Cima di Entrelor (3430 m)
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In un anno in cui una gara (il Tor) è l'obbiettivo principale, la montagna “as is” difficilmente trova spazio, ma questo weekend non ho gare, ed allora sfrutto l'occasione per tornare alla “mia” montagna Scelgo una meta in una zona in cui sono già stato, ed infatti la prima parte (da Pont alla piana del Nivolet) è identica a quella di una cima che ho fatto l'estate scorsa (la Cima di Séiva). Anche il panorama dalla vetta dovrebbe essere quasi lo stesso di quello del Taou Blanc, poco distante, anche quello fatto l’estate scorsa. Peccato che oggi il panorama si nasconda per bene: alla mattina incontro la solita nuvolaglia bassa, che sparisce man mano che mi alzo.
Fino a Pian Borgnoz c’è un sentiero, poi solo tracce. Dopo il lago, seguo la vallata, pianeggiante, poi punto al torrente che scende vorticoso dal Ghiacciaio di Aouillie. La cartina che ho sotto al mio GPS mi dà due opzioni, stare a destra o a sinistra. Scelgo la prima, e mi trovo a passare a fianco di una parete rocciosa, lungo una stretta lingua dal terreno ricoperto da una fine sabbiolina. Sabbiolina che si trova anche nel tratto successivo in cui si sbuca in una valletta che è necessario superare. Ancora poco e si finisce in una conca, con vista a sinistra sul ghiacciaio e a destra, da qualche parte, il colletto che porta alla vetta. Aggiro una zona di rocce rossastre, lisce, su cui scorre dell’acqua e sfrutto un nevaio per salire nella mia direzione. Una volta finita la neve, proseguo sul pendio fatto di sfasciumi (ed una traccia a tratti visibile che rende la salita meno fastidiosa – anche se gli sfasciumi restano un terreno in cui mi trovo a mio agio) e raggiungo il colletto. Di lì alla vetta il passo è breve, anche se io mi complico la vita stando troppo sotto il filo di cresta, ma tornare sulla retta via è facile. Giunto in vetta la nuvolaglia buona parte del panorama. Peccato, ma a volte in montagna va così. Il luogo è del tutto solitario: due stambecchi in fase di muta sono gli unici compagni di giornata, mentre sul “popolarissimo” Taou Blanc vedo gente, qualcuno addirittura in bicicletta.
In discesa scelgo l’altra opzione, più facile (ma anche la prima non ha presentato difficoltà – l’unica della giornata sono stati gli scarponi nuovi, più rigidi dei soliti che sono abituato ad usare, che mi fanno piuttosto male!).
P.S. Curioso il nome della vetta: il colle omonimo, famoso perché passaggio del Tor, in realtà si trova un po’ di chilometri più a nord!

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