Bec Pragelas (2908 m) e Bec Mulère (2646 m)
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Oggi, prima uscita di queste mie vacanze valdostane. Quest’anno, ho preso un libro di vie normali alle vette della Val d’Aosta, relativo alla zona compresa tra la valle di Champorcher e quella di Pila, così mi sono ripromesso di farne qualcuna, ed eccomi quindi in partenza per il Bec Pragelas.
Appena imboccato da Chardonney il sentiero per Laris, mi accorgo che la batteria della mia macchina fotografica è completamente scarica, che disdetta, dovrò far ricorso al cellulare. Proseguo, con di fronte a me una bellissima alba. Il vallone della Gran Comba è completamente infestato da impianti di risalita, una cosa che poco sopporto in montagna. Ne fiancheggio uno, poi raggiungo la poderale che arriva da Dondena, dove gli enormi tralicci dell’alta tensione prendono il posto dei piloni delle seggiovie. Lì incontro due bikers che spingono le loro mountain bike. Un saluto, ed io proseguo fuori dal sentiero, in direzione del Bec Pragelas. Mi porto appena sotto al versante ripido che dovrò risalire. Non c’è una via preferenziale, scelgo di stare sull’erba. Con delicatezza e attenzione, raggiungo la larghissima cresta che in pochi passi conduce alla vetta. Il panorama è vasto, ma le vette lontanissime – personalmente, preferisco trovarmi “in mezzo” alle montagne.
Ripercorro a ritroso la discesa, sempre con attenzione, stando più sulla pietraia. A questo punto è prestissimo, posso pensare ad un’altra meta. Guardando la cartina su Oruxmaps, ne individuo una che sembra fattibile, il Bec Mulère. Mi riporto sulla strada che conduce al Colle Larissa e da lì punto alla mia meta, dopo aver aggirato uno sperone senza nome né quota sulla cartina. Solo gli ultimi metri mi impegnano elementare arrampicata, ma quest’anno non posso rischiare, quindi saggio ogni passo, e sono in vetta. Un po’ di nubi incominciano a farsi vedere. Sotto di me scopro una nuova vallata, e rifletto sul fatto che potrei scendere da lì, invece che tornare da dove sono venuto. I laghi che incontrerei lì mi sembrano interessanti, ed infatti lo sono, una volta raggiuntili, specie visti dall’alto. La discesa è lunga, quasi infinita, ed il caldo si fa sentire. È comunque un test per il Tor, se dovessi incontrarlo, cosa che quest’anno potrebbe non essere improbabile.
Giunto in prossimità dei centri abitati, decido di attraversarli, invece di seguire il sentiero che conduce direttamente a Champorcher, nella speranza di trovare qualche fontana, e fortunatamente ci riesco!
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