Pizzo Cassandra (3226 m) da parete NO
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Per sfuggire dalle mangiate Pasquali decidiamo di tornare in Valmalenco, con due idee che frullavano in testa.
Con gli zaini gonfi di attrezzatura e cibarie, ci avviamo da San Giuseppe in direzione Chiareggio seguendo dapprima la strada per poi spostarci sulla pista da fondo, ancora ben innevata. Raggiunto Chiareggio attraversiamo il ponte e seguiamo le indicazioni per il Rifugio Gerli, approssimativamente a 50 minuti di strada. Le calde ore pomeridiane hanno sciolto lo strato nevoso presente sul sentiero ed il peso eccessivo dello zaino contribuisce a far sprofondare i miei passi nella neve. Raffaele, ancor più carico di attrezzatura, scivola via tranquillo galleggiando sui suoi sci. Il sentiero è stato travolto da numero valanghe, e con esso anche tronchi ed alberi, coprendo così il sentiero originale.
Raggiungiamo il Rifugio Gerli Porro in ben 3 ore e mezza. Sistemati i sacco a pelo sulle brandine del bivacco invernale e preparato lo zaino per il giorno seguente, ci apprestiamo a cenare e goderci il tramonto prima di coricarci al gelo.
Dopo una notte insonne alle 2:30 suona la sveglia. Usciamo nella notte gelata sotto una tetto stellato. Ripercorriamo le tracce di alcuni sci nella piana dietro al Rifugio, passando poco distanti dal Rifugio Ventina.
Sempre in leggerissima salita, stando al centro della valle, tra le due morene, procediamo al buio fino a quando la salita si fa più accentuata. Iniziamo a prendere un pò di quota ed il mal di testa e quel senso di ubriacatezza iniziano ad aumentare. Continuiamo a salire tagliando il pendio con numerosi zig-zag e proprio quando inizia a vedersi in lontananza il sorgere del sole, capisco che non è giornata. Siamo quasi alla base della parete NE del Pizzo Cassandra, quando giriamo i tacchi e torniamo al Rifugio Porro.
Incerti se scendere o meno, ci prendiamo del tempo rilassandoci alla calda luce del sole e osservando la parete NE con un canocchiale. A metà della parete la neve è sicuramente crostosa e sopra di essa si può osservare una grossa cornice. Decidiamo di lasciar perdere e salire dalla NO il giorno seguente.
Il dolce far niente della domenica ed il lungo sonno notturno mi regalano sufficienti energie per affrontare la sveglia delle 3:30. Usciamo dal bivacco invernale alle 4:30 e ci apprestiamo a ripercorrere l'avvicinamento alla parete come il mattino precedente. Anche oggi la neve è ben rigelata e dove ieri sprofondavo, oggi ripercorro esattamente gli stessi passi per conservare le forze. La luce del sole inizia ad illuminare il paesaggio quando raggiungiamo il punto di dietrofront di ieri. Riusciamo così a vedere anche la "via dei corvi", inizialmente nel programma. L'abbondante neve sembra coprirla quasi interamente.
Mancano ancora un centinaio di metri prima alla base della parete NO. Per procedere più velocemente indosso le odiose ciaspole. Quando la parete è sul nostro fianco sinistro, risaliamo il pendio fino a raggiungere la crepaccia terminale, l'unica leggermente aperta su tutto il ghiacciaio. Qui lasciamo sci e ciaspole e ripercorriamo inizialmente le tracce dritto per dritto lasciate dai precedenti alpinisti (nostri amici). Invece di seguire la loro linea, verso destra, optiamo per salire qualche roccetta più a sinistra per poi continuare dritto. Qualche passaggio di misto e qualche tratto più ghiacciato fanno si che l'ascesa diventi molto più divertente (roccia max II, neve/ghiaccio max 50-55°(brevi)). Sbuchiamo a 3 metri dalla croce di vetta. Che panorama! Il cielo è terso e la vista spazia a 360°, con solamente un muro alle nostre spalle: il maestoso Disgrazia. Riusciamo a goderci tutto questo in perfetta solitudine.
Iniziamo la discesa per la cresta, la via normale, prettamente innevata con qualche breve tratto di roccia.Quando ormai siamo al termine della cresta, un buco blocca una gamba di Raffaele e lo vedo rotolare giù per il pendio, fortunatamente completamente nevoso e non estremamente ripido. Continuo a scendere lentamente, prestando attenzione a ciascun passo, mentre lui si ferma ed un braccio vittorioso conferma che sta bene!
Una volta raggiunto e sgridato per questi brutti scherzi, riprendiamo la via del ritorno, Raffaele con dolci e larghe curve, ed io con pesanti falcate in linea retta. Sistemati gli zaini, nuovamente carichi di tutto, non ci resta che continuare per l'interminabile rientro a San Giuseppe.
TEMPISTICHE APPROSSIMATIVE:
San Giuseppe-Rifugio Gerli Porro: 3h30' (zaini pesanti e neve molle). Segnaletica CAI: 2 h.
Rifugio Gerli Porro-Pizzo Cassandra P.NO: 4h15'
Pizzo Cassandra-Rifugio Gerli Porro (via normale): 2h30'
Rifugio Gerli Porro-San Giuseppe: 2h
Mai come quest'anno abbiamo visitato così spesso la Valtellina, ed in particolar modo la Valmalenco, nuova residenza della mia migliore amica. Ogni volta mi è sempre più chiaro quanto questa valle possa offrire e che meravigliosa scelta di vita abbia fatto Silvia.
Una gita così, tra le cime e nella solitudine totale, era quello che più ci mancava.
Sperando che arrivino tempi migliori, continuiamo a sognare e progettare per quando la libertà sarà nuovamente il pane quotidiano.
Con gli zaini gonfi di attrezzatura e cibarie, ci avviamo da San Giuseppe in direzione Chiareggio seguendo dapprima la strada per poi spostarci sulla pista da fondo, ancora ben innevata. Raggiunto Chiareggio attraversiamo il ponte e seguiamo le indicazioni per il Rifugio Gerli, approssimativamente a 50 minuti di strada. Le calde ore pomeridiane hanno sciolto lo strato nevoso presente sul sentiero ed il peso eccessivo dello zaino contribuisce a far sprofondare i miei passi nella neve. Raffaele, ancor più carico di attrezzatura, scivola via tranquillo galleggiando sui suoi sci. Il sentiero è stato travolto da numero valanghe, e con esso anche tronchi ed alberi, coprendo così il sentiero originale.
Raggiungiamo il Rifugio Gerli Porro in ben 3 ore e mezza. Sistemati i sacco a pelo sulle brandine del bivacco invernale e preparato lo zaino per il giorno seguente, ci apprestiamo a cenare e goderci il tramonto prima di coricarci al gelo.
Dopo una notte insonne alle 2:30 suona la sveglia. Usciamo nella notte gelata sotto una tetto stellato. Ripercorriamo le tracce di alcuni sci nella piana dietro al Rifugio, passando poco distanti dal Rifugio Ventina.
Sempre in leggerissima salita, stando al centro della valle, tra le due morene, procediamo al buio fino a quando la salita si fa più accentuata. Iniziamo a prendere un pò di quota ed il mal di testa e quel senso di ubriacatezza iniziano ad aumentare. Continuiamo a salire tagliando il pendio con numerosi zig-zag e proprio quando inizia a vedersi in lontananza il sorgere del sole, capisco che non è giornata. Siamo quasi alla base della parete NE del Pizzo Cassandra, quando giriamo i tacchi e torniamo al Rifugio Porro.
Incerti se scendere o meno, ci prendiamo del tempo rilassandoci alla calda luce del sole e osservando la parete NE con un canocchiale. A metà della parete la neve è sicuramente crostosa e sopra di essa si può osservare una grossa cornice. Decidiamo di lasciar perdere e salire dalla NO il giorno seguente.
Il dolce far niente della domenica ed il lungo sonno notturno mi regalano sufficienti energie per affrontare la sveglia delle 3:30. Usciamo dal bivacco invernale alle 4:30 e ci apprestiamo a ripercorrere l'avvicinamento alla parete come il mattino precedente. Anche oggi la neve è ben rigelata e dove ieri sprofondavo, oggi ripercorro esattamente gli stessi passi per conservare le forze. La luce del sole inizia ad illuminare il paesaggio quando raggiungiamo il punto di dietrofront di ieri. Riusciamo così a vedere anche la "via dei corvi", inizialmente nel programma. L'abbondante neve sembra coprirla quasi interamente.
Mancano ancora un centinaio di metri prima alla base della parete NO. Per procedere più velocemente indosso le odiose ciaspole. Quando la parete è sul nostro fianco sinistro, risaliamo il pendio fino a raggiungere la crepaccia terminale, l'unica leggermente aperta su tutto il ghiacciaio. Qui lasciamo sci e ciaspole e ripercorriamo inizialmente le tracce dritto per dritto lasciate dai precedenti alpinisti (nostri amici). Invece di seguire la loro linea, verso destra, optiamo per salire qualche roccetta più a sinistra per poi continuare dritto. Qualche passaggio di misto e qualche tratto più ghiacciato fanno si che l'ascesa diventi molto più divertente (roccia max II, neve/ghiaccio max 50-55°(brevi)). Sbuchiamo a 3 metri dalla croce di vetta. Che panorama! Il cielo è terso e la vista spazia a 360°, con solamente un muro alle nostre spalle: il maestoso Disgrazia. Riusciamo a goderci tutto questo in perfetta solitudine.
Iniziamo la discesa per la cresta, la via normale, prettamente innevata con qualche breve tratto di roccia.Quando ormai siamo al termine della cresta, un buco blocca una gamba di Raffaele e lo vedo rotolare giù per il pendio, fortunatamente completamente nevoso e non estremamente ripido. Continuo a scendere lentamente, prestando attenzione a ciascun passo, mentre lui si ferma ed un braccio vittorioso conferma che sta bene!
Una volta raggiunto e sgridato per questi brutti scherzi, riprendiamo la via del ritorno, Raffaele con dolci e larghe curve, ed io con pesanti falcate in linea retta. Sistemati gli zaini, nuovamente carichi di tutto, non ci resta che continuare per l'interminabile rientro a San Giuseppe.
TEMPISTICHE APPROSSIMATIVE:
San Giuseppe-Rifugio Gerli Porro: 3h30' (zaini pesanti e neve molle). Segnaletica CAI: 2 h.
Rifugio Gerli Porro-Pizzo Cassandra P.NO: 4h15'
Pizzo Cassandra-Rifugio Gerli Porro (via normale): 2h30'
Rifugio Gerli Porro-San Giuseppe: 2h
Mai come quest'anno abbiamo visitato così spesso la Valtellina, ed in particolar modo la Valmalenco, nuova residenza della mia migliore amica. Ogni volta mi è sempre più chiaro quanto questa valle possa offrire e che meravigliosa scelta di vita abbia fatto Silvia.
Una gita così, tra le cime e nella solitudine totale, era quello che più ci mancava.
Sperando che arrivino tempi migliori, continuiamo a sognare e progettare per quando la libertà sarà nuovamente il pane quotidiano.
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