Zapporthorn 3155 - Solitaria al famoso tremila di San Bernardino
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Approcciarlo è una fortuna.
Scalarlo è un privilegio.
Conquistarlo è un onore.
Passaggio chiave - il canale dello Zapporthorn
h 11.56 - Sono in difficoltà. Sto pensando ad una rinuncia. I due tedeschi hanno girato i tacchi.
È la prima volta che trovo condizioni simili in un canale. È un "muro di ghiaccio". La piccozza non entra. Provo dalle rocce? Provo dalle rocce. Mhm non ho presa. Provo nuovamente dalla neve. Mammamia che fatica. Devo ancorarmi al muro. Devo trovare il modo di affondare la piccozza e di ottenere degli scalini per i piedi. La mia piccozza non è da ghiaccio e salire sulle punte dei ramponi ma non è nel mio stile. Non sono così audace. Poi al ritorno? No no. Ma chi me lo fa fare?
Il canale lo scalo solo se sono sicuro di poterlo discendere. Dallo Zapporthorn non saprei scendere diversamente. Pertanto ora mi creo degli scalini.
Oggi il canale me lo sudo e lo Zapporthorn, se mai lo farò, si distinguerà nella mia memoria.
Nel canale
Foto 1: 11.36
Foto 2: 11.56
Foto 3: 11.56
Foto 4: 12.17


Il canale dello Zapporthorn è relativamente breve e facile. Ha una pendenza massima di 45 gradi, forse qualche grado in piu nella parte bassa. Ha un'esposizione meridionale. Nella mia esperienza ho sempre trovato condizioni favorevoli. Neve trasformata e portante. In questo caso mi sono ritrovato un muro gelato. Il sole e poi il freddo hanno reso stinco il canale. Per taluni è un gioco da ragazzi. Ci sono canali decisamente più ripidi, lunghi e altrettanto gelati. Basti pensare alle Alpi Orobie.
Per superare la parte gelata centrale ho fatto un tentativo nella parte rocciosa ma non mi sono fidato. Allora ho puntato alla parte nevosa. La piccozza non entrava. I ramponi entravano di qualche centimetro. Ho dovuto usare molta energia per procedere. Dietro a me una coppia tedesca ha tentato la variante a destra come da me poco prima, quella tra le roccette. Si è trovata in difficoltà. Ha provato a seguirmi a sinistra sulla neve ma non avendo una piccozza ha deciso di rinunciare. Con simili condizioni è utile anche una seconda piccozza.
In un'ora sono riuscito a superare la porzione gelata del canale. Appena ho sentito la neve cedere ai colpi dei ramponi e della piccozza ammetto di aver ringraziato qualcuno in cielo. Era fatta: ora la salita era normale. Una bella rampa fino alla bocchetta.
h 12.17 - Grazie Dio per avermi smollato la neve. Sto riuscendo finalmente a salire. Peccato per i tedeschi. Non riesco a crederci di avercela fatta. Ma sarà bene che io non abbassi la guardia. Ci sarà una cornice delicata ad attendermi là sopra e poi dovrò fare i conti con la discesa da qui.
Nella mia mente avviene tutto ciò. Anzi, il dialogo interiore è una costante.
Normalmente la valutazione della situazione in forma discorsiva caratterizza anche le parti tranquille di una gita. Quando sono a casa spesso mi viene chiesto a cosa io pensi in montagna. Non so mai cosa rispondere perchè in effetti non penso. Bensì valuto.
Forse il bello del fare montagna è proprio questo. Non si pensa. Si valutano tutti i fattori in gioco.
Lo Zapporthorn 3155 m
Se non hai mai fatto lo Zapporthorn fallo. È una signora montagna.
Sono arrivato poco dopo mezzogiorno presso l'uscita del canale. Si tratta di una sella nevosa. Sospetto che ci sia una ampia cornice proprio in corrispondenza della stessa. Alla mia sinistra (ovest) c'è la vetta ad aspettarmi.
Ho risalito un'ampia e ripida cresta nevosa. In prossimità della vetta la cresta si restringe decisamente divenendo un filo. Un filo nevoso da percorrere con prudenza.
Ho raggiunto la vetta. Volendo avrei potuto proseguire per raggiungere la spalla più occidentale. Ma non mi sono fidato. Quella cresta sommitale non mi ispirava.
In vetta mi sono fermato poco. Era freddissimo. La visibilità era ottima, ma il vento e le basse temperature mi hanno indotto ad intraprendere rapidamente la discesa. Inoltre è una vetta piuttosto aerea. Non mi sentivo di indugiare. Non percepivo il terreno solido sotto i piedi.
Zapporthorn 3155 - Vista verso l'Adula

Avvicinamento e allontanamento
Cominciamo con dire come è andata la discesa dalla vetta al deposito sci.
Ho disarrampicato la cresta. A scendere è bella in piedi. Mi sono sentito a mio agio a discenderla con la fronte a monte. Il canale l'ho disceso con attenzione. Grazie al lavoro svolto in salita ho potuto impiegare poco tempo. Ho sfruttato gli scalini e i buchi per la piccozza da me stesso creati. Pertanto l'ho ripercorso fedelmente.
Gli otto chilometri di avvicinamento si svolgono dapprima lungo la strada per il passo fino al punto 1921 m, dove c'è una cascina e la strada descrive un tornante. Grazie ai paletti colorati è semplice individuarla. Inoltre è super-tracciata.
Dalla cascina ho attraversato un fiume e ho risalito gli ampi pendii dell'Alp de Mucia. La salita è piacevole, mai impegnativa. Ci si tiene ad una distanza di sicurezza dalle pendici del crinale che dallo Zapporthorn si spinge verso il Passo del San Bernardino. Alla propria sinistra ci sono il Mucia e il Pan de Zucher.
In tutta la lunga salita c'è soltanto un passaggio tra i 30 e i 35 gradi. Essendo ghiacciato ho messo i rampanti.
La discesa è una sciata come in pista. Per me è stata di grande soddisfazione. Si ha la possibilità di variare a piacimento lungo la vasta vallata. Sono arrivato alla macchina direttamente sugli sci alle 15.00.
La vasta vallata lungo la quale si svolge l'avvicinamento

Video
[/drive.google.com/file/d/1iZgY17nsUfCzqDcDWq-Lrz_bd0PMrjuY/v...]
(Storie)
/www.instagram.com/stories/highlights/18035164453878568/
(Reel)
[/www.instagram.com/reel/C49AnvrtxWF/?igsh=MWZ5bmR2bGxmOGpqZw...]
Scalarlo è un privilegio.
Conquistarlo è un onore.
Passaggio chiave - il canale dello Zapporthorn
h 11.56 - Sono in difficoltà. Sto pensando ad una rinuncia. I due tedeschi hanno girato i tacchi.
È la prima volta che trovo condizioni simili in un canale. È un "muro di ghiaccio". La piccozza non entra. Provo dalle rocce? Provo dalle rocce. Mhm non ho presa. Provo nuovamente dalla neve. Mammamia che fatica. Devo ancorarmi al muro. Devo trovare il modo di affondare la piccozza e di ottenere degli scalini per i piedi. La mia piccozza non è da ghiaccio e salire sulle punte dei ramponi ma non è nel mio stile. Non sono così audace. Poi al ritorno? No no. Ma chi me lo fa fare?
Il canale lo scalo solo se sono sicuro di poterlo discendere. Dallo Zapporthorn non saprei scendere diversamente. Pertanto ora mi creo degli scalini.
Oggi il canale me lo sudo e lo Zapporthorn, se mai lo farò, si distinguerà nella mia memoria.
Nel canale
Foto 1: 11.36
Foto 2: 11.56
Foto 3: 11.56
Foto 4: 12.17




Il canale dello Zapporthorn è relativamente breve e facile. Ha una pendenza massima di 45 gradi, forse qualche grado in piu nella parte bassa. Ha un'esposizione meridionale. Nella mia esperienza ho sempre trovato condizioni favorevoli. Neve trasformata e portante. In questo caso mi sono ritrovato un muro gelato. Il sole e poi il freddo hanno reso stinco il canale. Per taluni è un gioco da ragazzi. Ci sono canali decisamente più ripidi, lunghi e altrettanto gelati. Basti pensare alle Alpi Orobie.
Per superare la parte gelata centrale ho fatto un tentativo nella parte rocciosa ma non mi sono fidato. Allora ho puntato alla parte nevosa. La piccozza non entrava. I ramponi entravano di qualche centimetro. Ho dovuto usare molta energia per procedere. Dietro a me una coppia tedesca ha tentato la variante a destra come da me poco prima, quella tra le roccette. Si è trovata in difficoltà. Ha provato a seguirmi a sinistra sulla neve ma non avendo una piccozza ha deciso di rinunciare. Con simili condizioni è utile anche una seconda piccozza.
In un'ora sono riuscito a superare la porzione gelata del canale. Appena ho sentito la neve cedere ai colpi dei ramponi e della piccozza ammetto di aver ringraziato qualcuno in cielo. Era fatta: ora la salita era normale. Una bella rampa fino alla bocchetta.
h 12.17 - Grazie Dio per avermi smollato la neve. Sto riuscendo finalmente a salire. Peccato per i tedeschi. Non riesco a crederci di avercela fatta. Ma sarà bene che io non abbassi la guardia. Ci sarà una cornice delicata ad attendermi là sopra e poi dovrò fare i conti con la discesa da qui.
Nella mia mente avviene tutto ciò. Anzi, il dialogo interiore è una costante.
Normalmente la valutazione della situazione in forma discorsiva caratterizza anche le parti tranquille di una gita. Quando sono a casa spesso mi viene chiesto a cosa io pensi in montagna. Non so mai cosa rispondere perchè in effetti non penso. Bensì valuto.
Forse il bello del fare montagna è proprio questo. Non si pensa. Si valutano tutti i fattori in gioco.
Lo Zapporthorn 3155 m
Se non hai mai fatto lo Zapporthorn fallo. È una signora montagna.
Sono arrivato poco dopo mezzogiorno presso l'uscita del canale. Si tratta di una sella nevosa. Sospetto che ci sia una ampia cornice proprio in corrispondenza della stessa. Alla mia sinistra (ovest) c'è la vetta ad aspettarmi.
Ho risalito un'ampia e ripida cresta nevosa. In prossimità della vetta la cresta si restringe decisamente divenendo un filo. Un filo nevoso da percorrere con prudenza.
Ho raggiunto la vetta. Volendo avrei potuto proseguire per raggiungere la spalla più occidentale. Ma non mi sono fidato. Quella cresta sommitale non mi ispirava.
In vetta mi sono fermato poco. Era freddissimo. La visibilità era ottima, ma il vento e le basse temperature mi hanno indotto ad intraprendere rapidamente la discesa. Inoltre è una vetta piuttosto aerea. Non mi sentivo di indugiare. Non percepivo il terreno solido sotto i piedi.
Zapporthorn 3155 - Vista verso l'Adula

Avvicinamento e allontanamento
Cominciamo con dire come è andata la discesa dalla vetta al deposito sci.
Ho disarrampicato la cresta. A scendere è bella in piedi. Mi sono sentito a mio agio a discenderla con la fronte a monte. Il canale l'ho disceso con attenzione. Grazie al lavoro svolto in salita ho potuto impiegare poco tempo. Ho sfruttato gli scalini e i buchi per la piccozza da me stesso creati. Pertanto l'ho ripercorso fedelmente.
Gli otto chilometri di avvicinamento si svolgono dapprima lungo la strada per il passo fino al punto 1921 m, dove c'è una cascina e la strada descrive un tornante. Grazie ai paletti colorati è semplice individuarla. Inoltre è super-tracciata.
Dalla cascina ho attraversato un fiume e ho risalito gli ampi pendii dell'Alp de Mucia. La salita è piacevole, mai impegnativa. Ci si tiene ad una distanza di sicurezza dalle pendici del crinale che dallo Zapporthorn si spinge verso il Passo del San Bernardino. Alla propria sinistra ci sono il Mucia e il Pan de Zucher.
In tutta la lunga salita c'è soltanto un passaggio tra i 30 e i 35 gradi. Essendo ghiacciato ho messo i rampanti.
La discesa è una sciata come in pista. Per me è stata di grande soddisfazione. Si ha la possibilità di variare a piacimento lungo la vasta vallata. Sono arrivato alla macchina direttamente sugli sci alle 15.00.
La vasta vallata lungo la quale si svolge l'avvicinamento

Video
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(Storie)
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(Reel)
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Tourengänger:
Michea82

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