Cima Sasso
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Ad agosto 2019 ero stato su Cima Sasso insieme all’amico Paolo e, memore dei panorami spettacolari di quella giornata, oggi, viste le ottime condizioni della montagna, ho voluto riproporre questa uscita che permette di entrare nel cuore della Val Grande e vedere molte delle sue valli e delle sue cime da una posizione veramente privilegiata.
Visto che oggi eravamo abbastanza numerosi, l’uscita (che presenta 1300 m di dislivello ed è piuttosto lunga, presupponendo circa 6,5 ore di cammino effettivo) prevedeva alcuni step intermedi in modo da permettere a coloro meno allenati di fermarsi prima, cosa che è stata utile per qualcuno di noi.
Partiti alle 7,20 da Cicogna, abbiamo risalito il ripido sentiero che sale alle spalle del paese (segnalazioni presenti appena dopo la chiesa) e che attraversa un castagneto che ormai ha invaso completamente i numerosi terrazzamenti, dove una volta si trovavano molte coltivazioni (segale, patate, viti, noci, ecc.).
Raggiunta l’Alpe Prà, abbiamo fatto una sosta per lasciare sul posto le bottiglie di vino e alcune derrate, in modo da alleggerire un po’ lo zaino (2 o 3 kg in meno si sentono…), per consumarle poi al nostro ritorno.
Ripreso il cammino, abbiamo poi proseguito seguendo le indicazioni trovate lungo il percorso (nel bosco di faggi i segni sono stati rinnovati ed ora è impossibile sbagliare) che segue la cresta prima boscosa e poi prativa, come raccontato nelle didascalie delle foto successive.
Raggiunta la cima dopo aver superato l’ultimo tratto bello ripido ed aver corretto il percorso, perché ci eravamo spostati un po’ troppo a sinistra nella pietraia (alcuni ometti “ingannatori”) ci siamo finalmente concessi la giusta sosta in una giornata dal meteo spaziale (neanche una nuvola e niente vento) con una vista veramente spettacolare, che in parte ha mitigato la nostalgia che sempre mi prende quando torno in Val Grande e vedo tutte le rovinose condizioni delle opere realizzate con immensa fatica e tenacia dai vecchi alpigiani (terrazzamenti, alpeggi, corti, ecc.), ma ormai sono consapevole di essere “malato di Val Grande” e l’unico rimedio che vedo è quello di ritornarci spesso…
Ripreso il viaggio di ritorno abbiamo recuperato i compagni in sosta, incontrando tre escursionisti (gli unici umani di oggi), uno dei quali portava nello zaino una zampogna che ha suonato brevemente e che poi avrebbe nuovamente usato una volta raggiunta la Cima Sasso, però, che originalità!
L’incontro con l’animale oggi è stato superiore ad ogni aspettativa, avendo avvistato quattro caprioli, una sessantina di camosci e alcuni rapaci; fortunatamente la numerosità degli ungulati non ha creato problemi di incontro con le zecche, probabilmente anche perché la temperatura è ancora bassa, ma comunque una spruzzatina di spray sugli scarponi e alla base dei pantaloni ce la siamo data…
Ottimo anche il momento del pranzo consumato sul grande terrazzo del Rifugio Casa dell’Alpino (chiuso), dove in allegra compagnia abbiamo mangiato e bevuto quanto avevamo portato, senza dimenticare la sosta finale al GiangiBar.
Giornata da incorniciare!
Visto che oggi eravamo abbastanza numerosi, l’uscita (che presenta 1300 m di dislivello ed è piuttosto lunga, presupponendo circa 6,5 ore di cammino effettivo) prevedeva alcuni step intermedi in modo da permettere a coloro meno allenati di fermarsi prima, cosa che è stata utile per qualcuno di noi.
Partiti alle 7,20 da Cicogna, abbiamo risalito il ripido sentiero che sale alle spalle del paese (segnalazioni presenti appena dopo la chiesa) e che attraversa un castagneto che ormai ha invaso completamente i numerosi terrazzamenti, dove una volta si trovavano molte coltivazioni (segale, patate, viti, noci, ecc.).
Raggiunta l’Alpe Prà, abbiamo fatto una sosta per lasciare sul posto le bottiglie di vino e alcune derrate, in modo da alleggerire un po’ lo zaino (2 o 3 kg in meno si sentono…), per consumarle poi al nostro ritorno.
Ripreso il cammino, abbiamo poi proseguito seguendo le indicazioni trovate lungo il percorso (nel bosco di faggi i segni sono stati rinnovati ed ora è impossibile sbagliare) che segue la cresta prima boscosa e poi prativa, come raccontato nelle didascalie delle foto successive.
Raggiunta la cima dopo aver superato l’ultimo tratto bello ripido ed aver corretto il percorso, perché ci eravamo spostati un po’ troppo a sinistra nella pietraia (alcuni ometti “ingannatori”) ci siamo finalmente concessi la giusta sosta in una giornata dal meteo spaziale (neanche una nuvola e niente vento) con una vista veramente spettacolare, che in parte ha mitigato la nostalgia che sempre mi prende quando torno in Val Grande e vedo tutte le rovinose condizioni delle opere realizzate con immensa fatica e tenacia dai vecchi alpigiani (terrazzamenti, alpeggi, corti, ecc.), ma ormai sono consapevole di essere “malato di Val Grande” e l’unico rimedio che vedo è quello di ritornarci spesso…
Ripreso il viaggio di ritorno abbiamo recuperato i compagni in sosta, incontrando tre escursionisti (gli unici umani di oggi), uno dei quali portava nello zaino una zampogna che ha suonato brevemente e che poi avrebbe nuovamente usato una volta raggiunta la Cima Sasso, però, che originalità!
L’incontro con l’animale oggi è stato superiore ad ogni aspettativa, avendo avvistato quattro caprioli, una sessantina di camosci e alcuni rapaci; fortunatamente la numerosità degli ungulati non ha creato problemi di incontro con le zecche, probabilmente anche perché la temperatura è ancora bassa, ma comunque una spruzzatina di spray sugli scarponi e alla base dei pantaloni ce la siamo data…
Ottimo anche il momento del pranzo consumato sul grande terrazzo del Rifugio Casa dell’Alpino (chiuso), dove in allegra compagnia abbiamo mangiato e bevuto quanto avevamo portato, senza dimenticare la sosta finale al GiangiBar.
Giornata da incorniciare!
Tourengänger:
imerio

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