Cima Corte Lorenzo da Albo - Corni di Nibbio
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Impegnativa escursione ad anello compiuta con l'amico Ferruccio, in cui abbiamo raggiunto la Cima Corte Lorenzo partendo da Albo e risalendo il selvaggio e poco frequentato versante NO, affacciato sul Vallone di Bettola. Per il rientro abbiamo seguito il percorso attrezzato della via normale fino alla Colma di Vercio, da dove siamo scesi a Candoglia. Da Candoglia siamo rientrati ad Albo percorrendo un breve tratto di strada asfaltata.
Andata
Da Albo siamo saliti all'Alpe Corte Lorenzo (1014 m la quota del rudere superiore, 992 quella del nucleo principale o inferiore; 2:00 da Albo) seguendo il sentiero che avevo già descritto su questo sito (Il giro dell'Alpe Corte Lorenzo). Il percorso - che presenta all'inizio alcuni tratti gradinati molto interessanti - tocca la cappella della Vardarola, l'Alpe Balmesc, l'Alpe Mundasc, con il suo balmo di dimensioni eccezionali, e Curt Sgiuana.
Giunti all'Alpe Corte Lorenzo non c'è più né sentiero né traccia. Anche se si trovano in alcuni punti dei vecchi tagli fatti col falcetto, questi non non hanno molto a che fare con il percorso che interessa a noi.
Abbiamo risalito verso N la dorsale per lo più erbosa a sx del rudere superiore, fino ad arrivare alla base della triangolare parete SO (circa 1250 m, circa 40' dal rudere). Il versante è più ripido di quello che sembra visto dal basso, ma non è difficile. All'occorrenza ci si aggrappa alle piante.
Siamo quindi passati nell'ombroso versante NO (sx), che abbiamo attraversato in salita verso NE percorrendo tracce di camosci (fin dove ci è parso ragionevole farlo), cercando di mantenerci alla base della parete. Giunti in un primo canale, lo abbiamo attraversato verso sinistra fino ad entrare nel canale successivo, quello principale, rivolto a SO, intorno a quota 1400 m (circa 1 ora dal punto in cui abbiamo cambiato versante). NB: nel corso della mia precedente ricognizione avevo traversato più in basso, arrivando nel canale a circa 1200 m, in un punto in cui l'ingresso era sbarrato da un salto di roccia. Ho avuto quindi la conferma che conviene tenersi più alti.
In ogni caso, dovunque si decida di traversare, si incontrano dei passaggi delicati perché il pendio è ripido e in alcuni punti non c'è altro che erba (secca in questa stagione) a cui aggrapparsi, la stessa erba che può essere molto scivolosa come appoggio per i piedi. Inoltre abbiamo trovato il terreno gelato, nonostante la giornata eccezionalmente mite. Da tenere presente poi che quasi fino in cima si incontrano rovi e altre piante spinose che interferiscono con la progressione.
Abbiamo risalito il canale prima al centro, poi poggiando a destra (nella parte terminale c'è una sorta di biforcazione) fino a quando abbiamo visto, in alto a destra, la croce di vetta. Siamo quindi saliti ancora fino ad affacciarci sulla Val Foiera, poco sopra una finestra naturale (circa 30' dall'ingresso nel canale). Abbiamo quindi raggiunto la cima risalendo la breve e ripida dorsale NO arrampicando su buona roccia mista ad erba e eriche (circa 10', passaggi di II grado).
Tempo impiegato per la salita, comprensivo di brevi soste: 4:40
In cima
La cima è uno straordinario belvedere sulla bassa Ossola, sui laghi e sulla Valgrande. La caratteristica forma allungata della dorsale sommitale (in direzione SO-NE) mi ha fatto pensare al dorso di un grande animale estinto, caratteristica questa che appare - ma in modo meno marcato - anche nelle cime del Sassarut e del Carbunisc, oltre che nella Piana del Turi.
Ritorno
Dopo una lunga sosta in vetta, siamo scesi lungo la via normale. Si tratta di un percorso molto panoramico, attrezzato con catene nei tratti più esposti, relativamente frequentato e documentato (anche se per me era prima volta) e quindi non mi dilungherò nella sua descrizione. Il sentiero raggiunge le sommità della Pasquetta, non visibile dall'Ossola ma solo dalla Valgrande, del Sassarut e del Carbunisc, entrambe cime che presentano verso Sud un caratteristico profilo triangolare. Segnalo che, poco sotto la cresta del Sassarut, il vecchio percorso prevedeva un traverso sul versante della Valgrande che è in parte franato. Ora sono state messe delle nuove catene qualche metro più in alto, che permettono di passare in sicurezza. Da notare inoltre che i segnavia bianchi e rossi lungo tutto il percorso sono ben visibili per chi sale (da Ompio o Vercio) ma lo sono molto meno per chi, come noi, percorre il sentiero in discesa.
Giunti alla Colma di Vercio (1:40 dalla cima), siamo scesi lungo una buona mulattiera molto panoramica a Vercio (35' dalla Colma di Vercio), nella luce calda del pomeriggio. Da Vercio ci siamo diretti a Candoglia seguendo il sentiero segnalato da ometti e bollini gialli che scende nel bosco a destra (NO) dell'area con tavoli e panche. Il percorso presenta subito un bivio (grande masso con ometto), dove siamo scesi a sinistra. Anche ad un successivo bivio, meno evidente del primo, si tiene la sinistra. Il sentiero ricalca quello che rimane di una vecchia mulattiera, ormai in cattivo stato ma priva di difficoltà. Si passa infine dalla bella baita dell'Alpe La Piana (330 m), e si scende a Candoglia con percorso non molto chiaro (sembra che esistano più possibilità, sostanzialmente equivalenti). Raggiunte le prime case del paese (50' da Vercio), siamo ritornati ad Albo dopo avere percorso circa 1 km di strada asfaltata (15').
Tempo totale per il rientro dalla cima ad Albo: 3:20
Andata
Da Albo siamo saliti all'Alpe Corte Lorenzo (1014 m la quota del rudere superiore, 992 quella del nucleo principale o inferiore; 2:00 da Albo) seguendo il sentiero che avevo già descritto su questo sito (Il giro dell'Alpe Corte Lorenzo). Il percorso - che presenta all'inizio alcuni tratti gradinati molto interessanti - tocca la cappella della Vardarola, l'Alpe Balmesc, l'Alpe Mundasc, con il suo balmo di dimensioni eccezionali, e Curt Sgiuana.
Giunti all'Alpe Corte Lorenzo non c'è più né sentiero né traccia. Anche se si trovano in alcuni punti dei vecchi tagli fatti col falcetto, questi non non hanno molto a che fare con il percorso che interessa a noi.
Abbiamo risalito verso N la dorsale per lo più erbosa a sx del rudere superiore, fino ad arrivare alla base della triangolare parete SO (circa 1250 m, circa 40' dal rudere). Il versante è più ripido di quello che sembra visto dal basso, ma non è difficile. All'occorrenza ci si aggrappa alle piante.
Siamo quindi passati nell'ombroso versante NO (sx), che abbiamo attraversato in salita verso NE percorrendo tracce di camosci (fin dove ci è parso ragionevole farlo), cercando di mantenerci alla base della parete. Giunti in un primo canale, lo abbiamo attraversato verso sinistra fino ad entrare nel canale successivo, quello principale, rivolto a SO, intorno a quota 1400 m (circa 1 ora dal punto in cui abbiamo cambiato versante). NB: nel corso della mia precedente ricognizione avevo traversato più in basso, arrivando nel canale a circa 1200 m, in un punto in cui l'ingresso era sbarrato da un salto di roccia. Ho avuto quindi la conferma che conviene tenersi più alti.
In ogni caso, dovunque si decida di traversare, si incontrano dei passaggi delicati perché il pendio è ripido e in alcuni punti non c'è altro che erba (secca in questa stagione) a cui aggrapparsi, la stessa erba che può essere molto scivolosa come appoggio per i piedi. Inoltre abbiamo trovato il terreno gelato, nonostante la giornata eccezionalmente mite. Da tenere presente poi che quasi fino in cima si incontrano rovi e altre piante spinose che interferiscono con la progressione.
Abbiamo risalito il canale prima al centro, poi poggiando a destra (nella parte terminale c'è una sorta di biforcazione) fino a quando abbiamo visto, in alto a destra, la croce di vetta. Siamo quindi saliti ancora fino ad affacciarci sulla Val Foiera, poco sopra una finestra naturale (circa 30' dall'ingresso nel canale). Abbiamo quindi raggiunto la cima risalendo la breve e ripida dorsale NO arrampicando su buona roccia mista ad erba e eriche (circa 10', passaggi di II grado).
Tempo impiegato per la salita, comprensivo di brevi soste: 4:40
In cima
La cima è uno straordinario belvedere sulla bassa Ossola, sui laghi e sulla Valgrande. La caratteristica forma allungata della dorsale sommitale (in direzione SO-NE) mi ha fatto pensare al dorso di un grande animale estinto, caratteristica questa che appare - ma in modo meno marcato - anche nelle cime del Sassarut e del Carbunisc, oltre che nella Piana del Turi.
Ritorno
Dopo una lunga sosta in vetta, siamo scesi lungo la via normale. Si tratta di un percorso molto panoramico, attrezzato con catene nei tratti più esposti, relativamente frequentato e documentato (anche se per me era prima volta) e quindi non mi dilungherò nella sua descrizione. Il sentiero raggiunge le sommità della Pasquetta, non visibile dall'Ossola ma solo dalla Valgrande, del Sassarut e del Carbunisc, entrambe cime che presentano verso Sud un caratteristico profilo triangolare. Segnalo che, poco sotto la cresta del Sassarut, il vecchio percorso prevedeva un traverso sul versante della Valgrande che è in parte franato. Ora sono state messe delle nuove catene qualche metro più in alto, che permettono di passare in sicurezza. Da notare inoltre che i segnavia bianchi e rossi lungo tutto il percorso sono ben visibili per chi sale (da Ompio o Vercio) ma lo sono molto meno per chi, come noi, percorre il sentiero in discesa.
Giunti alla Colma di Vercio (1:40 dalla cima), siamo scesi lungo una buona mulattiera molto panoramica a Vercio (35' dalla Colma di Vercio), nella luce calda del pomeriggio. Da Vercio ci siamo diretti a Candoglia seguendo il sentiero segnalato da ometti e bollini gialli che scende nel bosco a destra (NO) dell'area con tavoli e panche. Il percorso presenta subito un bivio (grande masso con ometto), dove siamo scesi a sinistra. Anche ad un successivo bivio, meno evidente del primo, si tiene la sinistra. Il sentiero ricalca quello che rimane di una vecchia mulattiera, ormai in cattivo stato ma priva di difficoltà. Si passa infine dalla bella baita dell'Alpe La Piana (330 m), e si scende a Candoglia con percorso non molto chiaro (sembra che esistano più possibilità, sostanzialmente equivalenti). Raggiunte le prime case del paese (50' da Vercio), siamo ritornati ad Albo dopo avere percorso circa 1 km di strada asfaltata (15').
Tempo totale per il rientro dalla cima ad Albo: 3:20
Tourengänger:
atal
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