Vajont:anello Casso Erto,lungo il sentiero della memoria "on the road"


Publiziert von Francesco , 14. Juli 2023 um 08:15.

Region: Welt » Italien » Friaul-Julisch Venetien
Tour Datum: 8 Juli 2023
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Zeitbedarf: 6:00
Aufstieg: 670 m
Abstieg: 679 m
Strecke:a\r km 16,60

Il disastro del Vajont si verificò la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont nell'omonima valle (al confine tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto), quando una frana precipitò dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del bacino alpino realizzato con l'omonima diga; la conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, paesi vicini alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell'onda generata provocò l'inondazione e distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1.917 persone, tra cui 487 persone di età inferiore a 15 anni[2].

Le cause della tragedia, dopo numerosi dibattiti, processi e opere di letteratura, furono ricondotte ai progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono la non idoneità dei versanti del bacino, a rischio idrogeologico. Dopo la costruzione della diga si scoprì infatti che i versanti avevano caratteristiche morfologiche (incoerenza e fragilità) tali da non renderli adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico. Nel corso degli anni l'ente gestore e i suoi dirigenti, pur essendo a conoscenza della pericolosità, anche se supposta inferiore a quella effettivamente rivelatasi, coprirono con dolo i dati a loro disposizione, con il beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei lavori pubblici.

                                                     quattro giorni on the road
Non dobbiamo prenotare nulla,la nostra tenda da tetto ci permette di sostare e dormire ovunque
Giunti a Longarone dopo un'estenuante viaggio"troppo lungo",ci fermiamo in un'area sosta,sono quasi le ore 23:00, domani vedremo cosa fare.
Dopo aver letto e visto tutto cio che c'era da sapere sulla diga del Vajont,con il mio amore Ida,non mi resta che andare sul luogo e visitare questo luogo,la  commozione è forte,il silenzio domina la valle e noi ascoltiamo la sua voce.

Partiti da Casso (950 m) un lungo traverso che richiede un po di attenzione per i continui franamenti e sfasciumi.ci porta sopra l'abitato di Erto,attraversiamo il paese nuovo e gli occhi non possono non notare il laboratorio di Mauro Corona,lui è all'interno intento con le sue sculture,preferiamo non disturbarlo.
Dopo scendiamo a Erto vecchia ,a parer mio è molto piu bella e caratteristica da visitare.
Con calma e rispetto ci rechiamo anche al cimitero e dopo scendiamo sulle rive del lago,per risalire su una strada sconosciuta anche sulla mappa e giungere al luogo di culto,la diga del Vajont,dov'è stata eretta una cappella votiva.
Per visitare e attraversare la corona della diga,è possibile solamente a pagamento e con guida.
Noi,aiutati dalle dritte di un'arzilla signora di Casso,giungiamo esattamente dalla parte opposta,ma senza attraversare la corona,in quanto  chiusa da un grande cancello,comunque un irto e nascosto sentierino ci permette di scendere fino alla base dove si erge l'imponente costruzione che causò oltre 1900 vittime.

Dopo esser giunti all'ingresso principale tramite un sentiero by-pass,una sosta è d'obbligo.
 
A questo punto non ci resta che risalire a Casso,dove abbiam lasciato la nostra auto e concludere la giornata nella tipica trattoria del centro e infine sulle rive del fiume a Cimolais.


Tourengänger: Francesco


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Kommentare (1)


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Amedeo hat gesagt: Il Vajont
Gesendet am 14. Juli 2023 um 09:50
Un classico caso italiano dove una serie di omissioni, bugie, furberie, hanno causato la morte di migliaia di persone. Tra le responsabilità c'è anche quella di un geologo professore universitario, Dal Piaz. Pochi hanno avuto la schiena diritta, uno è stato il geologo Edoardo Semenza, figlio del progettista Carlo Semenza, che ha progettato bene la diga, ma aveva capito che su quel versante qualcosa non andava. Tra l'altro dagli ultimi studi sembra che la frana sia avvenuta per lo svuotamento troppo veloce dell'invaso. Ciao


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