Pizzo Cavagnöö (2836,6 m)
|
||||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Fantastica escursione su una bella cima a cavallo tra la Val Bedretto e la Val Bavona, che costituisce un ottimo punto d’osservazione sul Ghiacciaio del Cavagnöö. La splendida giornata di fine estate ha esaltato una volta di più le bellezze naturalistiche della Val Bedretto.
Con il ritiro del Ghiacciaio del Cavagnöö a partire dal 1987 si è formato un lago proglaciale riportato per la prima volta sulla CNS 1:25.000, foglio Basodino, nell'edizione 2002.
Alcune depressioni sulla superficie del ghiacciaio rivelano inoltre la presenza di laghi subglaciali, come quello a quota 2630 m, reso visibile da un crollo.
Dal 1980 al 2003 il ghiacciaio ha registrato una perdita di spessore di 50 m.
La lunghezza è passata da 2,05 km nel 1973, a 1,75 km nel 2005, con una variazione complessiva di – 842 m dal 1883.
Il drammatico ritiro del ghiacciaio ha comunque reso felici i cristallieri, che in questa zona trovano nuove fessure nello gneiss conglomeratico, che pochi anni fa erano sotto la coltre di ghiaccio.
I cristalli di quarzo, sia chiaro che affumicato, erano probabilmente già ricercati in zona tra il 700 e il 1200 a.C.
Sotto uno splüi nei pressi del Corte di Randinascia (2156 m) si sono infatti ritrovati dei manufatti e schegge di cristalli di quarzo datati di oltre 4000 anni fa.
Da qualche anno, alcune rocce sono emerse dalla coltre, apparendo come isolotti nel “mare glaciale”.
I ritrovamenti di bellissimi cristalli di quarzo affumicato hanno scomodato più volte anche il redattore capo della prestigiosa rivista di mineralogia “LAPIS”, di Monaco di Baviera, che ha effettuato dei sopralluoghi.
Ecco una delle sue interessanti pubblicazioni, tradotta in italiano:
http://www.ti.ch/dfe/ustat/PUBBLICAZIONI/dati_societa/DSS_2006-2/DSS_2006-2_6.pdf
Parto alle 7.30 da Paltano (1877 m), circa 3 km dopo All’Acqua (“Paltano” = terreno paludoso; da palta) salendo in direzione di San Giacomo.
Salgo lungo il sentiero che ho già percorso circa un mese fa in occasione dell’escursione all’Helgenhorn.
Il silenzio è quasi assoluto, persino le marmotte corrono senza fischiare. In questo ambiente la mente è indotta a “filosofeggiare”: che siano i primi segni della vecchiaia?
Dopo un’ora dalla partenza arrivo all’ex ospizio San Giacomo (2254 m). Di fronte agli edifici occupati oggi dai militari, si erge la bella Cappella dedicata a San Nicolao.
A San Giacomo esisteva pertanto l'ospizio di Valdolgia o di San Nicolao, punto d'appoggio per gli antichi somieri che valicavano il passo per raggiungere la Val Formazza, detta anche Pomat.
Imbocco il sentiero che parte sul lato destro dell’ex ospizio, in direzione del pilone della Bocchetta di Formazzora. Dopo un primo tratto erboso, molto “turistico”, si deve continuare su lingue di neve ghiacciata e su pietraie, con percorso piuttosto accidentato.
Lasciato a sinistra il sentiero per il Passo di Grandinagia, continuo su un evidente tracciato, che raggiunge, poco prima della Bocchetta di Formazzora, una pendenza di circa 45°.
Da qui, un sentiero su sfasciumi permette di salire in circa 20 minuti, alla vetta.
Il toponimo dialettale Cavagnöö significa alla lettera “piccola cesta”. Risulta difficile trovare un nesso logico tra il nome del pizzo e il recipiente di uso casalingo.

Il Ghiacciaio del Cavagnöö con il pizzo omonimo
Davanti agli occhi appare una buona parte del Ghiacciaio del Cavagnöö, con alcune interessanti cime: il Pizzo San Giacomo (2924 m) e il Marchorn (2962 m), molto ambito dagli sciescursionisti. Alcune “isole” di roccia affiorano dalla sua massa: fra qualche anno è probabile che lo suddivideranno in lembi sempre più piccoli.
A sinistra, attira l’attenzione il più imponente Ghiacciaio del Basodino.
In basso, spicca il verde del Lago dei Cavagnöö, bacino di accumulazione, posto a 2310 m, ai piedi dell’omonimo ghiacciaio, gestito dalla OFIMA (Società Anonima Officine idroelettriche della Maggia). La diga, ad arco, è alta 111 m, con una corona di 320 m.
La tentazione di scendere sul ghiacciaio è forte (sul fondo dello zaino ci sono i ramponi). Il buon senso mi induce però a rinunciare e a ritornare a valle lungo la stessa via di salita. Come contropartita, mi concederò una lunga pausa sui bordi di un bel laghetto vicino a San Giacomo.
Prima di rincasare, tappa d’obbligo al Caseificio del San Gottardo. Un ottimo pezzo di formaggio “San Gottardo”, stagionato per un anno in grotta, ci allieterà la cena.
Tempo di salita: 3 h (senza le soste)
Tempo totale: 7 h
Dislivello teorico: 961 m
Sviluppo complessivo: 11 km
Difficoltà: T3
Difficoltà alta montagna: EE
Copertura della rete cellulare: buona su tutto il percorso

Kommentare (1)