Pizzo Diei (2906 m) da Osso
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Era da parecchio tempo che avevo in testa di salire da Brumei al Pizzo Diei, cima mantenuta nel cassetto per sfruttare il momento propizio di una tiepida giornata autunnale. La montagna, costituita da un enorme ammasso di fine detrito a forma di cupola e sostenuta da ripide fasce rocciose, garantisce uno straordinario panorama pur non offrendo (almeno a me) una gran soddisfazione all’arrivo in vetta, vista l’ampiezza spropositata della sua sommità. Di tutta un’altra pasta, invece, il percorso per arrivarci, perlomeno quello fatto a salire: selvaggio e molto interessante, tutto sommato mai veramente impegnativo tecnicamente.
Da Osso, frazione di Baceno, salgo su bella mulattiera ad Esigo e poi fino ad Agarù mediante la stradina utilizzata dai proprietari delle baite. Da qui, un sentiero segnato sale nel bosco ai ruderi di Corte Brumei, oltre i quali la traccia prosegue verso S, inoltrandosi in breve nell’Alpe Brumei. Quasi subito, in corrispondenza di un ometto, abbandono il sentiero per proseguire in direzione W verso la bastionata rocciosa che sostiene i piani alti sotto le cime di Cistella e Diei. L’imbocco del canale di salita è in corrispondenza della scritta rossa “Möt dal Pever” dipinta su una parete rocciosa: franoso ma privo di difficoltà, il canale sale ripidamente fino ad una cengia a sinistra (freccia rossa, quota 2590 m) che conduce su uno sperone prevalentemente erboso con rocce affioranti; rimonto l’erto pendio, sbarcando in breve sul Piano di Cistella alto. L’ambiente cambia completamente, assumendo un aspetto più bonario e solitariamente suggestivo. Raggiunto il sentiero omettato ed un crestone roccioso, lo seguo e, attraversato a sinistra un canale di detriti, giungo sotto la cupola sommitale. Continuo nella stessa direzione sotto le roccette erbose, poi un ampio pendio in ambiente lunare mi conduce sul grande ammasso sommitale.
Non mi esprimo sulla vista che si gode quassù, giustamente celebrata; l’ampiezza della cima, di contro, obbliga a spostarsi continuamente per sporgersi nelle varie direzioni e poter avere una panoramica più completa. Ma il luogo merita una lunga sosta, soprattutto nel tepore di una giornata così bella.
Per il ritorno seguo il sentiero che scende verso il Colle di Ciamporino e, giunto sul ripiano quotato 2551 CNS, mi abbasso a destra su terreno libero in direzione dei pianori sottostanti. La discesa si svolge in una zona caratterizzata da strane formazioni rocciose tondeggianti separate da canali e crepacci e perdo quota velocemente, arrivando infine sui prati dell’alta Val Bondolero. Proseguendo in prossimità della traccia indicata sulla CNS (utile il GPS), raggiungo l’Alpe Bondolero, tribolando un po’ nel boschetto appena sopra dove il sentiero è praticamente scomparso (qualche muretto diroccato fa da riferimento). Ora il percorso torna ben visibile, passa da Case di Sotto e scende a traversare il torrente oltre cui giunge la stradina sterrata da percorrere per arrivare al Piano di Rio Secco. Impressionanti, lungo questo tratto, i bramiti dei cervi provenienti da ogni angolo del bosco. La strada traversa lungamente sulla destra tornando ad Esigo sul tracciato già fatto al mattino e mediante il quale mi riporto ad Osso, punto di partenza.

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