Pizzo Cavagnöö (2837 m) – Skitour
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Prima o poi, durante la stagione invernale, l’irrefrenabile richiamo della Val Bedretto arriva a farsi sentire. Fortuna ha voluto che mi facessi trovar pronto in una giornata di polvere e magia… come quella odierna.
Pare che tutta la neve del Ticino sia concentrata in Val Bedretto: durante il percorso in auto fino ad Airolo ne vedo ben poca, poi, improvvisamente, tutto cambia… Muri di neve a fianco della strada e pendii senza macchia, insomma, un paradiso bianco.
Parto da All’Acqua e salgo sul classico percorso che porta verso il Passo San Giacomo. Già alla quota di 1800 m circa, nel superamento del canalino in cui d’estate scorre il Ri di Val d’Olgia, sono costretto a montare i rampanti a causa della rilevante pendenza su neve dura ricoperta da un po’ di polvere. Poi, per inerzia, non li toglierò più fino al momento di spellare…
Raggiunto l’edificio di Val d’Olgia (2063 m) abbandono la traccia che porta al Passo San Giacomo e con un ampio giro (la temperatura alla partenza di -10° sembra non essersi alzata affatto, quindi vado a cercare qualche raggio di sole fuori dalla traiettoria più diretta) raggiungo il Ganone, a Nord della parete N del Pizzo San Giacomo. Da qui punto al traliccio di quota 2476 m, dove ha inizio il ripido pendio (35°) che porta alla Bocchetta di Formazzora (tutto in ombra).
Con estrema circospezione, soppesando ogni passo - sotto il lieve strato di polvere c’è neve più dura - e procedendo molto lentamente, risalgo il pendio fino a raggiungere il traliccio successivo, posto in prossimità della Bocchetta di Formazzora (2687 m). Questo è il tratto che giustifica l’AD+ di cui parla la guida.
Dalla Bocchetta, senza più difficoltà se non quella di riuscire ad evitare i sassi, su buon firn (o, forse, crosta da vento, in questo caso) raggiungo la vetta sci ai piedi. Il vento sulla cupola sommitale è incessante, comunque riesco a prepararmi per la discesa senza mai togliere i guanti. Sono però bardato come un orso, in modo da minimizzare gli effetti deleteri del vento. Nonostante la brezza, stoicamente resisto quel tanto che basta per poter gustare un panorama fantasticamente indimenticabile.
Pronto per la discesa, mi tengo più a sinistra della via di salita e così devo sobbarcarmi un breve passaggio su sassi, prima di riprendere la retta via che mi riporta alla Bocchetta di Formazzora. Qui mi aspetta il ripido pendio: in salita ero molto concentrato, quindi non mi sono accorto che in realtà questa è una miniera di polvere!
Mentre scendo magno cum gaudio il pendio che in salita mi aveva incusso un certo timore, sono quasi dispiaciuto che sia così breve (200 m di dislivello). Ma il tripudio polveristico fortunatamente non finisce qui. Anzi, con tratti esaltanti alternati ad altri solo leggermente meno soffici, continuo la mia fulgida discesa fino all’auto.
La magica Val Bedretto e i suoi versanti esposti a Nord hanno confermato una volta di più la loro fama. Giornata sfavillante da ricordare a lungo!
Riflessione finale: con il massimo rispetto dovuto a chi ne sa più di me ed è in grado di compilare guide di scialpinismo marchiate CAS (Gabuzzi-Cavallero) (a proposito, grazie!), mi piacerebbe capire la motivazione di questa, seppur piccola, discrepanza, a mio avviso totalmente ingiustificata: per lo stesso itinerario (All'Acqua - Bocchetta di Formazzora), che differisce solo nella parte finale (quindi oltre la Bocchetta di Formazzora), viene dato AD per il Pizzo San Giacomo ed AD+ per il Pizzo Cavagnöö.
In considerazione di quanto sopra, personalmente mi sono limitato all’AD, ritenendo quantomeno doverosa l’inversione dei criteri affibbiati alle due montagne.
Dettaglio tempi: salita 5 ore – discesa 1 ora e 15’

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