Molare della favola... Invernale al Molare 2586 m - con notte goliardica alla Piandioss
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Il Pizzo Molare è un bellissimo 2500 che in invernale regala soddisfazione a chi lo ascende.
Il destino ha voluto che io lo raggiungessi soltanto al mio quinto tentativo: per vari motivi nelle quattro precedenti uscite non sono mai riuscito ad arrivare in vetta al Molare.
Probabilmente la sua conquista combinata alla notte di San Silvestro con un affiatato gruppo presso la Piandioss adagiata sulle sue pendici era già scritta nelle stelle e, per me, prima d'ora, non sarebbe stato comunque possibile realizzarla.
Ho prenotato la Capanna Piandioss e invitato un bel gruppo di persone per l'occasione le quali sono state molto abili nel sostituire il mio ruolo di coordinatore della cena quando la mia capacità di intendere intorno alle 19.00 è stata perturbata per qualche ora. Una parte di queste persone ha partecipato all'escursione:
Marc73, Jasmin, Carlo Donati, Manuel Bianco sono arrivati in vetta con me. Francesco e
Deb80 si sono ritirati prima del traverso dietro al Pizzo Molare (per Deborah inadatto al ginocchio ancora in convalescenza).
Il Pizzo Molare visto da est durante la salita

Accesso
Per la combinata Molare-Capanna decidiamo di sfruttare gli impianti aperti del Nara.
Saliamo appena entrano in funzione dopo le 08.30. La seggiovia è suddivisa in 2 tronchi: il primo collega Leontica (dove si arriva in auto) con Cancorì (dove c'è un ristorante). Il secondo collega Cancorì con l'Alpe di Nara (quota 1936 m).
Questa scelta ci ha permesso di trasportare in Capanna provviste per la cena, materiale per la notte, l'occorrente per colazione del giorno successivo e di poter svolgere l'escursione leggeri.
La parte rimanente del gruppo ha raggiunto la Capanna in giornata, ha provveduto ad accendere il fuoco e a scaldare l'acqua.
Descrizione
La salita in seggiovia è piacevole se non fosse per il fatto di baltare al primo tentativo di salirci con 20 kg di zaino pieno di bottiglie e formaggio, ciaspole e bastoncini nelle mani.
Dall'Alpe di Nara alla Capanna Piandioss in teoria è discesa: ma sia in una direzione che nell'altra (all'indomani) sembrerà sempre salita. Questo fatto non sono riuscito bene a capirlo.
In ogni caso inizialmente si scende un poco a destra dal punto di arrivo nel prato seguendo delle tracce fino a raggiungere una strada. Poi si tiene la stessa fino alla Capanna.
Lasciamo tutti i pesi inutili per il Molare in Capanna. Isabelle, la vera ispiratrice di Marcello per l'attribuzione del nome dell'omonima vetta di fianco al Grauhorn, rimarrà a sorvegliare la Capanna e ad accogliere il resto del gruppo. Le sue modalità di sorveglianza e di accoglimento degli ospiti non mi sono note ma al nostro arrivo tutto sarà ok (tra loro ci saranno la mia Deborah, mio figlio Eidan, Sara, Sara Aleo, David Aleo e la piccola Emily).
Noi ci incamminiamo in direzione del Molare, lo aggireremo da destra, lo risaliremo da nord per poi discenderlo da sud disegnando un anello. Ci muoviamo su pendii vieppiù ripidi infilandoci in un canale a destra della quota 2372 m. Soltanto Carlo e Manuel lo percorreranno interamente fino a raggiungerne l'apice. Io lo abbandono con Deborah poichè per le racchette è troppo ripido e un cambio assetto non necessario per la parte successiva del tour. Ci spostiamo di traverso fino a raggiungere il filo della dorsale orientale che converge alla spalla del Molare, la quota 2372 m. Idem fanno Marcello, Jas e Francesco.
Seguiamo lo spartiacque e ben presto andrebbe eseguito un traverso sulla destra ma lo valutiamo troppo carico e a rischio. Procediamo più in alto, sulla cresta aggirando la sommità tramite un piccolo traversino su terreno ripido (con le ciaspole un po' difficile).
In questo punto Deborah e Francesco tornano indietro. Jasmine e Marcello si prendono del tempo per valutare e ci seguiranno. Io e Manuel partiamo all'inseguimento di Carletto che ormai si trova alla base della cresta nord. Discendiamo lungo lo spartiacque dal punto quota 2372 m in direzione del Molare per poi eseguire inevitabilmente un traverso delicato sul pendio orientale dello stesso, ora ben visibile dinnanzi a noi. Convergiamo sulla cresta nord a monte della Bassa d'Arbion e la risaliamo senza problemi. Ad un certo punto la neve è più dura e Manuel toglie gli sci per procedere con i ramponi ai piedi. Io mantengo le ciaspole ma sfrutto la piccozza. Soltanto Carlo raggiungerà la vetta con gli sci. Nella parte finale ci sono punti più ripidi nei quali stare un po' attenti, quindi c'è una breve e piana cresta sommitale (attenzione alle cornici !).
Cresta nord del Molare

Carletto mezzo congelato da un'attesa di almeno mezz'ora ci aspetta entusiasta appostato sulla croce di vetta. Giustamente birra in una mano e paglia nell'altra. Lo spirito è alto anche in noi che lo raggiungiamo nei pressi della croce. Aspettiamo Marcello e Jasmine e così il Molare è avvolto da un bel gruppo.
Con un po' d'aria stando fermi saltano via le dita delle mani quindi per scaldarle faccio una cinquantina di flessioni. Funziona! Posso mettere i ramponi senza guanti e senza patire le pene dell'inferno. Le mani tornano subito belle calde.
Per la discesa: Carlo discenderà da un canalone meridionale con gli sci. Nessuno saprà mai come sia riuscito in quelle condizioni a sciare. Da dove sia passato e quanto abbia realmente sciato. Di fatto ci attenderà in capanna inviandoci vocali di rimprovero: "XXX sono 2 ore che vi aspetto, dove XXXXX siete?"
Noi altri 5 seguiamo la cresta meridionale. Nella prima parte occorre tenere la piccozza in mano. Una certa esposizione richiede prudenza. Avvicinandoci alla Bocchetta di Sasso Bianco siamo su un T3 parzialmente innevato e ci godiamo la luce del pomeriggio e le viste sul Poncione del Nara, nonchè su tutto quello che ci si presenta davanti.
Discesa verso la Bocchetta del Sasso Bianco

Dalla Bocchetta discendiamo un primo tratto ripido, con piccozza e ramponi, niente di difficile ma pur sempre sopra i 40 gradi con una mistura di neve marcia e ghiaia.
Poco sotto la Bocchetta cambiamo assetto. Io con le ciaspole e loro con gli sci. Punteremo dritti, ognuno trovando il proprio più logico percorso, alla Capanna.
Ad attenderci ci sarà una notte di divertimento.
Ci siamo preparati la raclette come cena.
Piacevole cantata in gruppo fino al mattino.
Dormita pesante in mattinata.
Efficiente riordino della Capanna e tranquilla discesa a Cancorì (il secondo tronco degli impianti era chiuso per condizioni avverse ma i responsabili ci hanno gentilmente rimborsato metà corsa).


Video
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Il destino ha voluto che io lo raggiungessi soltanto al mio quinto tentativo: per vari motivi nelle quattro precedenti uscite non sono mai riuscito ad arrivare in vetta al Molare.
Probabilmente la sua conquista combinata alla notte di San Silvestro con un affiatato gruppo presso la Piandioss adagiata sulle sue pendici era già scritta nelle stelle e, per me, prima d'ora, non sarebbe stato comunque possibile realizzarla.
Ho prenotato la Capanna Piandioss e invitato un bel gruppo di persone per l'occasione le quali sono state molto abili nel sostituire il mio ruolo di coordinatore della cena quando la mia capacità di intendere intorno alle 19.00 è stata perturbata per qualche ora. Una parte di queste persone ha partecipato all'escursione:


Il Pizzo Molare visto da est durante la salita

Accesso
Per la combinata Molare-Capanna decidiamo di sfruttare gli impianti aperti del Nara.
Saliamo appena entrano in funzione dopo le 08.30. La seggiovia è suddivisa in 2 tronchi: il primo collega Leontica (dove si arriva in auto) con Cancorì (dove c'è un ristorante). Il secondo collega Cancorì con l'Alpe di Nara (quota 1936 m).
Questa scelta ci ha permesso di trasportare in Capanna provviste per la cena, materiale per la notte, l'occorrente per colazione del giorno successivo e di poter svolgere l'escursione leggeri.
La parte rimanente del gruppo ha raggiunto la Capanna in giornata, ha provveduto ad accendere il fuoco e a scaldare l'acqua.
Descrizione
La salita in seggiovia è piacevole se non fosse per il fatto di baltare al primo tentativo di salirci con 20 kg di zaino pieno di bottiglie e formaggio, ciaspole e bastoncini nelle mani.
Dall'Alpe di Nara alla Capanna Piandioss in teoria è discesa: ma sia in una direzione che nell'altra (all'indomani) sembrerà sempre salita. Questo fatto non sono riuscito bene a capirlo.
In ogni caso inizialmente si scende un poco a destra dal punto di arrivo nel prato seguendo delle tracce fino a raggiungere una strada. Poi si tiene la stessa fino alla Capanna.
Lasciamo tutti i pesi inutili per il Molare in Capanna. Isabelle, la vera ispiratrice di Marcello per l'attribuzione del nome dell'omonima vetta di fianco al Grauhorn, rimarrà a sorvegliare la Capanna e ad accogliere il resto del gruppo. Le sue modalità di sorveglianza e di accoglimento degli ospiti non mi sono note ma al nostro arrivo tutto sarà ok (tra loro ci saranno la mia Deborah, mio figlio Eidan, Sara, Sara Aleo, David Aleo e la piccola Emily).
Noi ci incamminiamo in direzione del Molare, lo aggireremo da destra, lo risaliremo da nord per poi discenderlo da sud disegnando un anello. Ci muoviamo su pendii vieppiù ripidi infilandoci in un canale a destra della quota 2372 m. Soltanto Carlo e Manuel lo percorreranno interamente fino a raggiungerne l'apice. Io lo abbandono con Deborah poichè per le racchette è troppo ripido e un cambio assetto non necessario per la parte successiva del tour. Ci spostiamo di traverso fino a raggiungere il filo della dorsale orientale che converge alla spalla del Molare, la quota 2372 m. Idem fanno Marcello, Jas e Francesco.
Seguiamo lo spartiacque e ben presto andrebbe eseguito un traverso sulla destra ma lo valutiamo troppo carico e a rischio. Procediamo più in alto, sulla cresta aggirando la sommità tramite un piccolo traversino su terreno ripido (con le ciaspole un po' difficile).
In questo punto Deborah e Francesco tornano indietro. Jasmine e Marcello si prendono del tempo per valutare e ci seguiranno. Io e Manuel partiamo all'inseguimento di Carletto che ormai si trova alla base della cresta nord. Discendiamo lungo lo spartiacque dal punto quota 2372 m in direzione del Molare per poi eseguire inevitabilmente un traverso delicato sul pendio orientale dello stesso, ora ben visibile dinnanzi a noi. Convergiamo sulla cresta nord a monte della Bassa d'Arbion e la risaliamo senza problemi. Ad un certo punto la neve è più dura e Manuel toglie gli sci per procedere con i ramponi ai piedi. Io mantengo le ciaspole ma sfrutto la piccozza. Soltanto Carlo raggiungerà la vetta con gli sci. Nella parte finale ci sono punti più ripidi nei quali stare un po' attenti, quindi c'è una breve e piana cresta sommitale (attenzione alle cornici !).
Cresta nord del Molare

Carletto mezzo congelato da un'attesa di almeno mezz'ora ci aspetta entusiasta appostato sulla croce di vetta. Giustamente birra in una mano e paglia nell'altra. Lo spirito è alto anche in noi che lo raggiungiamo nei pressi della croce. Aspettiamo Marcello e Jasmine e così il Molare è avvolto da un bel gruppo.
Con un po' d'aria stando fermi saltano via le dita delle mani quindi per scaldarle faccio una cinquantina di flessioni. Funziona! Posso mettere i ramponi senza guanti e senza patire le pene dell'inferno. Le mani tornano subito belle calde.
Per la discesa: Carlo discenderà da un canalone meridionale con gli sci. Nessuno saprà mai come sia riuscito in quelle condizioni a sciare. Da dove sia passato e quanto abbia realmente sciato. Di fatto ci attenderà in capanna inviandoci vocali di rimprovero: "XXX sono 2 ore che vi aspetto, dove XXXXX siete?"
Noi altri 5 seguiamo la cresta meridionale. Nella prima parte occorre tenere la piccozza in mano. Una certa esposizione richiede prudenza. Avvicinandoci alla Bocchetta di Sasso Bianco siamo su un T3 parzialmente innevato e ci godiamo la luce del pomeriggio e le viste sul Poncione del Nara, nonchè su tutto quello che ci si presenta davanti.
Discesa verso la Bocchetta del Sasso Bianco

Dalla Bocchetta discendiamo un primo tratto ripido, con piccozza e ramponi, niente di difficile ma pur sempre sopra i 40 gradi con una mistura di neve marcia e ghiaia.
Poco sotto la Bocchetta cambiamo assetto. Io con le ciaspole e loro con gli sci. Punteremo dritti, ognuno trovando il proprio più logico percorso, alla Capanna.
Ad attenderci ci sarà una notte di divertimento.
Ci siamo preparati la raclette come cena.
Piacevole cantata in gruppo fino al mattino.
Dormita pesante in mattinata.
Efficiente riordino della Capanna e tranquilla discesa a Cancorì (il secondo tronco degli impianti era chiuso per condizioni avverse ma i responsabili ci hanno gentilmente rimborsato metà corsa).


Video
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