Monte Tamaro 1961 m invernale - Lunga escursione da Sonvico e salita dalla cresta est
Chi mai avesse la fortuna di vederlo da est, sepolto nella neve come capitato a me, potrebbe supporre che anche il Sottoceneri abbia un suo tremila. La forza e il carattere di questa vetta ne fanno una montagna completa, una meta prestigiosa e di grande soddisfazione. Arrivarci a piedi da casa mi ha permesso di svolgere un'escursione ad ampio respiro unendo il fondovalle urbano, la zona collinare e il contesto alpino in un'unica incredibile cavalcata.
Fin da bambino ho sempre desiderato raggiungere da Sonvico (dove vivo) il Monte Tamaro. Dalla finestra lo contemplavo e con lo sguardo mi perdevo nel disegnare le possibili linee di salita lungo le sue vaste pendici. La sua morfologia si è ben impressa nella mia retina e nella mia mente.
È arrivato il giorno di realizzare questo desiderio.
Monte Tamaro visto dalla cresta est

In breve
Da Sonvico ho attraversato due valli (Cassarate e Vedeggio) e ho raggiunto Mezzovico. Da qui sono salito lungo il versante orientale del Monte Tamaro. Mi sono addentrato nella Valle di Duragno fino all'omonima Alpe dove mi sono ritrovato in un grande anfiteatro colmo di neve. Ho tracciato il suo lungo perimetro meridionale risalendo la costa che converge nel Motto Rotondo. Da questa cima ho svolto una scenografica traversata in cresta fino al Monte Tamaro. Sono poi disceso lungo il versante meridionale e poi per la Val Cusello, fino a Sigirino, per poi rientrare, sempre via Capriasca, al mio villaggio.
Questa escursione corrisponde per me ad un record di distanza percorsa a piedi in un giorno.
Ben quaranta chilometri. Sono quasi cinquantamila passi svolti con un ritmo lento e costante, sotto il peso dell'attrezzatura (kit valanghe, ramponi, ciaspole, ecc..) e in contemplazione del territorio. A me piacciono i tour fisici a bassa o media quota, soprattutto quando realizzati in casa propria, nelle proprie terre.
Se si considerasse Mezzovico come punto di partenza e di arrivo, per questo tour, l'escursione avrebbe un dislivello di 1600 m e uno sviluppo massimo di 20 km. Consiglierei sicuramente di svolgerla in questo modo in quanto si tratterebbe di un'escursione equilibrata, impegnativa ma interessante e completa. La parte supplementare (da casa mia) è opzionale, personale e va ad aggiungere molti metri di dislivello e, soprattutto, 20 km di sviluppo.
La traversata Motto Rotondo - Monte Tamaro in invernale
Io, ingenuamente, pensavo di scendere dal Motto Rotondo per una quindicina di metri lungo un ampio pendio e di ritrovarmi in una manciata di minuti felicemente sul Tamaro. L'idea nella mia mente era quella di ritornare rapidamente al Motto Rotondo e di discendere la costa settentrionale che circonda l'Alpe Duragno passando dalla Capanna Tamaro e dalla Manera.
Invece mi sono ritrovato davanti ad una cresta nevosa complessa. Il Tamaro si è spostato in avanti di 90 minuti. Ero in giro già da 8 ore. Con le ciaspole era impensabile percorrere quella cresta. Così mi sono attrezzato di picozza e ramponi e mi sono lanciato verso la mia meta.
La cresta presenta alcuni brevi salti disarrampicabili sulla neve abbondante presente. Ho dovuto tener conto del rischio di valanghe bagnate su entrambi i pendii e gestire la cornice presente sulla cresta. Lentamente ho raggiunto la Bocchetta del Motto Rotondo. Spesso sfondavo nella neve e il mio procedere è stato lento. Ho quindi intrapreso la breve salita sul Tamaro. La cresta qui è più ampia e facile ma non bisogna sottovalutare la cornice sulla destra e il pendio a sinistra sul quale ho dovuto arrampicarmi per evitare la cornice. La cresta si allarga e addolcisce nei pressi della vetta del Tamaro.
Il Motto Rotondo e la cresta appena percorsa visti dall'omonima Bocchetta

La salita da Mezzovico al Motto Rotondo per l'Alpe Duragno
A livello escursionistico si tratta di una salita di pregio.
Sono partito da Mezzovico alle 07.00 circa dopo aver mangiato un panino. Del resto ero in cammino da 3 ore.
Il sentiero risale una bella selva castanile probabilmente bonificata di recente. Difatti è pulita e con fondo erboso. Gradualmente ci si sposta a nord passando da Toroi, Giadè e Faedone, tutti monti panoramici.
Intorno ai 1200 m è apparsa la neve, presto mi sono dovuto fermare ad indossare le ciaspole e le gamasce. Precisamente ho svolto il cambio assetto nei pressi di una grande panchina poco prima di addentrarmi nella valle di Duragno.

L'Alpe di Duragno è una chicca. Si trova in un ampio anfiteatro. Intorno si articolano le due coste che avrei voluto percorrere integralmente. Ma ho rinunciato a quella di destra (a nord): principalmente a causa delle tempistiche dilatate per raggiungere il Tamaro. Secondariamente la discesa dalla Manera (costa nord) si sarebbe dovuta svolgere su pendii troppo ripidi con una criticità valanghiva non trascurabile.
Pertanto mi sono reinventato il percorso strada facendo.
Alpe Duragno

Da Duragno la salita mi ha portato subito sul Camusio, vetta panoramica dotata di antenna. Questa piccola cima si affaccia sul Vedeggio e apre la lunga traversata fino al Motto Rotondo.
Ho quindi proseguito lungo l'ampia dorsale e ho raggiunto la Cima Torrione. Il tratto successivo di cresta non è semplice perchè è più stretto e con un paio di passaggi in discesa. Nei pressi della Bocchetta di Campo inoltre c'è un gendarme da aggirare a sinistra su pendio ripido.
La dorsale Camusio - Motto Rotondo
La salita al Motto Rotondo nella parte finale non presenta difficoltà.
Ho raggiunto la cima intorno a mezzogiorno. Come detto pocanzi mi sono reso conto presto del fatto che mi aspettasse un proseguimento non banale.
La discesa dalla Val Cusello
In vetta al Tamaro ho mangiato un panino. Mi sono rapidamente raffreddato. L'aria tesa mi ha imposto di indossare tutti i vestiti di cui disponevo. Ho dovuto pertanto intraprendere presto la discesa.
Il versante sud è piuttosto ripido nella parte alta. Ho mantenuto i ramponi ai piedi. Poco prima di raggiungere la Bassa di Indemini ho indossato le ciaspole. L'innevamento nella testata della Val Cusello è abbondante e non solo nella parte più alta: ho dovuto tenere la ciaspole fino a Pian Cusello e oltre. Evidentemente la neve si conserva bene, protetta a sud dal Gradiccioli e ad ovest dal crinale principale Tamaro-Lema.
Sono stato molto rallentato dalla neve e ho raggiunto Sigirino poco dopo le 17.00.
Durante la discesa, sotto i 1200 metri, ho potuto togliere le ciaspole. Il sentiero non è bello come quello di Mezzovico. Ci sono sassi e foglie in abbondanza.
La Val Cusello

Avvicinamento e allontanamento (Sonvico-Mezzovico e ritorno)
Qui è stata un questione di gamba ma non è soltanto questo. Raggiungere le pendici del Tamaro da Sonvico è stata un'avventura. Una curiosità che mi sono voluto togliere.
Lo sviluppo è importante ma il dislivello è modesto.
Sono sceso in campagna e ho attraversato il Cassarate nei pressi del Ponte di Spada. Quindi ho attraversato in successione Cagiallo, Tesserete e Sala Capriasca. È quasi tutta pianura ma sono migliaia di passi. Da Sala c'è un sentiero che scende a Taverne. Rimane alto nel bosco prima di abbassarsi sulla piana del Vedeggio. Ad un certo punto mi sono perso nelle sterpaglie. Probabilmente la traccia che swisstopo mi ha proposto passa dal cantiere di Alptransit ed è caduta in disuso da alcuni anni.
Sono quindi sceso sul fondovalle prima del previsto, a Taverne Superiore. Da qui ho seguito la pista ciclabile a lato del fiume fino a Mezzovico. Lo stesso percorso l'ho utilizzato al ritorno.
Non ho trovato nessun benzinaio o bar aperto al mattino per un caffé.
Alla sera ho chiesto una birra e un panino presso un ristorante del Dosso di Taverne. Il ritorno a Sonvico imponeva un extra di carburante.
Mezzovico

Video
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Storie
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Fin da bambino ho sempre desiderato raggiungere da Sonvico (dove vivo) il Monte Tamaro. Dalla finestra lo contemplavo e con lo sguardo mi perdevo nel disegnare le possibili linee di salita lungo le sue vaste pendici. La sua morfologia si è ben impressa nella mia retina e nella mia mente.
È arrivato il giorno di realizzare questo desiderio.
Monte Tamaro visto dalla cresta est

In breve
Da Sonvico ho attraversato due valli (Cassarate e Vedeggio) e ho raggiunto Mezzovico. Da qui sono salito lungo il versante orientale del Monte Tamaro. Mi sono addentrato nella Valle di Duragno fino all'omonima Alpe dove mi sono ritrovato in un grande anfiteatro colmo di neve. Ho tracciato il suo lungo perimetro meridionale risalendo la costa che converge nel Motto Rotondo. Da questa cima ho svolto una scenografica traversata in cresta fino al Monte Tamaro. Sono poi disceso lungo il versante meridionale e poi per la Val Cusello, fino a Sigirino, per poi rientrare, sempre via Capriasca, al mio villaggio.
Questa escursione corrisponde per me ad un record di distanza percorsa a piedi in un giorno.
Ben quaranta chilometri. Sono quasi cinquantamila passi svolti con un ritmo lento e costante, sotto il peso dell'attrezzatura (kit valanghe, ramponi, ciaspole, ecc..) e in contemplazione del territorio. A me piacciono i tour fisici a bassa o media quota, soprattutto quando realizzati in casa propria, nelle proprie terre.
Se si considerasse Mezzovico come punto di partenza e di arrivo, per questo tour, l'escursione avrebbe un dislivello di 1600 m e uno sviluppo massimo di 20 km. Consiglierei sicuramente di svolgerla in questo modo in quanto si tratterebbe di un'escursione equilibrata, impegnativa ma interessante e completa. La parte supplementare (da casa mia) è opzionale, personale e va ad aggiungere molti metri di dislivello e, soprattutto, 20 km di sviluppo.
La traversata Motto Rotondo - Monte Tamaro in invernale
Io, ingenuamente, pensavo di scendere dal Motto Rotondo per una quindicina di metri lungo un ampio pendio e di ritrovarmi in una manciata di minuti felicemente sul Tamaro. L'idea nella mia mente era quella di ritornare rapidamente al Motto Rotondo e di discendere la costa settentrionale che circonda l'Alpe Duragno passando dalla Capanna Tamaro e dalla Manera.
Invece mi sono ritrovato davanti ad una cresta nevosa complessa. Il Tamaro si è spostato in avanti di 90 minuti. Ero in giro già da 8 ore. Con le ciaspole era impensabile percorrere quella cresta. Così mi sono attrezzato di picozza e ramponi e mi sono lanciato verso la mia meta.
La cresta presenta alcuni brevi salti disarrampicabili sulla neve abbondante presente. Ho dovuto tener conto del rischio di valanghe bagnate su entrambi i pendii e gestire la cornice presente sulla cresta. Lentamente ho raggiunto la Bocchetta del Motto Rotondo. Spesso sfondavo nella neve e il mio procedere è stato lento. Ho quindi intrapreso la breve salita sul Tamaro. La cresta qui è più ampia e facile ma non bisogna sottovalutare la cornice sulla destra e il pendio a sinistra sul quale ho dovuto arrampicarmi per evitare la cornice. La cresta si allarga e addolcisce nei pressi della vetta del Tamaro.
Il Motto Rotondo e la cresta appena percorsa visti dall'omonima Bocchetta

La salita da Mezzovico al Motto Rotondo per l'Alpe Duragno
A livello escursionistico si tratta di una salita di pregio.
Sono partito da Mezzovico alle 07.00 circa dopo aver mangiato un panino. Del resto ero in cammino da 3 ore.
Il sentiero risale una bella selva castanile probabilmente bonificata di recente. Difatti è pulita e con fondo erboso. Gradualmente ci si sposta a nord passando da Toroi, Giadè e Faedone, tutti monti panoramici.
Intorno ai 1200 m è apparsa la neve, presto mi sono dovuto fermare ad indossare le ciaspole e le gamasce. Precisamente ho svolto il cambio assetto nei pressi di una grande panchina poco prima di addentrarmi nella valle di Duragno.

L'Alpe di Duragno è una chicca. Si trova in un ampio anfiteatro. Intorno si articolano le due coste che avrei voluto percorrere integralmente. Ma ho rinunciato a quella di destra (a nord): principalmente a causa delle tempistiche dilatate per raggiungere il Tamaro. Secondariamente la discesa dalla Manera (costa nord) si sarebbe dovuta svolgere su pendii troppo ripidi con una criticità valanghiva non trascurabile.
Pertanto mi sono reinventato il percorso strada facendo.
Alpe Duragno

Da Duragno la salita mi ha portato subito sul Camusio, vetta panoramica dotata di antenna. Questa piccola cima si affaccia sul Vedeggio e apre la lunga traversata fino al Motto Rotondo.
Ho quindi proseguito lungo l'ampia dorsale e ho raggiunto la Cima Torrione. Il tratto successivo di cresta non è semplice perchè è più stretto e con un paio di passaggi in discesa. Nei pressi della Bocchetta di Campo inoltre c'è un gendarme da aggirare a sinistra su pendio ripido.
La dorsale Camusio - Motto Rotondo

La salita al Motto Rotondo nella parte finale non presenta difficoltà.
Ho raggiunto la cima intorno a mezzogiorno. Come detto pocanzi mi sono reso conto presto del fatto che mi aspettasse un proseguimento non banale.
La discesa dalla Val Cusello
In vetta al Tamaro ho mangiato un panino. Mi sono rapidamente raffreddato. L'aria tesa mi ha imposto di indossare tutti i vestiti di cui disponevo. Ho dovuto pertanto intraprendere presto la discesa.
Il versante sud è piuttosto ripido nella parte alta. Ho mantenuto i ramponi ai piedi. Poco prima di raggiungere la Bassa di Indemini ho indossato le ciaspole. L'innevamento nella testata della Val Cusello è abbondante e non solo nella parte più alta: ho dovuto tenere la ciaspole fino a Pian Cusello e oltre. Evidentemente la neve si conserva bene, protetta a sud dal Gradiccioli e ad ovest dal crinale principale Tamaro-Lema.
Sono stato molto rallentato dalla neve e ho raggiunto Sigirino poco dopo le 17.00.
Durante la discesa, sotto i 1200 metri, ho potuto togliere le ciaspole. Il sentiero non è bello come quello di Mezzovico. Ci sono sassi e foglie in abbondanza.
La Val Cusello

Avvicinamento e allontanamento (Sonvico-Mezzovico e ritorno)
Qui è stata un questione di gamba ma non è soltanto questo. Raggiungere le pendici del Tamaro da Sonvico è stata un'avventura. Una curiosità che mi sono voluto togliere.
Lo sviluppo è importante ma il dislivello è modesto.
Sono sceso in campagna e ho attraversato il Cassarate nei pressi del Ponte di Spada. Quindi ho attraversato in successione Cagiallo, Tesserete e Sala Capriasca. È quasi tutta pianura ma sono migliaia di passi. Da Sala c'è un sentiero che scende a Taverne. Rimane alto nel bosco prima di abbassarsi sulla piana del Vedeggio. Ad un certo punto mi sono perso nelle sterpaglie. Probabilmente la traccia che swisstopo mi ha proposto passa dal cantiere di Alptransit ed è caduta in disuso da alcuni anni.
Sono quindi sceso sul fondovalle prima del previsto, a Taverne Superiore. Da qui ho seguito la pista ciclabile a lato del fiume fino a Mezzovico. Lo stesso percorso l'ho utilizzato al ritorno.
Non ho trovato nessun benzinaio o bar aperto al mattino per un caffé.
Alla sera ho chiesto una birra e un panino presso un ristorante del Dosso di Taverne. Il ritorno a Sonvico imponeva un extra di carburante.
Mezzovico

Video
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Storie
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Tourengänger:
Michea82

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