Rifugio Tagliaferri e Laghi del Venerocolo


Publiziert von cai56 , 2. September 2023 um 16:03. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:31 August 2023
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 10:00
Aufstieg: 1493 m
Abstieg: 1489 m
Strecke:Circolare 31,19 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano a Tresenda lungo le statali 36 e 38; all'uscita dal paese si svolta a destra in direzione Aprica. Poco prima di raggiungere il passo, si scende a destra verso la Val Belviso; all'altezza del bacino idroelettrico di Ponte di Ganda si imbocca a sinistra la stretta carrozzabile che risale la valle fino allo slargo presso la Palazzina Falck.

Eravamo già capitati da queste parti (per non contare una antichissima gita scialpinistica ai Laghi di Torena) circa otto anni fa, incappando in una giornata con neve, pioggia, grandine e soprattutto tantissima nebbia; del Lago superiore di Venerocolo sentimmo solo il rumore dell'acqua mossa dal vento senza poterne nemmeno vedere la riva pur stando a meno di venti metri di distanza. Tutto questo per dire che era inevitabile un ritorno - magari un po' allungato nel giro - per rimediare ai mancati panorami: la nebbia è arrivata anche questa volta, ma ci ha concesso di vedere tutto in modo discretamente accettabile. 
Questa escursione ad anello, che infine costituisce il giro alto della Val Belviso, usufruisce per la gran parte di vecchi tracciati militari recuperati alla percorrenza turistica attraverso l'inglobamento nella Gran Via delle Orobie (degradata e con manutenzione nulla o scadente) e nel Sentiero Antonio Curò (molto ben mantenuto, nonostante si tratti del settore più fragile e tecnico, con numerose attrezzature). Come al solito sul versante della provincia di Sondrio (ci troviamo all'interno del Parco delle Orobie Valtellinesi) la segnaletica verticale è carente, imprecisa e talvolta fantasiosa nella tempistica; a questo proposito, aggiungo anche che la cartografia (mappe SeTe e, online, Osmand) è sbagliata: un sentiero numerato nei pressi della Malga Fraitina non esiste. Per questo motivo il mio file GPS riporta un errore di percorso ed il tempo totale va abbreviato di 45 minuti (sprecati nella vana ricerca).


A margine dello slargo presso la Palazzina Falck si stacca la pista forestale che, salendo alle spalle della costruzione, presenta una sequenza di tornanti attraverso un umido bosco di abeti che termina solo in prossimità dell'Ajal di Fiur (ex-malga, ora base delle guardie dell'Azienda Faunistico Venatoria Belviso-Barbellino). Durante il percorso risulta utile usufruire delle scorciatoie - bollate di rosso - che, specialmente a partire dalla Malga Fraitina, sono molto efficaci nel rettificare la salita. Dall'Ajal di Fiur si prosegue in traverso ancora fra gli alberi fino ad incontrare un bivio: a destra tralasciamo il frequentatissimo proseguimento della via per i Laghi di Torena per imboccare sulla sinistra, in lieve iniziale discesa, la molto meno evidente traccia della GVO (Gran Via delle Orobie) indicata per il Passo del Venerocolo. Si tratta ora di percorrere un lunghissimo sentiero in continuo lieve saliscendi, spesso sostenuto da terrapieni e talora scavato nella roccia, che fiancheggia ad una quota di circa 2000 metri tutto il versante sinistro della Val Belviso, occupato sul fondo dall'invaso formato dalla sbarramento della diga di Frera (il lago artificiale più esteso delle Orobie, ora di pertinenza Edison). Si attraversano in successione numerosi valloni (Valle del Lago Verde, Valle dei Mandri, Valle della Mandra, Valle dei Ciode, e Valle Valgelasc. Fonte: SeTe Maps), tutti piuttosto rovinati da frane di pietrisco e le cui attrezzature - catene inox di recente applicazione - sono tutte divelte. Al termine della traversata, il versante, benchè sempre battuto da rovinose valanghe primaverili, tende un poco a spianarsi nei pascoli del Grasso di Pila, con l'omonima malga: qui la GVO tende a risalire in centro il vallone detritico - Valle di Pila - dominato dalla parete settentrionale del Monte Gleno. La traccia, che da qui assume le tipiche caratteristiche della mulattiera militare, portandosi un poco sulla sinistra ed affiancando un piccolo bivacco metallico privato, presenta una sequenza di tornanti che gradualmente porta a raggiungere l'attraversamento del torrente principale della valle; un tratto roccioso e scosceso è attrezzato con catena e staffe metalliche (tutto funzionante). A questo punto la meta del Passo di Venano è ben individuabile come un avvallamento della cresta di "confine", sostenuto da una paretina rocciosa ed individuato dalla bandiera del vicino Rifugio Tagliaferri. Il sentiero, lasciata a destra la deviazione per il Passo Belviso, con una nuova serie di tornanti, aggira da destra la parete rocciosa e, con una traversata in cengia verso sinistra, raggiunge l'incrocio di sentieri del passo. Proprio qui, pochi metri sopra la costruzione del rifugio, ci si innesta sul Sentiero Curò: si tratta di un antico camminamento militare, risalente alla Prima Guerra Mondiale, restaurato ed aperto agli escursionisti nel 1987, che si prolunga poi fino al Passo del Vivione; questo tratto, compreso fra il Passo di Venano ed il Passo del Venerocolo, è il più suggestivo ed il più tecnico, correndo a poca distanza dal crinale (e scavalcandolo anche in una recente deviazione per frana) scavato nella roccia, con adattamenti al passaggio, lunghe assistenze di catene ed anche una paretina attrezzata: due ore di forte e continua esposizione. La catena di confine SO-BG presenta, sempre in questo segmento, i rilievi principali del Monte Demignone e del Monte Venerocolino, il Passo del Vo (transitabile con rischio sul versante di Belviso) e due (!) Passi di Demignone (il primo dei quali segnalato in loco, ma non rappresentato sulle carte ed apparentemente poco attraversabile). Oltrepassata la suddetta paretina attrezzata, le  difficoltà terminano ed i pendii si diluiscono nei pascoli attorno ai Laghetti del Venerocolo: affiancato lo specchio d'acqua più elevato ed esteso, si trova il bivio del Passo del Venerocolo: a destra si abbandona la strada militare per il Passo del Vivione e si prosegue a sinistra verso la vera apertura del valico. Qui un secondo bivio lascia la scelta se scendere direttamente alla Malga di Campo oppure seguire la lunga strada militare per l'Aprica, che compie un giro alto della Valle di Campo seguendo il profilo anfrattuoso delle pendici del Monte Tre Confini (o Venerocolo) e del Monte Sellero. La mulattiera è sempre larga, con qualche saliscendi ma prevalentemente abbassantesi di quota (con anche una coppia di tornanti), fino ai pascoli di Foppo Alto (ruderi di una baita); lungo il tratto si trovano anche un paio di passaggi inutilmente attrezzati con catene e l'attraversamento tramite un ponte di legno del rivo emissario del soprastante Lago di Pisa. Oltrepassato il sentierino che sale a detto lago, in breve si incontrano le indicazioni per la discesa al Lago Belviso: fortunatamente lungo la traccia - prevalentemente scomparsa nell'erba - permangono rari bolli bianco-rossi ad indicare una direzione che, soprattutto nella parte bassa, non è affatto intuitiva. Raggiunta la piana della Malga di Campo, attraverso pascoli ormai paludosi per l'assenza di manutenzione, si intercetta la sconnessa - o più spesso cementata - pista di accesso alle cascine e la si segue per una lunga serie di monotoni tornanti fino a scendere sulla strada bianca che segue tutto margine orientale dell'invaso di Belviso: ci troviamo praticamente all'estremità meridionale del lago. Seguendo l'interminabile carrozzabile, si raggiunge quindi la recinzione della diga e delle costruzioni di pertinenza; lasciata alle spalle un'altra serie di tornanti nel bosco, si oltrepassano il parcheggio di Ponte Frera ed il relativo attraversamento dello scarico della diga, per poi risalire in poche decine di metri alla Palazzina Falck.

Tourengänger: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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