Motto della Tappa o Cima Verta (2078 m), lungo la Via del Ferro


Publiziert von siso , 6. September 2009 um 23:52.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Bellinzonese
Tour Datum: 6 September 2009
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   I   Gruppo San Jorio-Monte Bar 
Zeitbedarf: 8:15
Aufstieg: 1106 m
Strecke:Monti di Ruscada (1022 m) – Costa del Laton – Alpe di Giumello (1594 m) – Bocchetta di Sommafiume (1925 m) - Motto della Tappa o Cima Verta (2078 m)
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Autostrada A2, uscita Bellinzona Sud – Giubiasco - Valle Morobbia – Carena – Monti di Ruscada. Autopostale: prima partenza da Bellinzona Stazione, alle 6.45, con arrivo a Carena alle 7.25. Per il ritorno, ultima partenza da Carena alle 18.55, arrivo a Bellinzona Stazione alle 19.33.
Unterkunftmöglichkeiten:Rifugio Sommafiume (I). Il rifugio, ex caserma della Finanza, è gestito dal C.A.I. di Dongo (tel. 0039/0344 81695). È chiuso e incustodito e per accedervi occorre procurarsi le chiavi presso la Trattoria S. Anna, località S. Anna (strada per il Giovo), Germasino (CO) (Tel. 0039/0344 88501).
Kartennummer:C.N.S. No. 1314 – Passo San Jorio - 1:25000; C.N.S. No. 1334 – Porlezza - 1:25000; Carta turistico - escursionistica “Strade di Pietra” No. 3 – 1:30000

Escursione in Valle Morobbia, lungo la Via del Ferro, fino alla panoramica cresta di confine tra Svizzera e Italia. La meteo ci ha regalato un’altra giornata da favola: che bella estate!!!

 

La Valle Morobbia è situata nel solco geologico denominato “linea insubrica”, che si sviluppa trasversalmente lungo il versante alpino centro-orientale da Domodossola in direzione est. Questa linea tocca le Centovalli, il Piano di Magadino, la Val Morobbia, l’alto Lago di Como, la Valtellina, per terminare, dopo il Passo del Tonale, nel Trentino. Questo fenomeno ha considerevolmente marcato il versante meridionale delle Alpi, formando una successione di valli comunicanti, percorse dall’uomo sin dall’antichità.

 

I geologi considerano questa linea una geosutura, ossia l’espressione sulla superficie terrestre dello scontro, inquadrato nel modello della tettonica a zolle fra la placca europea e quella africana segnando quindi, attualmente, il confine tra la placca eurasiatica e la placca adriatica.

 

È interessante notare come la colonizzazione della Valle Morobbia inizi con l’età del ferro: infatti tanto il versante italiano che quello svizzero sono ricchi di questo minerale, la cui estrazione proseguì fino all’inizio del 1800. Lo sfruttamento delle vene ferrose e la lavorazione del materiale estratto costituirono un elemento di grande importanza per l’economia della Valle Morobbia e della vicina Val Cavargna.

La Via del Ferro, un itinerario che partendo da Carlazzo (vicino a Porlezza) porta a Carena, vuole sottolineare l’importanza storica di questa industria, con l’osservazione di manufatti, magli ad acqua, altiforni per la produzione di ghisa, fucine, carbonaie, depositi per carbone, mulattiere, soste per somieri, dogane per la riscossione dei dazi, ecc.

I resti del Maglio di Carena, situato vicino al fiume Morobbia, costituiscono un esempio delle numerose testimoniante di questa attività siderurgica illustrata anche da pannelli didattici dislocati lungo il percorso.

 

Parto alle 7.15 dai Monti di Ruscada (1022 m), 2,3 km dopo Carena, ultimo villaggio della valle, già sede fino a una decina d’anni fa di un posto di guardie di confine. La caserma è ora affittata a privati.

Dopo la barriera, posta ai Monti di Ruscada, imbocco la bellissima strada forestale, con un fondo di finissimo asfalto, che porta fino all’Alpe di Giumello (1594 m) di proprietà del Cantone Ticino. È sede dell’alpeggio sperimentale dell’Istituto Agrario Cantonale di Mezzana.

L’astuto siso ritiene che la strada asfaltata sia troppo poco alpinistica, motivo per il quale, dopo pochi metri decide di abbandonarla, seguendo un sentiero, senza segnavia né segni bianco-rossi, che si inoltra in una faggeta salendo lungo la Costa del Laton. La scelta si rivelerà poco azzeccata. Il suddetto sentiero si divide in vari tronconi; ne scelgo uno che mi porta troppo ad est. Devo attraversare tre canaloni, nei quali il sentiero scompare completamente. Morale della favola: allungo la salita di una buona mezz’ora.

 

Raggiungo il Giumello poco prima delle 9.00. L’alpe è stupenda: al centro del pascolo ci sono tre costruzioni in pietra. Di fronte ai caseggiati sono disposti diversi pannelli solari, che soddisfano tutte le necessità elettriche dell’alpe. Attorno al pascolo si ammirano larici, abeti e qualche betulla. Più in alto, una corona di montagne fa da sfondo a questa meraviglia, che in autunno, con i larici colorati, dovrebbe essere indimenticabile. Scambio qualche parola con il casaro. Mi dice che la stagione è andata bene, anche se a maggio c’era ancora molta neve. “Le 54 mucche sono state portate a valle proprio ieri. L’erba sarebbe bastata ancora per una settimana, ma le mucche sono asciutte, non danno più latte a sufficienza, non conviene tenerle ulteriormente all’alpe.” Nello stabbiolo vedo alcuni maiali che si godono l’ultimo sole. Fra mezz’ora arriverà il furgone che li riporterà a Mezzana. A Natale, purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, il loro aspetto sarà molto diverso…

 

Il sentiero, molto ampio e ricoperto da un “green” da far invidia ad un campo da golf, prosegue in leggera salita, portandosi al limite superiore della valle “La Valletta”. Qui il panorama è stupendo: si possono osservare una buona parte del Piano di Magadino, la foce del Ticino e il Delta della Maggia.

L’osservazione più interessante è comunque la visione contemporanea del punto più basso della Svizzera (le sponde del Lago di Locarno) e la cima più elevata (il Piz Dufour).

In pochi minuti raggiungo il corte Alpe dei Lagoni (1765 m), con due bolle, utilizzate dalle mucche per abbeverarsi.

Il bel sentiero è ben segnalato con paletti recanti la scritta “Via del Ferro”. In questo tratto, con una limitata pendenza, si notano numerosi cespugli di ontano verde e piante di mirtillo stracolme di bacche: segno evidente che gli escursionisti non sono numerosi. In effetti, sul tragitto odierno, ho incontrato solamente cinque persone con il rampichino.

Per una trentina di metri, il sentiero segue un’ardita cengia, piuttosto esposta. È l’unico punto un po’ insidioso: nulla di che, comunque, coloro che soffrono di vertigini, in questo breve tratto non dovrebbero alzare lo sguardo dagli scarponi.

A circa 1800 m di quota, sono attratto da una curiosa struttura, in un affioramento roccioso, denominata “Buco di Giumello”.

Mi trovo sul versante Nord, all’ombra. Alle ore 11:00 la brina e la rugiada coprono ancora i fili d’erba!

A 1904 m di quota, mi ritrovo di fronte ad un rifugio militare. Pochi metri dopo, raggiungo la prima bocchetta: qui il sole mi riscalda le ossa e mi asciuga la camicia madida di sudore.

 

Da qui devo scendere per un tratto piuttosto ripido, per poi risalire fino alla Bocchetta di Sommafiume (1925 m). Sono sul confine di stato; circa 700 m ad Est si trova il Rifugio Sommafiume. Nella stessa direzione, ma a circa 4 km, un altro rifugio mi sembra molto frequentato: si tratta del Rifugio Il Giovo. Il luccichio delle auto posteggiate svela la presenza di una carrozzabile. Mi trovo nell’alta Val Albano, il cui torrente sfocia nel lago di Como a Dongo. Sullo sfondo si vede la Valtellina con le nevi del Tonale.

Un fischio di marmotta mi segnala la presenza di questi roditori. È uno dei posti più a meridione dove li abbia visti.

Quest’anno ho visto le marmotte anche sul versante meridionale del Pizzo di Gino.

                                               Il Pizzo di Gino o Menone (2245 m)

Proseguo la mia escursione in territorio italiano. La Via del Ferro sale ora con numerosi tornanti verso la Cima Verta, chiamata anche Motto della Tappa. In quaranta minuti circa raggiungo la panoramicissima cima, dalla quale si vede, tra l’altro, buona parte della Val Cavargna.

Poco dopo arriva in cima anche un escursionista con il rampichino. Il discesone fino a Porlezza dev’essere uno sballo!

La traversata in rampichino da Carena a Porlezza è sicuramente fattibile. Nella località lacustre è possibile imbarcarsi sul battello che riporta a Lugano.

Dopo lo spuntino in vetta e numerosi scatti, ritorno a valle seguendo il percorso d’andata, fatta eccezione per il sentiero iniziale.

Bella e lunga passeggiata in un ambiente selvaggio! Con i colori autunnali credo che sia indimenticabile.

 

Tempo di salita: 4:15 h

Tempo totale: 8:15 h

Dislivello teorico: 1106 m

Sviluppo complessivo: 18 km

Difficoltà: T3

Difficoltà alta montagna: EE

Copertura della rete cellulare: scarsa o nulla sul versante svizzero, discreta sul versante italiano, dopo la Bocchetta di Sommafiume


Tourengänger: siso
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (2)


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ivanbutti hat gesagt: Spunto
Gesendet am 7. September 2009 um 11:00
Ciao Siso; mi hai dato un buono spunto per un futuro possibile itinerario; da Carena io ero salito al passo S.Iorio, non avevo considerato la possibilità di andare alla bocchetta di Sommafiume, ma ora so che il sentiero è ben indicato e lo tengo in considerazione.
Ciao, Ivan

siso hat gesagt: RE:Spunto
Gesendet am 7. September 2009 um 20:41
Ciao Ivan,
è una regione selvaggia che merita sicuramente una, anzi, più gite!
Solo quando si visita di persona una valle, ci si rende conto del numero elevato di “vallette” laterali che la caratterizzano e che rendono il paesaggio estremamente complesso, variato e suggestivo: è il caso della Val Morobbia.
Saluti, siso


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