Anello di tre rifugi in Valmalenco: Longoni, ex-Entova e Palù


Publiziert von cai56 , 20. August 2023 um 20:25. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:18 August 2023
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 9:00
Aufstieg: 1779 m
Abstieg: 1779 m
Strecke:Circolare 23,94 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano a Sondrio lungo le statali 36 e 38; alla rotonda all'ingresso della città svoltare a sinistra in direzione Valmalenco e proseguire fino alla deviazione per Chiesa. Seguire le indicazioni per Chiareggio e raggiungere San Giuseppe; al bivio presso Sabbionaccio svoltare a destra verso gli impianti di risalita. Lasciati a destra i Barchi, salire fino a termine strada a Braciascia: parcheggio nel piazzale sterrato.

Da tempo avevo voglia di tornare a vedere l'ex-Rifugio Entova Scerscen, visto che i miei ricordi risalgono a quando ex non era ancora e a quando lo era appena diventato, con gli incredibili vandalismi che lo avevano annichilito negli interni. L'infelice progetto di una stazione per lo sci estivo quassù compie proprio quest'anno il cinquantesimo anniversario: la breve durata d'esercizio - poco meno di vent'anni - incontrò ogni tipo ostacolo, di cui il ritiro del ghiacciaio fu solo l'ultimo e definitivo. Salii due o tre volte a sciare, fra caldi insopportabili e bufere memorabili (da qualche parte nel vallone verso il Passo Scerscen ci dovrebbe essere un mio paio di rampant risucchiati dal vento...); entrai nel rifugio abbandonato, con suppellettili rovesciate, decine di bottiglie frantumate, attrezzatura sciistica sparsa e sanitari divelti e spezzati (ricordo ancora il copioso sangue versato dal vandalo maldestro...). Per effettuare questa visita organizziamo un anello che comprende per intero la quarta tappa dell'Alta Via della Valmalenco (versione "basic") e la su alternativa "alta" che va a riprendere un tratto del misconosciuto "Sentiero Bernina Sud" (Passo Maloja - Passo Bernina, in 4 tappe).


Dal piazzalino di parcheggio (la sterrata prosegue - in buone condizioni - fino al parcheggio del Rif. Longoni, ma vietata ai non autorizzati) si retrocede brevemente entrando fra le baite di Braciascia, che è una delle numerose ed intricate contrade che popolano la conca di prati che sale ai margini nord-orientali di San Giuseppe. [In effetti, è possibile proseguire tranquillamente lungo la carrozzabile, ma il percorso è nettamente più monotono]. Accostate le ultime costruzioni, si segue un sentiero chiuso fra muri a secco, per poi proseguire verso il bosco al limite occidentale del maggengo; la traccia, sempre ben chiara anche se talora la molteplicità dei passaggi tende a creare varianti, sale con pendenza moderata e costante in una rada foresta di conifere miste, dove i mughi si alternano a larici, pini uncinati e qualche abete. Per breve tratto, dopo un ponticello, si segue una pista abbandonata ed ormai inerbata, poi si raggiunge la carrozzabile nei pressi dell'Alpe Entova; oltrepassato il nucleo di baite, si trovano le indicazioni di un bivio: a destra si sale direttamente verso il Piano dei Buoi (antico parcheggio per i clienti dello sci estivo) ed a sinistra invece si imbocca la salita per il parcheggio del Rif. Longoni (scorciatoia molto redditizia che permette di evitare parecchi tornanti ed un allontanamento in direzione delle Cave di Fura). Il sentiero sale prevalentemente rettilineo attraverso un bosco sempre più rado e sassoso fino a dover confluire in un ultimo non breve tratto di strada che raggiunge la stazione di partenza della teleferica per il rifugio. Qui inizia la vera salita: la via sale a tornanti fino ad accostare la bastionata rocciosa che sorregge la spianata del rifugio, poi, deviando un poco a sinistra ed entrando nel Vallone delle Tremogge, ne sale al livello e arriva al Rifugio Longoni. Senza grandi indicazioni, si segue la bollatura che riprende proprio alle spalle della costruzione entrando subito in un breve caminetto attrezzato con catena; la salita continua ripida fra sassi e poca erba fino a raggiungere la larga dorsale che borda a sud l'anfiteatro compreso fra Sassa d'Entova e Pizzo Malenco: spettacolare la varietà di colori delle rocce, dominate dall'incredibile striatura della cresta sommitale. La vasta groppa di muschi e minuto pietrame si eleva ad una quota di oltre 2700 metri, poi improvvisamente inizia a scendere per imboccare il lungo traverso per il Piano dei Buoi; qui si trova il tratto più tecnicamente delicato di tutta l'escursione: il terreno si fa friabile e le rocce serpentinose sono sdrucciolevoli anche da asciutte; un paio di segmenti sono attrezzati con catene, ma gli infissi piegati dalle frane ne rendono disagevole l'uso perchè praticamente ridotte a livello terra, oppure cadono libere per rottura dei fix d'ancoraggio. Non mancano lunghi tratti a forte esposizione negli attraversamenti dei frequenti canali/frane. Al termine della discesa il sentiero si fa erboso e, dopo aver pianeggiato sul greto sabbioso di  un torrentello, sale alle due baracche residue degli impianti di servizio all'ex-rifugio-albergo Entova Scerscen. Qui - Piano dei Buoi - ci troviamo nell'area che ai tempi era adibita a parcheggio dei clienti privati (chi invece trascorreva una "settimana bianca" usufruiva di un servizio di pullmino 4x4 da Chiesa) e piazzale della teleferica: l'ambiente è un po' squallido e molto sporco di detriti di lamiera, carta catramata ed un'infinità di cocci delle bottiglie cadute dai carichi. I residui di strada proseguono brevemente accostandosi ai due laghetti che occupano la valletta discendente dalla Forca d'Entova, poi si trasformano nel sentiero che sale a tornanti fino al soprastante rifugio: rispetto a quanto mi ricordavo, si attraversano una franetta iniziale di pietrame minuto non particolarmente fastidiosa e le ultime decine di metri prima di raggiungere il piazzale, nettamente sconquassate da grossi massi. La spianata artificiale del rifugio presenta un cedimento (già presente nel 1999) ed una brutta voragine di cui non si scorge il fondo; l'edificio, con qualche danno nella copertura di lastre metalliche, presenta tutte le aperture chiuse da lastre di ferro saldate, ma l'aspetto peggiore è il lato nord che sporge sul vuoto del ghiacciaio scomparso, con appoggio delle fondamenta su roccia sgretolata. Cambiando direzione di sguardo, rimane sempre meravigliosa la muraglia di rocce compresa fra il Passo Scerscen ed il Pizzo Sella, che trova il basamento glaciale sostituito da filoni serpentinosi e calcarei disseminati di laghetti alimentati dal poco ghiacciaio rimasto. [L'unica colata del Ghiacciaio di Scerscen inferiore su cui si sciava adesso appare ridotta a due placche ai piedi della Sassa d'Entova e del Pizzo delle Tremogge]. Tornati al Piano dei Buoi, ne scendiamo seguendo le tracce dell'antica carrozzabile, che proprio in questo punto affronta una valletta con una ravvicinata serie di tornanti: la situazione della sede stradale, ridotta ad un sentiero ripulito dai passaggi tra frane e cedimenti vari, rende abbastanza difficili da credere le voci secondo cui i ruderi dell'ex-Rifugio Entova Scerscen sarebbero in vendita a scopo di un revival alpinistico (abbastanza improbabile nelle situazioni ambientali odierne, quando non ebbe un seguito adeguato nemmeno in tempi "migliori"). Si inanellano tornanti fino ad incontrare, nei pressi del Torrente Entovasco, le indicazioni della 4° tappa dell'Alta Via della Valmalenco: ci si trova abbastanza vicini al Rifugio Longoni, ma molto lontani dal Lago Palù; è considerata la sezione più facile dell'intero "viaggio", di puro trasferimento fra la zona del Disgrazia a quella del Bernina, ma discretamente faticosa per l'attraversamento di lunghe sezioni di grossa ganda. La traversata comprende anche settori con boschi di mugo, pascoli pietrosi e attraversa uno degli alpeggi più disagevoli di tutta la Valmalenco, l'Alpe Sassonero, datato su di una stalla 1880 e abbandonato nel 1992 (si dice fosse il paradiso delle capre, il purgatorio delle vacche e l'inferno dei maiali...). Svalicata la dorsale discendente dal Castello (torrione roccioso isolato alla base del Sasso Nero), inizia la discesa - breve e ripida, ma su buon sentiero -  nel fitto di una foresta di conifere che termina nella prateria dell'Alpe Roggione: ormai ci troviamo a pochi minuti dal Rifugio Palù, struttura molto turistica sulle rive del notissimo laghetto. A questo punto seguiamo la pista sterrata che sale da San Giuseppe, ma al primo incrocio deviamo a destra trovando una mulattiera adattata a pista da downhill (fare attenzione al passaggio promiscuo) che scende accostando le località Zocca, Barchetto e Paluetto; al suo termine si devia a destra lungo un sentiero inizialmente in lieve salita, che poi attraversa una sorta di valletta in un fitto bosco di abeti, andando a sbucare proprio al parcheggio della Braciascia.  

Tourengänger: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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