Intorno alla Cava del Marmo e ravanate varie da Albo
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Oggi giro in Bassa Ossola con ambiziosi programmi, a discapito delle giornate molto corte. Ma l'ambiente sotto i Corni di Nibbio non è poi così domestico se già non si ha una minima conoscenza dei sentieri che ci sono e di quelli che dovrebbero esserci e non ci sono in realtà :))
Partiamo all'alba da Albo.
Nella parte sud del villaggio, la via Borretta sale a est, appena dopo una cappella, si piega a destra su una stradina fiancheggiata da ripari paramassi. Dopo poco già si vede a sinistra la massicciata della "Via di Lizza" : ingegnosa opera per fare scivolare i blocchi di marmo (delle cave più antiche) fino a valle, dove venivano caricate sulle chiatte per essere trasportati a Milano per la costruzione del duomo.
Sam ricordava una Via di Lizza molto ripida dove si faticava a stare in piedi. E in effetti.......Inizialmente fiancheggiata a sinistra da tutta una serie di terrazzamenti, una volta coltivati. Poi a 330 m sulla sinistra sotto un enorme masso compare una "Balma" con un resto di muro. Dopo si attraversa un canalone franoso che ha danneggiato anche la "Via". Spesso si procede meglio fuori della massicciata, quando questa è troppo ripida. Qualche scivolata non mancherà, anche per via delle foglie secche presenti.
Grossi fori rotondi o quadrati si vedono sui massi alla base e sui fianchi, probabilmente facenti parte di qualche sistema frenante per il pesante carico.
Arrivata a 800 metri di quota la Via di Lizza termina, sono presenti enormi muraglioni, è la zona dii carico. Rimontando verso l'alto si entra in un antica cava dismessa, dove una piccola traccia sale verso destra porta sulla strada sterrata su una curva con degli abeti e una grande antenna, siamo a 850 m circa. Andiamo a sinistra e poco dopo entriamo in una cava più recente a 863 m . Dalle scritte sulla parete si vedono le date di sfruttamento, dalla parte alta 1939 a sotto 1953. Ancora una curva e si arriva ad alcuni edifici di servizio. Qui finisce la zona vietata ai non addetti. Un sentiero va in piano verso est, un piccolo cartello in legno indica Alpe Vercio. Noi invece saliamo a sinistra e in breve arriviamo ad alcune baite, una traccia con bolli rossi va dritto, un altra sale a sinistra, seguiamo quest'ultima e arriviamo all'Alpe Margossogno 950. Qui la traccia va in piano a destra e in breve si ricongiunge co quell'altra bollata di rosso. Si passa vicino a un buco, miniera o riparo. Poi il sentiero a saliscendi procede verso est. Un tubo verde segue il nostro percorso.
Alla prima vallecola, dovrebbe salire un sentiero verso l'alto in direzione dei "Corni" , il mappatore di OSMap è stato troppo ottimista, quindi lo ignoriamo no vedendo niente. Continuiamo a seguire la traccia a saliscendi con radi bolli rossi. Alla terza vallecola, il tubo verde ( dopo un tratto aereo anche ) termina in una presa d'acqua in cemento. E qui finiscono anche i segni. Però la traccia prosegue sempre più labile, si vedono segni di roncolate sugli arbusti.
In breve siamo un panoramicissimo promontorio erboso, con vista spaziale sui laghi e sulla Bassa Ossola. Ormai solo alcune vallette ci separano dal sentiero Vercio-Colma. Non era il nostro obbiettivo, però almeno lì possiamo arrivare per poi scendere a Candoglia con il sentiero descritto da
atal.
Quindi avanti ancora nel fitto noccioleto, vedo ancora un paio di tagli, e arrivo in un canale. Non si capisce come proseguire, risalgo l'impluvio per un pò, poi molliamo. Penso che insistendo magari verso il basso una prosecuzione si poteva trovare.
Ripercorriamo a ritroso la traccia, passando dalla Presa d'acqua, c'è addirittura un piccolo fico selvatico nei pressi, Arrivati ancora alla vallecola dove OSMap dà il sentiero, proviamo a salirne un pezzo. La valletta è asciutta, è tutta un noccioleto, però agevolmente percorribile inizialmente, nessun segno di vernice nè di sfalcettatura che incoraggi il procedere. Ma volevamo solo verificare un ipotetica prosecuzione per altre spedizioni. Sui 1100 m la giungla diventa difficilmente transitabile, a sinistra il costone con alcune betulle sembra la via d'uscita, in qualche modo arriviamo ad arrivare sull'esposta spalla, siamo a 1134 m e fuori dalla vegetazione, sul costone Sud-Est della Cima Mergozzoni ( o Dente del Gigante ). Il tempo è scaduto e dopo un rapido spuntino iniziamo la discesa.
Seguendo i bolli andiamo alle baite base dell'Alpe Margossogno e in breve siamo dentro l'area della "Veneranda Fabbrica del Duomo". Qui scartiamo l'idea del lungo sentiero per l'Ape Vercio e della scivolosa Via di Lizza. Non rimane che la comoda e vietata strada della cava. Ma è un emergenza è tardi ed è festa, quindi "No Men at Work". Scendendo passiamo dalla Cava Madre, che è ormai una miniera all'interno della montagna, per seguire la vena. Più sotto si passa da altre antiche cave, in una vecchia scalinata ammoniscono che ci vuole l'imbrago con doppio cordino, una vera ferrata insomma :)
Passiamo anche dal magazzino dei blocchi di marmo e infine alle porte di Candoglia il fatidico cancello.
E' buio e non ci resta che bypassare l'ostacolo. Da Candoglia lungo la breve strada, troviamo anche l'energia per risalire alla chiesa dell'Annunciazione, già alle porte di Albo.
Insomma questa uscita doveva essere tutt'altra cosa. Salire alla Cima Mergozzoni e Faiè e invece in Valgrande non tutte le ciambelle vengono col buco. Ma un altro tassello sulla conoscenza della zona è stato posto, per future escursioni. Quindi anche senza vette, molto bello lo stesso.
Partiamo all'alba da Albo.
Nella parte sud del villaggio, la via Borretta sale a est, appena dopo una cappella, si piega a destra su una stradina fiancheggiata da ripari paramassi. Dopo poco già si vede a sinistra la massicciata della "Via di Lizza" : ingegnosa opera per fare scivolare i blocchi di marmo (delle cave più antiche) fino a valle, dove venivano caricate sulle chiatte per essere trasportati a Milano per la costruzione del duomo.
Sam ricordava una Via di Lizza molto ripida dove si faticava a stare in piedi. E in effetti.......Inizialmente fiancheggiata a sinistra da tutta una serie di terrazzamenti, una volta coltivati. Poi a 330 m sulla sinistra sotto un enorme masso compare una "Balma" con un resto di muro. Dopo si attraversa un canalone franoso che ha danneggiato anche la "Via". Spesso si procede meglio fuori della massicciata, quando questa è troppo ripida. Qualche scivolata non mancherà, anche per via delle foglie secche presenti.
Grossi fori rotondi o quadrati si vedono sui massi alla base e sui fianchi, probabilmente facenti parte di qualche sistema frenante per il pesante carico.
Arrivata a 800 metri di quota la Via di Lizza termina, sono presenti enormi muraglioni, è la zona dii carico. Rimontando verso l'alto si entra in un antica cava dismessa, dove una piccola traccia sale verso destra porta sulla strada sterrata su una curva con degli abeti e una grande antenna, siamo a 850 m circa. Andiamo a sinistra e poco dopo entriamo in una cava più recente a 863 m . Dalle scritte sulla parete si vedono le date di sfruttamento, dalla parte alta 1939 a sotto 1953. Ancora una curva e si arriva ad alcuni edifici di servizio. Qui finisce la zona vietata ai non addetti. Un sentiero va in piano verso est, un piccolo cartello in legno indica Alpe Vercio. Noi invece saliamo a sinistra e in breve arriviamo ad alcune baite, una traccia con bolli rossi va dritto, un altra sale a sinistra, seguiamo quest'ultima e arriviamo all'Alpe Margossogno 950. Qui la traccia va in piano a destra e in breve si ricongiunge co quell'altra bollata di rosso. Si passa vicino a un buco, miniera o riparo. Poi il sentiero a saliscendi procede verso est. Un tubo verde segue il nostro percorso.
Alla prima vallecola, dovrebbe salire un sentiero verso l'alto in direzione dei "Corni" , il mappatore di OSMap è stato troppo ottimista, quindi lo ignoriamo no vedendo niente. Continuiamo a seguire la traccia a saliscendi con radi bolli rossi. Alla terza vallecola, il tubo verde ( dopo un tratto aereo anche ) termina in una presa d'acqua in cemento. E qui finiscono anche i segni. Però la traccia prosegue sempre più labile, si vedono segni di roncolate sugli arbusti.
In breve siamo un panoramicissimo promontorio erboso, con vista spaziale sui laghi e sulla Bassa Ossola. Ormai solo alcune vallette ci separano dal sentiero Vercio-Colma. Non era il nostro obbiettivo, però almeno lì possiamo arrivare per poi scendere a Candoglia con il sentiero descritto da

Quindi avanti ancora nel fitto noccioleto, vedo ancora un paio di tagli, e arrivo in un canale. Non si capisce come proseguire, risalgo l'impluvio per un pò, poi molliamo. Penso che insistendo magari verso il basso una prosecuzione si poteva trovare.
Ripercorriamo a ritroso la traccia, passando dalla Presa d'acqua, c'è addirittura un piccolo fico selvatico nei pressi, Arrivati ancora alla vallecola dove OSMap dà il sentiero, proviamo a salirne un pezzo. La valletta è asciutta, è tutta un noccioleto, però agevolmente percorribile inizialmente, nessun segno di vernice nè di sfalcettatura che incoraggi il procedere. Ma volevamo solo verificare un ipotetica prosecuzione per altre spedizioni. Sui 1100 m la giungla diventa difficilmente transitabile, a sinistra il costone con alcune betulle sembra la via d'uscita, in qualche modo arriviamo ad arrivare sull'esposta spalla, siamo a 1134 m e fuori dalla vegetazione, sul costone Sud-Est della Cima Mergozzoni ( o Dente del Gigante ). Il tempo è scaduto e dopo un rapido spuntino iniziamo la discesa.
Seguendo i bolli andiamo alle baite base dell'Alpe Margossogno e in breve siamo dentro l'area della "Veneranda Fabbrica del Duomo". Qui scartiamo l'idea del lungo sentiero per l'Ape Vercio e della scivolosa Via di Lizza. Non rimane che la comoda e vietata strada della cava. Ma è un emergenza è tardi ed è festa, quindi "No Men at Work". Scendendo passiamo dalla Cava Madre, che è ormai una miniera all'interno della montagna, per seguire la vena. Più sotto si passa da altre antiche cave, in una vecchia scalinata ammoniscono che ci vuole l'imbrago con doppio cordino, una vera ferrata insomma :)
Passiamo anche dal magazzino dei blocchi di marmo e infine alle porte di Candoglia il fatidico cancello.
E' buio e non ci resta che bypassare l'ostacolo. Da Candoglia lungo la breve strada, troviamo anche l'energia per risalire alla chiesa dell'Annunciazione, già alle porte di Albo.
Insomma questa uscita doveva essere tutt'altra cosa. Salire alla Cima Mergozzoni e Faiè e invece in Valgrande non tutte le ciambelle vengono col buco. Ma un altro tassello sulla conoscenza della zona è stato posto, per future escursioni. Quindi anche senza vette, molto bello lo stesso.
Tourengänger:
Antonio59 !,
Sam61


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Kommentare (4)