo il Colle di Scaravini da cui scendiamo in direzione Nord.
Nella parte bassa del canale, ormai già sulla pietraia, comincia a piovere leggermente, per cui, montato l’assetto da pioggia, ci dirigiamo di buon passo verso l’Alpe Drosone (Dentro e Fuori). Proseguiamo verso l’Alpe Tagliata e a Pianezzo veniamo raggiunti da uno scroscio che lasciamo passare dando fondo alle vettovaglie.
L’ultima parte della discesa avviene sotto una pioggia battente. Pochi metri sopra Anzola intercettiamo due angeli arrampicatori che ci daranno un passaggio fino a Megolo, dove, in una delle due auto erano rimaste le chiavi dell’altra.La fine naturale della giornata si dipana, com’era ovvio supporre, al birrificio di Anzola.
A parte la coda “bagnata”, questa è una vera gita per palati fini. Selvaggia al punto giusto, difficoltà tecniche presenti ma mai eccessive, panorami (per quanto ci è stato dato di vedere) “imprendibili” (come si dice in Ticino…), versanti che avevo avuto il piacere di vedere (da lontano) migliaia di volte, ma che non avevo mai percorso. Il mago Ciolly aveva proprio un bel coniglietto nel cilindro…
Lungo la cresta che prosegue a NO della Scaravini, si eleva anche il bifido Monte Crotta, cima minore, poco nominata, solitamente raggiunta esclusivamente collegandola alla traversata della Via delle Creste, il circuito alto della Val Strona.
La cima Crotta più bella e slanciata, anche se probabilmente non la maggiore quotata sulle carte, comunque evidenziata da un cumolo di sassi e dal Punto Trigonometrico, si trova oltre la linea di cresta, interamente protesa in territorio Ossolano, offrendo un maestoso belvedere su tutto il Basso Toce e sulle impervie pareti del Proman e del Lesino.
Il progetto odierno è quello di salire le due alture del Crotta partendo da Megolo, proseguendo poi lungo la Via delle Creste fino alla Scaravini e, se il meteo lo permette, magari anche al Massone, scendendo poi ad Anzola, dove il mattino abbiamo lasciato un’auto…
Questa era la prima scelta, mentre, un'altra possibilità da prendere in considerazione nel caso alcuni piovaschi anticipati avrebbero reso impercorribile il tratto attrezzato tra il Crotta e la Scaravini, era quella di proseguire lungo la cresta verso NO, superare la Mazza dell’Inferno, scendere al passo Ventolaro e da qui su percorso “segnalato” abbassarsi all’alpe Orcocco, per riprendere il sentiero proveniente dall’Alpe Castello.
Il meteo regge fino alle undici, come del resto segnalavano anche le previsioni ma, visto che ormai siamo già all’attacco delle catene non ci resta che proseguire per la Scaravini… speriamo che tenga ancora almeno un paio d’ore giusto quelle che servono a passare in sicurezza la Cresta Scaravini e il ripido canale che scende oltre l’omonimo Colle.
Tenendo rigorosamente il filo di cresta, con visibilità via via sempre più ridotta, superiamo la bella serie di guglie attrezzate arrivando a ridosso della parete della Scaravini, che si evita traversando a destra raggiungendo così la classica traccia escursionistica proveniente da Massiola.
Alla Scaravini ci siamo arrivati, ora possiamo gustarci anche l’ormai classico birrozzo da cima… No Spaten…!
Pausa veloce e via che si riparte, perché la discesa ad Anzola è ancora piuttosto lunga e, da come si sta mettendo, la pioggia non ce la leva nessuno neanche stavolta.
Che cosa possiamo farci? Due belle uscite in cresta Val Strona per prendersi un lavone e non vedere un accidenti... Mi spiace per Tapio, ma come dice il proverbio non c’è due senza tre… quindi prepariamoci ad un'altra avventura “fra le nuvole”…
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