Vorrei, ma non posso

Sono le 6:45, è un sabato come tanti e la sveglia fa il suo dovere come ogni giorno, dal lunedì al sabato. Poi di domenica si prende un giorno di riposo, ci si deve alzare comunque entro un certo orario per la partita di calcio del figlio, ma quella è un'altra storia.
Con la solita fatica mi alzo dal letto e quando il cucciolo, che ormai non lo è più da tempo, esce per andare a scuola, io ho già rassettato casa, per poi dedicarmi al mio non amato stiro.
Non ho molto tempo a disposizione, perché alle nove in punto devo essere dalla mamma, a pochi minuti di distanza da casa nostra, per portarla al cimitero a salutare papà, che sembra non esserle mai interessato tanto, come da quando è venuto a mancare.
Le tappe successive sono sempre le stesse: spesa, mestieri, pranzo.
Poi nel pomeriggio, mi lascio andare in una breve pennichella insostituibile, passaggio ancora da mamma a farle un po' di compagnia e messa.
Questo è quanto mi aspetta ogni sabato da quando mio figlio frequenta le scuole superiori e, soprattutto, da quando papà se ne è andato.
Non riesco ad immaginare un sabato diverso, salvo rare eccezioni.
In settimana non sempre riesco ad andare a quell'unica ora di palestra, perché sono troppo stanca fisicamente o psicologicamente, infatti al lavoro da mesi sta andando tutto a rotoli e passare da mia mamma dopo nove ore pesanti passate fuori casa, a volte è deleterio: lei sa aggiungere quel pizzico di stress che ti fa venire voglia solo di sederti davanti ad un bicchiere di vino e non pensare a nulla.
La domenica, come accennavo in precedenza, ha la priorità la partita del figlio e al pomeriggio, dopo aver nuovamente timbrato il cartellino dalla mamma, mi posso dedicare finalmente a quello che mi piace col tempo rimasto a disposizione.
Quando succede che la domenica la squadra del figlio sia a riposo ci si può sbizzarrire in qualche gita in montagna.
Ma avendo così poco allenamento, quello che sono in grado di fare è qualcosa da camminatrice poco esperta, qualcosa che voi (escursionisti che scrivete su HIKR) possiate fare nei giorni in cui non state molto bene o in convalescenza post operatoria.
Leggo che nelle vostre escursioni macinate centinaia, migliaia di metri di dislivello, chilometri di percorrenza, ore e ore di camminate verso la meta stabilita.
Come posso descrivere una mia escursione senza cadere nel banale?
Posso forse raccontare delle emozioni vissute, dei profumi sentiti, dei suoni ascoltati, quanto mi accompagna nella mia piccola ascesa verso l'alto.
Bon, come dice la mia amica ticinese, in conclusione che dire: a voi le grandi gesta, a me l'emozione di sognarle!

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In pausa dagli impegni calcistici e, mio malgrado, da quelli lavorativi, finalmente posso dedicarmi ad una escursione degna di essere descritta.
Partiti dai Bagni di Masino a 1172 metri, preceduta dalla mia fidata guida, cioè il mio consorte, ci incamminiamo alla volta del rifugio Omio a 2100 metri.
Buona parte del percorso viene fatta attraversando un bosco che sembra fatato. Siamo accompagnati dal cinguettio degli uccelli e dal gorgoglio del torrente, che a volte lo confondiamo con il rumore di possibili tuoni, dati i nuvoloni che sembrano voler giocare a nascondino con il sole.
Usciti dal bosco intravediamo una mandria di mucche e relativi pastori, ma soprattutto veniamo accolti da un ferocissimo Border Collie che, per salvaguardare il suo bestiame, ci viene incontro pretendendo coccole ed elargendole a sua volta in grande quantità.
Il rifugio è ormai nei pressi, ma per me quasi due ore di camminata sulle gambe sono già un impegno non indifferente, così trascorro l'ultima mezz'ora di cammino pensando che il rifugio si stia prendendo gioco di me e cerchi di allontanarsi man mano che io mi avvicino a lui.
Inutile dire che arrivati dopo quasi due ore e mezza di camminata, la soddisfazione è alle stelle, sia per l'impresa personale compiuta, sia per il panorama incantevole a 360 gradi.
Il rifugio è pulito, ordinato, tenuto con molta cura, anche nei particolari. I due gestori sono cordiali e disponibili ad una chiacchierata amichevole.
Dopo aver bivaccato all'esterno entriamo a prendere una bevanda calda (toccasana data la bassa temperatura fuori dal rifugio) ed un'ottima fetta di torta, decidiamo di rientrare prima di mezzogiorno, a causa delle previsioni meteo avverse.
Infatti durante il percorso in discesa camminiamo per qualche minuto sotto la pioggia e, poco prima di arrivare al parcheggio, ci imbattiamo in un vero e proprio temporale che per fortuna esplode quando ormai siamo al riparo nella nostra macchina.
Con le gambe stanche mi lascio andare sul sedile e penso incredula, ma orgogliosa, di essere riuscita a fare più di 900 metri di dislivello!